SALERNO (22 dic. 2014) – Si sono ritrovati dopo ben 25 anni, l’allievo-paziente e il professore, in un’atmosfera quasi surreale, tra la fantasia e la scienza pura, nell’Aula ex Protocollo, palazzina degli uffici, è stato illustrato alla stampa un intervento di rara complessità che è stato effettuato nella Divisione di Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, diretta dal Prof. Giuseppe Di Benedetto.
Domenico Bisaccia, questo il nome del trentunenne paziente, iscritto al 4° anno della Facoltà di Medicina dell’Università degli studi di Salerno da decenni sofferente di cuore.
Era stato operato, all’età di sei anni, di correzione radicale di Tetralogia di Fallot; l’intervento era stato eseguito nell’ospedale San Carlo di Potenza dallo stesso Giuseppe Di Benedetto, qualche giorno fa, in assoluto silenzio, è stato operato il giorno 30 ottobre 2014 di reimpianto della valvola aortica secondo David e impianto di protesi trans ventricolare in posizione polmonare.
Un caso unico al mondo, questo in sintesi quanto accaduto nel polo di eccellenza di cardiochirurgia. La scelta per Di Benedetto era tra le più difficili: intervenire secondo il metodo David o secondo il metodo Bentall; due tecniche completamente diverse i cui esiti dipendono dalle condizioni psico-fisiche attuali del paziente e dagli esiti del pregresso intervento di riparazione della tetralogia di Fallot. La scelta, col consenso del paziente, è caduta sul metodo David che consente il doppio impianto di cui il giovane Domenico aveva assolutamente bisogno.
Un successo straordinario, unico al mondo come confermato dallo stesso americano Tirone David, inseguito dall’intera equipe di Giuseppe Di benedetto e conclusosi con un clamoroso successo: il paziente sta bene e sarà dimesso in questi giorni.
Nel solco della tradizione di umiltà e di sacrificio, voluta dal notissimo cardiochirurgo, l’intervento è stato programmato e pianificato in ogni suo dettaglio nel silenzio assoluto di tutti: Giuseppe Di Benedetto, Direttore della UOC di Cardiochirurgia, Mario Capunzo, Direttore del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Salerno e Vincenzo Viggiani, Direttore Generale, e Domenico Della Porta, direttore sanitario, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona.
Quello portato a termine con successo e con meritata soddisfazione è stato un “caso scolastico universitario” di livello assoluto nel mondo della cardiochirurgia; un intervento per il quale andar fieri non soltanto a livello della sanità pubblica locale.
L’intervento ha avuto eco internazionale e attraverso le riviste scientifiche specializzate sarà, comunque, presentato nei dettagli e nella varie articolazioni nei futuri specifici convegni nazionali ed internazionali.
A sorpresa si è presentato nella sala della conferenza anche il giovane paziente Domenico Bisaccia; gli applausi sono stati tutti per lui ed anche per il papà Gerardo che lo ha accompagnato (con gli altri familiari) in tutte le tappe di una lunghissima sofferenza; ancora sofferente ma sorridente ha ringraziato il prof. Di Benedetto e la struttura di eccellenza che la ospitato a lungo per seguirlo attentamente prima che il cardiochirurgo mettesse nuovamente le mani sul suo cuore.
“Per i prossimi venti anni Domenico potrà condurre una vita assolutamente normale; quando sarà necessario si potrà intervenire dall’esterno senza necessità di arrivare direttamente sul cuore. Ringrazio tutta la mia equipe medica e paramedica; in particolare la responsabile anestesista dott.ssa Carmela D’Auria”.
Tanta strada è stata percorsa da Giuseppe Di benedetto e dalla sua equipe (che mano a mano si è ingrandita e perfezionata) da quel fatidico 19 dicembre 1991 quando, ventitre anni fa, il cardiochirurgo mise le sue mani sul cuore di Giuseppe Procida per operarlo di aneurisma fissurato all’aorta toracica e regalargli ulteriori sei anni di vita normale. Quella cardiochirurgia appartiene alla preistoria, questa di oggi al futuro.