MILANO – Pene ridotte in appello, al processo Ruby, per l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede, condannato a 4 anni e 10 mesi, l’ex consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, condannata a 3 anni, e per l’ex agente dei vip Lele Mora, condannato a sei anni e un mese. In primo grado, nel luglio 2013, Fede era stato condannato a 7 anni, Nicole Minetti a 5 anni e Mora a 7 anni.
In particolare, i giudici (presidente del Collegio Arturo Soprano) hanno assolto Fede da parte delle imputazioni, riqualificandone altre a lui contestate. In primo grado, l’ex direttore del Tg4 era già stato assolto dall’accusa di induzione alla prostituzione di Ruby. Oggi in appello è caduta per Fede l’accusa di induzione alla prostituzione delle ragazze maggiorenni “per non aver commesso il fatto”. Gli episodi che vedevano coinvolte Sandra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil sono stati riqualificati in tentativo di induzione alla prostituzione, così come quello relativo alla giovane marocchina. Da qui la pena ridotta a quattro anni e dieci mesi. A Nicole Minetti, invece, i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche, e la condanna a cinque anni per favoreggiamento della prostituzione delle maggiorenni è stata portata a tre anni. Sensibilmente ridotta anche la pena per Mora perché nei sei anni e un mese inflitti dai giudici di secondo grado va compresa anche la pena per la bancarotta della sua società, per cui aveva patteggiato nel 2011. Il sostituto pg Piero De Petris, al termine della requisitoria, nella quale aveva parlato delle serate di Arcore come di un “lupanare”, aveva chiesto invece la conferma delle condanne a sette e cinque anni per Fede e Minetti, mentre per Mora aveva chiesto sette anni e tre mesi con la continuazione per il patteggiamento della bancarotta. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni.
L’avvocato ed ex parlamentare del Pdl, Maurizio Paniz, che difende Emilio fede assieme alla collega Alessandra Guerini, ha preannunciato che farà ricorso in Cassazione. Il legale ha sottolineato però in secondo grado, che è stato “tolto il reato di istigazione alla prostituzione” e sono stati riqualificati altri capi di imputazione, tanto che la pena è stata ridotta. “Le sentenze vanno rispettate e la Corte d’Appello ha dimostrato di essersi impegnata molto”, ha spiegato Paniz, chiarendo anche che Fede, qualora dovesse essere condannato anche in Cassazione, “non finirà in carcere”, ma ci sarà la possibilità, data la sua età, di chiedere i domiciliari.
“L’idea di farmi ancora sette anni di carcere mi terrorizzava. Il carcere mi preoccupava tantissimo, perché l’ho vissuto in modo molto duro con 14 mesi di isolamento, sorvegliato a vista e con il divieto di incontro, peggio di un terrorista”. E’ quanto ha affermato Lele Mora, che ha dichiarato di essere “molto soddisfatto” per lo sconto di pena deciso oggi a Milano dai giudici della corte d’appello. L’ex talent scout, che ha ringraziato i suoi avvocati per il risultato, ha detto di “aver già pagato” e rispondendo ad una domanda di un cronista ha affermato: “Non mi pento di quello che ho fatto, uno non si deve mai pentire sennò non è un uomo”.
”Con la Minetti si continua a usare la clava e fortunatamente la Cassazione non è a Milano”. Non è soddisfatta la difesa di Nicole Minetti. Gli avvocati sono convinti dell’innocenza della loro assistita e anche che ”questo processo vada celebrato a Monza”. Quindi quella della competenza territoriale sarà una delle questione che riproporranno nel loro ricorso davanti alla Suprema Corte con cui chiederanno l’annullamento del verdetto.