Aldo Bianchini
SALERNO – “”Non la voglia di libertà dei cittadini della Ddr da sola, non glasnost e perestroika da sole, non la distensione Est-Ovest da sole, non il presidente americano George Bush da solo, non il segretario generale sovietico Mikhail Gorbaciov da solo, non il cancelliere tedesco da solo; nessuno, da solo, sarebbe bastato per portare a compimento caduta del Muro e riunificazione. E’ stata necessaria una felice, direi storica costellazione di persone ed eventi. Ancora niente era deciso, quel 9 novembre dell’89. La riunificazione del nostro Paese fu piuttosto uno scontro di potere politico per l’equilibrio europeo e gli interessi di sicurezza a Est come a Ovest. E’ stata fino all’ultimo un atto di equilibrismo nel campo di tensione della Guerra Fredda””. Ho estrapolato, pari pari, una lunga espressione di Helmut Kohl (il cancelliere tedesco della riunificazione) dal suo libro “”Vom Mauerfall zur Wiedervereinigung – Meine Erinnerungen”” (ed. Droemer Verlag 2014) tradotto in italiano da Alessandro Di Lellis con il bellissimo titolo di “”La lunga via per l’unità”. Sotto certi aspetti il titolo italiano, dato all’opera di Kohl, rappresenta ancora meglio cosa realmente è accaduto prima e dopo la caduta del Muro di Berlino; si è trattato davvero di una lunga via per l’unità, del popolo tedesco ma anche degli altri popoli europei e extraeuropei; una unità per la quale bisognerà ancora lottare e lavorare moltissimo, anche tra noi stessi europei e all’interno degli stati che fanno parte dell’UE. Difatti i rigurgiti xenofobi e la malcelata voglia di scissioni e di indipendenze sono fattori destabilizzanti ancora molto presenti anche a distanza di venticinque anni da quel famoso giorno del 9 novembre 1989 che il Mondo intero, forse, visse in maniera incredula e con un certo scetticismo anche perché nei mesi precedenti non c’era stata nessuna avvisaglia, neppure sul pino politico, di quella “storica rivoluzione culturale, socioeconomica e politica” che avrebbe condizionato negli anni a seguire i destini di diversi Paesi. Quello storico avvenimento fu un vero e proprio shock per tutti gli Stati europei e non a caso la mitica Margaret Thatcher fu la più accanita avversaria dell’unità fino al punto di pronunciare la famosa frase: “Due Germanie per me sono meglio di una”. Non so se la Thatcher avesse ragione, non ho la levatura storico-culturale per mettere in discussione una frase del genere; da osservatore di quello che mi accade intorno non posso esimermi, però, dal constatare che la caduta del Muro ha proiettato la Germania ai vertici dell’Unione Europea ed ha avuto conseguenze serissime anche nel nostro Paese. Diversi storici, difatti, attribuiscono a quell’evento la frantumazione del Partito Comunista Italiano unitamente alla destabilizzazione del quadro politico che fino a quel momento aveva garantito una certa posizione di prestigio dell’Italia in Europa e nel Mondo e sembrava poter assicurare benessere e crescita al nostro Paese incamminato lungo un sentiero di pacificazione e cooperazione politica interna guidata di vari Giulio Andreotti, Bettino Craxi, Arnaldo Forlani (il famoso CAF) e tanti altri politici di prima grandezza. Sempre gli stessi storici attribuiscono alla caduta del Muro ed al conseguente disfacimento del PCI la caduta di quel sottilissimo diaframma che manteneva in piedi accordi politici e programmazioni future, fino al punto di aver generato (sempre la caduta del Muro) l’insorgere di “Mani Pulite” nell’ambito della cosiddetta tangentopoli nazionale che ha prodotto alcune cose positive ma ha fatto talmente tanti sconquassi da cancellare le poche cose buone. Lo stesso Kohl fu colto di sorpresa e fu costretto rapidamente a completare la sua visita a Varsavia ed a tornare a Bonn con un elicottero militare per seguire e disciplinare gli eventi per quanto gli fosse ancora possibile e per quanto fosse nelle sue facoltà. Nessuno, in quel momento, avrebbe mai potuto immaginare che la data del 9 novembre 1989 sarebbe passata alla storia come lo spartiacque tra la Cortina di Ferro e una nuova civiltà (cosiddetta della globalizzazione !!) che presto avrebbe travolto anche lo stesso impero sovietico. Insomma per concludere questo approfondimento faccio mia un’altra frase storica, quella di Otto von Bismarck: “”Quando il mantello di Dio agita la storia si deve saltare ed afferrarlo””. Detto da lui possiamo tutti crederci davvero.