La Grecia fa tremare i mercati


Filippo Ispirato

Sale la volatilità sui mercati mondiali, sia azionari che obbligazionari. Negli ultimi giorni le notizie relative alla Grecia sono tornate nuovamente a preoccupare i mercati, facendo chiudere tutte le borse in negativo, in particolare la borsa di Atene e quelle dei paesi deboli dell’area mediterranea, tra cui Piazza Affari.
A destare particolare preoccupazione per gli investitori internazionali e i mercati finanziari l’intenzione delgoverno ellenico di uscire anticipatamente dal piano di salvataggio sottoscritto nell 2010 insieme alla Troika (Banca Centrale Europea, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale). Tale scenario potrebbe destabilizzare il paese e potrebbe addirittura portare ad elezioni anticipate nel giro di pochi mesi. Il timore degli investitori è che la Grecia, rifiutando le manovre di austerity lacrime e sangue, non riesca a finanziarsi autonomamente sul mercato, causando il default dei suoi titoli obbligazionari ed espandendo il rischio solvibilità anche su altri paesi deboli dell’area mediterranea attraverso un pericolo effetto domino. Ad aggravare la già fragile situazione, alcuni giorni fa è stata l’uscita di un report dell’agenzia di rating americana Fitch sul precario stato di salute delle banche greche che, neanche con le opportune manovre sono riuscite a sanare in maniera sufficiente i loro bilanci. Con l’approssimarsi degli esiti dell’AQR (Asset Quality Review) del 26 ottobre, l’agenzia di rating ha richiamato l’attenzione degli operatori sull’ammontare ancora considerevole di crediti in sofferenza presenti nei bilanci degli istituti finanziari.
Immediate e numerose sono state le vendite sia sul mercato azionario che su quello obbligazionario dei titoli di stato greci; cosa che ha condizionato negativamente anche il mercato italiano dei nostri governativi, in particolare quello dei Buoni del Tesoro Poliennali. C’è però da chiedersi una cosa molto importante e da fare una riflessione: le agenzie di rating e le istituzioni internazionali, che attualmente condannano l’ipotesi di una sospensione delle manovre di austerità, in quanto potrebbero causare il fallimento del paese, sono le stesse che solo dieci anni prima lodavano la Grecia come la nazione che aveva fatto più passi avanti in campo economico, tanto da considerarla un piccolo miracolo da prendere ad esempio, e che, sebbene fossero a conoscenza delle debolezze del paese e dei problemi strutturali esistenti, l’avevano addirittura promossa ad entrare nel club dell’euro. Si condannano tanto i cittadini greci e i loro sprechi nel passato e si considera giusto che paghino i conti del bilancio disastrato del paese ma c’è da chiedersi quando pagheranno anche i grandi analisti finanziari delle agenzie di rating e gli alti funzionari degli organismi internazionali per gli errori di valutazione commessi sull’affidabilità economica del paese? Valutazioni spesso volute anche in nome della speculazione finanziaria?

 

 

 

 

 

 

 

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