SALERNO – Se i primi vent’anni di “ Repubblica Regionale “ è stata fallimentare da tutti i punti di vista, il peggio doveva ancora venire, perché dal 1990 al 2010 assisteremo a qualcosa di inimmaginabile per chi legato alle istituzioni conserva ancora sentimenti di lealtà e rispetto per la politica italiana, che precipiterà nel disordine, volendo fare un parallelo storico con il periodo finale dell’Impero Romano, disgregato dalle lotte interne e dall’invasione dei barbari. Tangentopoli spinta da nobilissimi ideali : la moralizzazione della vita pubblica, innescherà un processo di imbarbarimento, menefreghismo e soprattutto scomparsa degli ideali, con conseguenza dell’utilizzazione della politica agli interessi personali, non a caso in questo periodo assisteremo alla scomparsa dei partiti politici e tradizionali sostituiti da quelli personali, dove un solo capo comanda per tutti e decide la linea politica del partito, il trionfo degli opportunismi. La scomparsa dei partiti tradizionali non è attribuibile esclusivamente a Tangentopoli, ma alla classe dirigente, che non ha saputo o voluto creare una classe di giovani in grado di alternarsi a quella vecchia, perché i gestori del potere temevano un giorno di essere scalzati, l’egoismo e la sete di potere non creando un naturale ricambio ha creato il nulla. Il “ Ventennio Berlusconiano “ si contraddistingue da un fenomeno nuovo : la perdita da parte dello Stato Italiano del controllo dei territori periferici, in questo caso le regioni, dove i potentati locali più influenti fanno il bello ed il cattivo tempo. Che le regioni vengono istituite per almeno tre validissimi obiettivi, questo è vero : il primo, rompere il centralismo di Roma avendo un occhio di riguardo per le periferie, fortemente penalizzate; il secondo, un risparmio grazie a una più oculata gestione dei servizi, trovando la scelta migliore alla risoluzione dei problemi; il terzo, la migliore realizzazione delle infrastrutture, avendo un rapporto diretto sui territori. Dal 1970, anno di istituzione delle regioni ( modificate nel 2001 con il Titolo V della Costituzione ) al 1990, nessuno di questi obiettivi viene raggiunto, anzi i costi generali per queste nuove ed importanti istituzioni crescono a dismisura, basta vedere la crescita del debito pubblico dal 1970 ad oggi, che è sempre in fase esponenziale, non esiste un anno che sia uguale o inferiore al successivo. Ma analizziamo le vere ragioni della nascita delle regioni apparentemente idealistiche. Il potere politico oggi chiamato “ Casta “ necessitava di nuovi posti di potere essendo quelli parlamentari ormai già saturi, un parlamento parallelo come serbatoio per le personalità influenti ( controllori del voto di scambio su vaste aree di territorio ), che all’interno di ogni partito cercavano una collocazione, con privilegi e potere non inferiori a quelli romani, necessità che è stata pienamente soddisfatta. Se sommiamo tutti i ruoli ed incarichi regionali superiamo di una volta e mezzo quelli parlamentari, un risultato veramente soddisfacente per i partiti politici. Nel 1993 per la cattedra di Geografia Generale dell’Università di Salerno, proposi la soppressione delle regioni ( il risparmio a regime, secondo l’ex Ragioniere dello Stato Monorchio e l’ex Ministro delle Finanze Grilli, è 40 miliardi di euro all’anno ) e l’istituzione delle Province Autonome ( ponendo rigidissimi parametri per la nascita di nuove province, comprese le 15 recentemente istituite e quindi bocciate ), sul modello di Trento e Bolzano ( ma non a quei costi ). Alcune osservazioni politiche sul “ Ventennio Berlusconiano “ sono a questo punto doverose. Con la scomparsa dei partiti storici tradizionali e l’avvento di quelli personalistici, anno 1994 ( somigliano alle legioni romane guidate dai generali che si combattevano tra loro e aspiravano a diventare imperatori ), il cambiamento della politica in Italia è stata radicale. Una Rivoluzione Copernicana in negativo è in atto. Tranne per il partito PDS, DS e PPI, Margherita; confluiti poi nel PD, che sono delle oligarchie, tutti gli altri, delle monarchie assolute, dove scomparse le scuole di partito, assistiamo alle assunzioni dirette per merito, che si traducono in pacchetti elettorali o acquisto diretto del collegio blindato mediante pagamento in contanti. Trionfano i mercenari della politica che vengono accettati dal monarca assoluto in base alle credenziali proposte, un vero contratto di compravendita. Conseguenza : lo scadimento della qualità della politica, dove l’idealismo scompare completamente. Arma del monarca la ricattabilità del sottoposto che gli assicura la sua fedeltà incondizionata. Con il Ventennio Berlusconiano assistiamo alla nascita dell’antipolitica che verrà messa in crisi dall’avvento del Movimento 5 Stelle ( nato dalla sinistra antagonista no global, oggi movimento e nel caso di futuro partito, da collocarsi esclusivamente nell’area di sinistra, visto il vuoto naturale che si è creato, essendo il PD ormai diventato un partito di centro ), restauratore della politica tradizionale, fatta di moralità, idealismo e progettualità. Dovrà al più presto proporre un programma politico ed economico autonomo e originale, non rincorrendo i programmi e i progetti degli altri, in funzione di una propria identità e visibilità, che finora è mancata. Questa fase nuova fatta da non professionisti della politica e giovani alle prime armi, spiazza il sistema, che reagisce