Tutto ha inizio con una denuncia fatta ai danni della signora D’Urso, conduttrice tv, dall’Ordine dei Giornalisti per aver esercitato abusivamente la professione di giornalista senza averne i requisiti, ostentando solo il dolore a fronte degli ascolti. Il giorno della denuncia a Barbara D’Urso, proprio quella la mattina mentre prendevo un caffè con le amiche, in tv passavano le immagini del caso di Elena Ceste, la casalinga di Costigliole D’asti, la quale veniva presentata come una mantide dai mille amanti, e la mia riflessione ad alta voce fu: “Ma si rendono conto che stanno disonorando una madre agli occhi dei figli? Ma a che scopo?”. Continuamente, in tutti i canali televisivi e i suoi contenitori d’intrattenimento c’era spazio per la povera Elena la cui dignità veniva calpestata anche da morta. Quello non era diritto di cronaca, quella non era tv d’informazione. Ero indignata! Nel pomeriggio così quando appresi la notizia che il Presidente pro-tempore dell’ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, avesse preso delle misure in merito a questa forma bieca di giornalismo nei fui davvero entusiasta… finalmente Elena avrebbe avuto un po’ di pace. A pagarne lo scotto la Barbara nazionale, colpevole di aver sottovalutato quali potessero essere i sentimenti della famiglia di Elena Ceste, pensando bene di porre al microscopio la vita di una donna oramai morta. A onor del vero, lo stesso presidente dell’Ordine ha dichiarato il 23 novembre nella sua pagina ufficiale di facebook: “L’esecutivo dell’Odg nazionale ha deciso che, senza eccezione alcuna, denuncerà alle magistratura per esercizio abusivo della professione giornalistica quanti galleggiano sul diritto dei cittadini all’informazione, senza dover rispondere a quelle regole deontologiche che impongono precisi doveri ai giornalisti.” Infatti ha sottolineato di aver firmato la prima denuncia/esposto proprio nei confronti della signora D’Urso, indirizzato a due Procure della Repubblica (Milano e Roma), all’Agcom, al Garante per la protezione dei dati personali e al Comitato Media e minori. A diritto di cronaca ancora non sono state svelate le identità degli altri soggetti interessati e che subiranno il medesimo trattamento della D’Urso.
La motivazione del Presidente è assolutamente legittima e condivisa da molti: non solo un efferato crimine è stato fatto nei confronti di questa donna, aumentando le statistiche del femminicidio, ma continuando a parlarne, e tirando fuori presunti amanti, non si è fatto altro che disonorarla davanti i suoi figli, che peraltro sono minori. Nessuno, fra associazioni e vari organi, sembrava essersi indignato: da quel momento, dal preciso istante in cui la reazione del Presidente dell’Ordine ha trovato concretezza in una denuncia ho iniziato a seguirlo e con molta ammirazione nei suoi confronti, la sua battaglia contro l’informazione a scapito della dignità umana sta continuando in queste ultime giornate in cui l’assassinio del piccolo Andrea Loris, nel ragusano, ha nuovamente posto sotto assedio una comunità di appena 10.000 abitanti Santa Croce di Camerina. L’invito del Presidente è diretto proprio ai colleghi giornalisti, che possano fare informazione senza intralciare le indagini, lasciando in pace i genitori.
Purtroppo nuovi elementi pongono dei dubbi su come i fatti siano andati, specie a quanto pare delle ultime indiscrezioni che non vede il piccolo Loris ripreso all’interno dell’abitacolo dell’auto della mamma quella mattina, la quale naturalmente è stata nuovamente sentita. In attesa di nuovi riscontri, mentre il cacciatore che lo ha ritrovato tre giorni fa viene iscritto nel Registro degli indagati come “Atto dovuto” precisa la Procura, si continuano a cercare nuovi elementi. E quindi ci si augura che i giornalisti tutti, espletino un diritto d’informazione nel rispetto di chi è sopravvissuto alla morte del piccolo Andrea…
Non amiamo la tv del dolore, ma aspiriamo alla tv della verità.