CAIMANGATE: erano due, erano giovani e forti … e Vincenzo li ha dissolti !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nella prima parte degli anni 2000, in coincidenza con la sua prima esperienza parlamentare da ex sindaco, il potente Vincenzo De Luca si rese conto di non poter gestire da fuori e da lontano la “sua creatura comunale” in quanto sullo scranno di primo cittadino aveva fatto sedere il fedelissimo (ma non troppo !!) Mario De Biase. Decise allora di scegliere, tra i giovani, due potenziali futuri delfini; e scelse il meglio: Alfredo D’Attorre e Nicola Landolfi. Erano giovani, forti, intelligenti e dotati di una verve politica fuori dal comune. Meglio due giovani sconosciuti alla grande platea che vecchi (politicamente !!) personaggi rancorosi ed in attesa di succedergli, magari scaraventandolo fuori dal palazzo alla prima occasione. Alfredo e Nicola si prestavano alla bisogna in modo meraviglioso, erano due libri bianchi sui quali scrivere il “suo credo politico”, erano insomma le speranze del suo futuro per potersi assicurare altri decenni di potere assoluto e indiscusso. In cuor suo aveva deciso anche di premiarli, col tempo, lanciando uno verso Montecitorio e l’altro verso la Provincia e/o la Regione. Non c’era rivalità tra i due, almeno all’inizio, e Vincenzo non esitò a lanciarli nella corsa sfrenata verso mete e successi sempre più ambiti. Con loro avrebbe potuto facilmente sostituire De Biase al Comune senza avere la necessità di un ritorno immediato in prima persona anche al fine di evitare di posizionare Fulvio Bonavitacola a Montecitorio e Gianfranco Valiante in Regione (dopo aver polverizzato Ugo Carpinelli, Franco Picarone, Dario Barbirotti, ecc.) dei quali non si fidava e non si fida ciecamente e fino in fondo. Il suo programma era diverso, era giustamente incentrato sulla gioventù e sulla naturale propensione verso la politica di Alfredo e Nicola, anche perché i due potevano essergli utili nella naturale successione in favore di Piero e di Roberto (i figli !!) che da tempo si affacciano, e con un certo successo, alla vita pubblica salernitana. Perché il progetto di vero e intelligente rinnovamento non è andato in porto e perché per la prima volta Vincenzo ha ceduto di fronte all’ineluttabilità della vita e delle vicende umane ? E’ accaduto di tutto e di più. Il primo vero scossone a questo progetto lo diede il pm Gabriella Nuzzi sul finire del 2005 quando, con inusitata insistenza, chiede per ben tre volte l’arresto di Vincenzo De Luca, di Mario De Biase e di altri; un avvenimento questo che costrinse De Luca a rinserrare le fila ed a capire e sfruttare qualsiasi possibile alleanza e amicizia per venire fuori da una situazione di gravissimo pericolo. Il secondo scossone ci fu nel periodo (tarda primavera – inizio estate del 2006) delle elezioni politiche prima e delle elezioni amministrative poi, tutto nel giro di un mese e mezzo. Vincenzo De Luca fu costretto, in quella occasione, a fare la parte del leone ed a calpestare tutte le legittime aspirazioni di chi lo aveva aiutato tacendo e di chi la aveva aiutato politicamente e materialmente. Per non perdere l’immunità parlamentare Vincenzo si candidò prima alla Camera e vinse, ma la distanza dal partito aumentò vertiginosamente. Poi, contro il parere di tutti e con la sua solita lista civica, si candidò  al Comune da deputato appena rieletto. Stravinse, ma la battaglia fu cruenta, contro l’incauto Nino Marotta (candidato del centro destra) e soprattutto contro il fortissimo Alfonso Andria che aveva il partito (e non solo !!) dalla sua parte. Nino fu subito travolto dagli accordi trasversali che Edmondo Cirielli e Nicola Cosentino strinsero con Vincenzo e si andò al ballottaggio. Lo scontro fu terribilmente viscerale, Alfonso non capì per tempo quell’insano accordo politico (che poi ebbe subito una ricaduta sul territorio con l’arrivo di tantissime imprese dal casertano !!) e perse malamente la sfida a causa della marea di voti che dalla destra confluirono su De Luca. Ma fu proprio nelle more di quei passaggi, torbidi ed inquinati, che emersero le prime avvisaglie dello scontro tra Vincenzo e Alfredo e dell’imminente fine di quell’idillio che a molti non andava giù. Molti lettori ricorderanno degli scontri anche fisici tra le due fazioni interne del partito, da un lato c’erano quelli di Napoli (riuniti in Via Principati) che propendevano per Alfonso, dall’altro quelli di Salerno (riuniti in Via Manzo e tutti provenienti dalle miste !! sui quali la magistratura ha nicchiato) in favore di  Vincenzo. Nel bel mezzo Alfredo che, nel frattempo, si era seduto sulla scomodissima poltrona di segretario provinciale del partito. Ebbene De Luca non gli perdonò la cattiva gestione di quella querelle, anzi secondo i bene informati alle orecchie di Vincenzo fu portato addirittura un mini registratore con impressa la voce di Alfredo che, al telefono, parlava male del suo mentore ed evidenziava, senza mezzi termini, la cocciutaggine del suo capo.

Fu la fine dell’idillio e Alfredo fu costretto ad espatriare verso altri lidi; quelli romani dove gli curarono le ferite e lo prepararono per il lancio nella grande politica; prima in Calabria dove è stato commissario del partito e poi velocemente sugli scranni di Montecitorio  per diventare presto il portavoce mediatico della minoranza del PD con apparizioni quotidiane su tutte le televisioni del Paese. Nicola, invece, ai primi dissapori tra Alfredo e Vincenzo, si defilò astutamente rinchiudendosi sempre di più nelle segrete stanze di Via Manzo dove iniziò tra fragorosi silenzi la corsa verso la segreteria provinciale che presto ottenne e che mantiene tuttora con grande capacità organizzativa, nonostante le grosse ombre giudiziarie del tesseramento 2012-2013 e delle manovre delle due consultazioni primarie per la scelta prima di Bersani e poi di Renzi. Era ed è sempre lì, in Via Manzo, da dove non si è allontanato ed ha scelto di rinunciare ad incarichi poco appetibili, da lì cerca di manovrare i fili e tessere le ragnatele, con rare apparizioni esterne come quelle recenti (incaute e, forse, disastrose !!) in una Provincia da poco riconquistata al partito ed alla causa comune; è sempre lì in attesa di un incarico di prestigio, sempre promessogli e mai concessogli. Ma il futuro, ovviamente, potrebbe essere tutto dalla sua parte; ci sono imminenti scadenze non rinviabili e Vincenzo De Luca dovrà, ora come non mai, scegliere il suo o i suoi uomini di assoluta fiducia. I due giovani e forti, per quanto mi riguarda, potrebbero facilmente prestarsi a fantasiosi paragoni con alcuni delfini del passato, da Hitler a Mussolini, anche se per Alfredo e Nicola la visione deve essere comunque operata in chiave assolutamente moderna ed al passo con i tempi. La prossima mossa, ovviamente, spetta a De Luca perché dovrà decidere se lanciare Nicola o farselo presto nemico. La storia è sempre quella.

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