violentemente cercando di isolare il morbo del cambiamento con argomenti il più delle volte faziosi o strumentali, ma efficaci nel risultato, potendo contare sulla refrattarietà della massa popolare acritica e qualunquista, incapace a gestire la cosa pubblica in prima persona e delegando le proprie istanze e bisogni ai vertici della politica, senza alcuna verifica qualitativa, una sorte di atto fideistico rinunciatario. Allo sfascio del Ventennio Berlusconiano assistiamo al tentativo di ricostruzione della società italiana da parte di questa forza sociale indefinita, rimasta quiescente, che viene intercettata dal Movimento 5 Stelle, il cui esito sarà il gran consenso popolare e la spinta propulsiva della rinascita. Grillo, cavalcando la tigre ( che non rappresenta il Movimento 5 Stelle, ma solo se stesso, come Casaleggio ), ha solo incanalato desideri e speranze, che non possono né spegnersi , né estinguersi, perché sono strettamente legate alla necessità di sopravvivenza dell’essere umano, il fattore imprevedibile, che può sempre rimettere tutto in discussione e nulla in assoluto è scontato. Identificare il Movimento 5 Stelle con Grillo è un errore di palese ignoranza, perché se uno vale uno, lui è uguale ai 100.000 simpatizzanti e attivisti del Movimento ( identico discorso vale per Casaleggio ), a meno che come nella “ Fattoria degli animali “ di Orwell, ci sono animali più uguali degli altri, il finale lo conosciamo tutti. Con il Movimento 5 Stelle rinasce l’opposizione, che è totalmente mancata nel Ventennio Berlusconiano, basta vedere come è stata gestita l’economia del Paese, dalle privatizzazioni alle leggi “ ad personam “, e tutti i regali che lo Stato ha fatto ai singoli o ai gruppi di potere legati all’uno o all’altro schieramento. Parametro significativo del Ventennio è la qualità della vita che è peggiorata, nonostante lo Stato spendi di più rispetto al 1994 per la gestione dei servizi e delle istituzioni, risorse che scompaiono nei meandri di un sistema che lo stesso Governo ha difficoltà a controllare. Oggi la scuola e la sanità pubblica non sono più totalmente gratuite, il sintomo di uno Stato debole e alla deriva, non più in grado di applicare gli articoli della Costituzione. Il compito del Movimento 5 Stelle è quello di smantellare tutti i carrozzoni politici che si sono venuti a creare negli ultimi 40 anni, ( per liberare quelle risorse in grado di far ripartire la piccola e media impresa, la spina dorsale del Paese ), che hanno determinato il quasi raddoppio del costo dello Stato ( 1992 : 412 mld; 2012 : 753 mld ), che di conseguenza è stata la principale causa dello sproporzionato aumento del debito pubblico ( 1992 : 874 mld; 2012 : 1.988 mld ), la vera ragione della crisi economica italiana. L’ aspetto sconcertante è come sono state gestite le risorse del Paese, dove i controllori e i controllati erano stranamente gli stessi, e a mio avviso poco ha influito il passaggio dalla lira all’euro, ma molto la totale assenza di chi doveva occuparsi e controllare dove queste risorse andavano a finire, mancando sostanzialmente una vera opposizione parlamentare, avendo come sua principale funzione il controllo della spesa pubblica. La sostanziale differenza tra il Movimento 5 Stelle e gli altri partiti, con i quali si confronta, è che gli altri sono tutti ricattabili e quindi fortemente condizionati nelle loro scelte politiche ed economiche, mentre questa nuova forza politica può fare scelte coraggiose e rivoluzionarie, perché sganciata da tutti i condizionamenti e i ricatti frutto degli intrecci economici e politici che si sono consolidati dagli anni ’70 ad oggi. L’operazione è pericolosa, visto cosa è successo a Falcone e Borsellino, gli ultimi veri servitori e sostenitori dello Stato, ma inevitabile se si vuol salvare e ricostruire l’economia e la politica di questo Paese, destinata andando di questo passo verso il fallimento, con conseguenze veramente imprevedibili, la cui causa è da addebitare ai governi di Prodi e Berlusconi, prima, e Monti, Letta e Renzi , poi ( il caso dell’abbandono di Cottarelli è sintomatico, vista l’impossibilità di attuare una vera revisione della spesa, che avrebbe sicuramente toccato posizioni di privilegio acquisite ), questi ultimi imposti dall’alto, come forma di tradizionale gattopardismo, tipicamente italiano, dove l’immagine è tutto e la comunicazione al suo servizio. Il tempo per agire è quasi scaduto, il Movimento 5 Stelle deve decidere : posizione politica e programma politico ed economico autonomo, essendo un movimento liquido che non ha zoccoli duri ( un elettorato fedelissimo e radicato ), per questa ragione il pericolo di poter scomparire è sempre in agguato, visti i precedenti storici come il “ Fronte dell’uomo qualunque “ , partito fondato dal giornalista e scrittore Guglielmo Giannini, trasversale e senza un’identità precisa, nato nel 1946 e scomparso senza lasciare traccia dopo pochi anni. Attualmente il Movimento 5 Stelle è una Ferrari guidata da un bambino di 5 anni, mentre il PD è una Cinquecento guidata da Vettel. E’ in gioco la democrazia, perché dopo i Governi del compromesso politico, che non modificheranno minimamente l’attuale assetto economico e politico del Paese, si prospettano due strade : un regime autoritario e dittatoriale e una democrazia forte, decisionista e dirompente, che metterà le cose a posto con veloci sistemi legislativi e drastiche soluzioni economiche.
direttore: Aldo Bianchini