CAVA de’ TIRRENI – Ho già avuto modo, in passato, di scrivere sugli uffici postali della loc. Pregiato di Cava de’ Tirreni. In due occasioni, per la precisione, ho posto l’attenzione sull’assoluta inagibilità di detti uffici non fosse altro che per la mancanza del minimo indispensabile in materia di sicurezza. In merito alle carenze strutturali dell’ufficio postale in questione tre anni fa, il 20 agosto 2011, ho evidenziato i punti critici di una situazione che, se non discende dalla colpa di chi al suo interno ci lavora, accusa sicuramente i vertici provinciali, regionali e nazionali di quella che ormai è diventata una elefantiaca “società per azioni” che nel disegno del legislatore doveva muoversi in maniera più agile e decisionista come si conviene ad una società privata e che, invece, nella pratica quotidiana si è impantanata nelle secche della più paludosa e devastante burocrazia pubblica. Fatto sta che sono passati ben tre anni e nell’assetto strutturale di questo ufficio non si è mosso assolutamente nulla, anzi la situazione è sempre più degradata non solo per l’incuria ma anche per il lento ed inesorabile declino del tempo. Nel 2011 parlai anche di una “relazione tedesca” sull’adeguamento delle strutture pubbliche italiane alle indicazioni introdotte dal famoso D.L.vo 626/94 i n materia di “igiene e sicurezza del lavoro” anche se avrei dovuto precisare che quella relazione si riferiva molto specificamente alle vecchie ed obsolete strutture che costituiscono l’asse portante del patrimonio edilizio pubblico italiano; nel caso dell’ufficio postale di Pregiato, invece, si tratta di un locale a piano terra di un palazzo costruito da alcuni decenni ma che non può essere ricompreso nel patrimonio storico di cui sopra. Da qui la meraviglia di come è tenuto detto ufficio è ancora più grande: un solo stanzone diviso a metà da una vetrata (da un lato gli impiegati, dall’altro il pubblico), nessuna uscita di sicurezza (né per gli impiegati e né per il pubblico), porta di ingresso senza alcun presidio di sicurezza e senza il maniglione antipanico, assenza dello scivolo per diversamente abili, presenza di scalini all’ingresso. All’interno dell’ufficio esiste anche una porticina che sembra, però, più una forca caudina che un’uscita sicura. Tutto questo è aggravato dal fatto che la porta esterna del locale dà direttamente sulla strada che è molto frequentata da un traffico veicolare che di per se è portatore di pericoli immanenti se si pensa che l’ufficio è molto frequentato da pensionati in attesa dell’obolo mensile. Insomma se i NAS facessero una doverosa capatina in quel luogo non ci sarebbe bisogno, forse, neppure della presa d’atto al suo interno, basterebbe arrivare davanti agli scalini per disporre la sua chiusura immediata e senza appello. Tre anni fa mi rivolsi, con lo scritto, all’allora direttrice provinciale delle Poste che sembrava promanare efficienza e decisionismo ma non accadde nulla, non so se allo stato a dirigere dalla provincia gli uffici postali sia sempre una donna, non conta molto, se si a lei rivolgo, anche a nome dei tantissimi utenti dell’ufficio postale di Pregiato, una richiesta di verificare l’effettiva agibilità pubblica di quell’ufficio ai fini della funzionalità nei confronti del mondo esterno che, invece, corre ad una velocità certamente maggiore. Dico questo, dico tutto questo anche perché sicuramente la scarsa agibilità degli uffici e la loro non sicurezza incide anche sulla perfetta efficienza del personale in esso posto al lavoro, così come incide sul grado di sopportabilità di file, a volte ingiustificate, da parte degli utenti che devono prima fare i conti con un locale non perfettamente agibile e poi con lo scontento palesemente evidenziato anche sistematicamente dai dipendenti e funzionari delle Poste al lavoro. Questi ultimi, va anche detto, non è che si impegnino a cambiare lo stato dell’arte delle cose, tutt’altro; spesso le file ai due sportelli si ingorgano anche per colpa loro e/o del dirigente che non riescono a dare al lavoro un’organizzazione più lineare. Alcune operazioni complicate e lunghe potrebbero e dovrebbero essere spostate in altri orari della giornata, o affiancate all’altro sportello delle raccomandate, per consentire un normale deflusso dei tantissimi utenti che appartengono ad una frazione di Cava molto popolosa che conta anche più di diecimila residenti. E non si può neanche rispondere all’utenza di andare a cercare qualche altro ufficio postale, tanto a Cava ce ne sono ben cinque. Insomma un modello organizzativo e lavorativo serio, ben orchestrato a livello dirigenziale, darebbe all’utenza un servizio degno di un ufficio così importante come quello delle poste. E da qui, spesso, discendono anche gli scontri (fortunatamente soltanto verbali !!) tra utenti e dipendenti in un crescendo che, ovviamente, non ha nulla di rossiniana memoria. Nell’agosto scorso ho raccontato dell’incidente burocratico accaduto ad una collega giornalista che venne quasi sottoposta ad un interrogatorio di “terzo grado” (con ridicola ed assurda richiesta di esibizione del tesserino di giornalista !!) per cambiare semplicemente la cointestazione ad un libretto di risparmio e passarlo, così, direttamente e soltanto alla figlia maggiorenne. Per non parlare di quella mamma che trafelata giunse, sempre in quell’ufficio, allo sportello per chiedere perché la posta-pay si fosse inceppata e la figliuola in giro per l’Europa non poteva ritirare dei soldi utilissimi, in quel momento, per superare una difficoltà in terra straniera. Non scrivo la risposta ricevuta, meglio soprassedere. Ma, ripeto, tutto questo potrebbe anche essere forse causato dallo stato di degrado ambientale in cui i funzionari e gli impiegati dell’ufficio postale di Pregiato si trovano ad operare, loro malgrado e ben al di là delle loro intenzioni che certamente sono influenzate dall’ambiente circostante e dalla stessa rabbia degli utenti, anche loro costretti a muoversi ed attendere in luoghi non propriamente salubri e non perfettamente idonei allo svolgimento di operazioni di interesse pubblico. Sarebbe, forse, sufficiente dotare l’ufficio di una macchinetta per ritirare i numeri di serie e favorire l’afflusso e il deflusso dell’utenza. Per queste ragioni l’intervento della direzione provinciale delle Poste diventa a questo punto indispensabile ed assolutamente indifferibile.
direttore: Aldo Bianchini