SALERNO – In premessa una doverosa osservazione ad una notizia apparsa su Il Mattino di ieri (1° dicembre), Gaetano Amatruda non è il portavoce di Caldoro per Salerno, “Amatruda è il portavoce di Caldoro”. Punto. Dopo la doppietta fantasmagorica dei Vigili urbani andati e ritornati al gazebo di Via Velia per farlo smantellare si è appreso che quando i vigili sono ritornati per impedire l’apertura dalle ore 17.00 alle ore 19.00 erano muniti di un decreto di “revoca della precedente autorizzazione per motivi di ordine pubblico”. Una cosa, insomma, molto più grave di quella che in primo momento era stata paventata, cioè la semplice indignazione del primo cittadino contro il successo conclamato dell’iniziativa di Forza Italia. Non era così, il sindaco o chi per esso (perché crediamo che il sindaco non abbia firmato alcun decreto) ha fatto ricorso all’unica cosa possibile per impedire la continuazione della raccolta delle firme nel pomeriggio: l’ordine pubblico. In pratica dopo le caldarroste, dopo il nigeriano di Via Luigi Guercio, ecco il gazebo di FI trattato alla stessa stregua. Una vergogna, al di là dei colori e delle motivazioni inesistenti. Ma quale era il rischio per l’ordine pubblico su Corso Vittorio Emanuele non è dato di sapere, anche perché in quel gazebo, purtroppo costituito da giovani volenterosi e poco inclini alla battaglia, non si è trovato nessun adulto capace di “stendersi per terra” e far succedere quello che non doveva succedere. Non è incitazione alla violenza ma soltanto difesa dello stato democratico, cosa questa assolutamente sacra e nel pieno diritto sia degli azzurri che di quelli che fanno il girotondo cantando “Bella ciao”; questo non se De Luca lo capirà mai. Fortunatamente il coordinatore cittadino di F.I., Antonio Roscia, ha protocollato nel pomeriggio di ieri regolare “diffida” al Sindaco di Salerno, e per conoscenza alla Procura ed alla Questura. Peccato, se ieri mattina avesse letto la bella storia di Anna Maria Russo (meglio nota come “Nannina ‘a castagnara” avrebbe forse capito il suo errore e la sua precipitazione nel far sbaraccare il venditore di caldarroste; anche quel povero cristo di caldarrostaio così come la Nannina (ottimamente raccontata da Luciana Mauro) vendeva castagne per vivere, per cercare di sbarcare un lunario faticoso e difficile, e per non finire come Nannina bruciato nella “vrulera” dove arde il fuoco della vita. Leggere è importante, gentile sindaco di Salerno, farsi una ragione del successo degli altri è un pregio per dare maggiore qualità e spessore all’esercizio del comando. Tutto ritorna nella vita, meditare caro sindaco, meditare !!
direttore: Aldo Bianchini