ROMA – La rottamazione parte dalla base. Dopo aver stabilito la gerarchia di rito in seno al Pd, Matteo Renzi comincia la seconda fase della sua missione purificatrice all’interno del maggiore partito italiano. Tessere alla mano, ha dato l’incarico ai suoi fedelissimi di chiamare a campione gli iscritti al partito risultanti dagli elenchi in dotazione al Nazareno. Dopo qualche telefonata ecco i primi sintomi di falsa militanza. Molti degli interpellati infatti non sapevano di essere iscritti nelle liste del Pd. Per ora l’esperimento è stato fatto solo a Roma ma, nei prossimi giorni si estenderà in tutta Italia in particolar modo in Campania e in provincia di Salerno dove, sul tesseramento falso in seno al Pd risalente all’anno 2012, c’è un’inchiesta aperta da parte della DDA di Salerno. Secondo indiscrezioni, in due anni nella sola provincia salernitana, i tesserati sono diventati meno della metà rispetto agli anni d’oro dell’incontrastata gestione dei “padroni delle tessere” che, in alcuni Circoli continuano imperterriti a loro missione verso il Palazzo. I dati raccolti, potranno servire a capire meglio (se ce ne fosse bisogno) il circolo vizioso che ruota intorno agli ambienti politici in questo caso dei Democrat. Stesso discorso vale per le primarie che segnano e hanno segnato la via maestra per deputati, senatori e dirigenti di partito, la strada più “ democratica” per essere eletto senza fatica. Un consiglio a Renzi: oltre ai registri degli iscritti, bisognerebbe dare anche uno sguardo a quelli delle primarie del 2012 e del 2013 per verificare quanti sono stati realmente i partecipanti al voto e, quanti i nomi che nello specifico sono stati clonati da data base di professionisti e imprenditori. Forse così facendo, verrebbero a galla diversi nodi oscuri già al vaglio degli inquirenti.
direttore: Aldo Bianchini