da Massimo Calise
SALERNO – La fusione consiste in un processo di accorpamento di più Comuni preesistenti finalizzato ad istituire un Comune unico. Essa è regolata dal Decreto Legislativo 267/2000 “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” con riferimento all’articolo 133 della Costituzione. Razionalizzazione dei servizi e della spesa, riduzione dei costi degli organismi rappresentativi (sindaco, assessori e consiglieri), finanziamenti aggiuntivi garantiti al nuovo Comune unico per diversi anni dallo Stato; sono alcuni dei punti di forza di questo progetto.
Credo che sia un’occasione di cambiamento, una riforma strutturale. Essa, se attuata, avrebbe altri vantaggi di natura materiale e immateriale; quest’ultimi non meno importanti e concreti dei primi. Alcuni esempi:
- si potrebbero realizzare strutture e servizi difficilmente attuabili in un centro molto piccolo: biblioteca, centro sociale, trasporti pubblici, impianti sportivi, … .
- Allo stesso modo, più efficacemente, si potrebbero attivare politiche e iniziative per lo sviluppo del territorio.
- Il personale politico potrebbe essere scelto in una platea più vasta.
- Si supererebbero quelle arcaiche divisioni che contraddistinguono la vita civile di molti paesi: familismi, personalismi.
Insomma si potrebbe sperare in una maggiore vitalità sociale, economica e culturale.
Le fusioni sono già una realtà. Solo nel 2014, sono stati istituiti 24 Comuni sopprimendone 57. Altri 5 nasceranno il 1° gennaio 2015 accorpando 14 realtà preesistenti. Tutto ciò è avvenuto solo nel centro-nord d’Italia e noi, al sud, dobbiamo interrogarci sulle cause del nostro disinteresse per questa opportunità.
Certo non mancano le difficoltà e, soprattutto, è facile prevedere l’ostruzionismo di chi vede danneggiati i suoi interessi personali. Ma, anche da parte dei semplici cittadini, vi potranno essere quelle resistenze che sempre ostacolano i cambiamenti. Credo che ciò possa e debba essere superato coinvolgendoli e non solo nei momenti istituzionali. Una campagna di informazione e discussione è necessaria.
È una sfida per assicurare a tutti un domani migliore, rispettoso delle tradizioni ma proiettato verso il futuro.
La consapevolezza che la grave e annosa crisi che attanaglia l’Italia che, nelle nostre zone, si sovrappone all’irrisolta questione meridionale, deve far comprendere che occorrono iniziative radicali. È necessaria una discontinuità, una riforma concreta e strutturale come, appunto, la fusione dei Comuni.