Di Biagio Scanniello
SALERNO – Ancora una volta la Città di Salerno, merita la palma dell’inciviltà per il modo come sta, proprio in queste ore, apportando mutilazioni orribili alle alberature di Jacaranda mimosifolia e di Cinnamomum canphora a Via Roma, sotto il palazzo dal quale partono gli appelli alla civilizzazione.
Non intendo approfondirmi in questioni politiche, non mi riguardano, ma intendo sottolineare alcuni aspetti che mi colpiscono come esperto e appassionato della materia.
Dopo aver soddisfatto il “capriccio” della posa in opera delle palme, nuovamente, alla Lungomare, dopo quello che è successo e sta succedendo ancora per la devastazione del punteruolo rosso, ora assistiamo, impietriti, alla devastazione di alberature che subiscono mutilazioni terrificanti. Tutti hanno visto che, a seguire, in una sorta di macabro festeggiamento, la veloce mano degli elettricisti mette le famose luminarie di cui questa Città si onora di avere il primato.
Innanzi tutto l’intervento fatto sulle Jacaranda mimosifolia ne inibirà la fioritura per almeno due anni, salvo altri interventi negli anni a venire. Si proprio così, le fioriture straordinarie di questi alberi che a Salerno, città Europea, non riusciamo a vedere. A Lisbona, altra Città europea, nel mese di maggio/giugno, nei parchi e in alcune strade, sembra di camminare sulle acque di uno stupendo mare azzurro/viola.
Le Canfore(Cinnamomum canphora), contro il parere del Verde Pubblico all’epoca facoltativo, oggi obbligatorio su tutto ciò che avviene sul verde e quindi sugli alberi, furono messe perché gradite a Cittadini autorevolissimi, sarebbe strano sentir dire oggi che, le mutilazioni inferte, siano la conseguenza di una incompatibilità.
Il tema delle potature è un tema molto delicato, tuttavia infierire sulle alberature per far spazio a desideri sarebbe un atto grave e il grande maestro Alex Shaigo, capo Dipartimento delle Foreste degli Stati Uniti d’America, non avrebbe avuto esitazione a definire Salerno, come Città incivile.
Le ricadute delle potature manifestano effetti e conseguenze nel tempo, inducendo a forte stato di stress gli alberi e mettendone in discussione la capacità di reazione alle avversità, ancorché rendendole instabili e pericolose.
Guardate i lecci (quercus ilex) della Città, sono ormai oltre un centinaio quelli in grave sofferenza per una patologia che li porta alla morte in tempi anche abbastanza rapidi.
Ho personalmente osservato che in soli pochi mesi, dalla manifestazione della patologia, l’albero muore. Non stiamo più parlando di essenze esotiche, come le palme, ma di elemento della Macchia Mediterranea, un albero autoctono, fortemente presente sul nostro territorio.
Le potature sono una delle cause primarie di queste patologie, anche per effetto della trasmissione che avviene attraverso gli apparati di taglio e l’eccessiva vicinanza tra essi, come anche di recente si è voluto ripetere alla Lungomare, nonostante l’esperienza suggerisse di fare diversamente.
Purtroppo patologia significa trattamenti fitosanitari, come bisognerà fare per le palme rimesse, e quindi avvelenamento dell’ambiente, già compromesso, continuando a uccidere gli insetti, che insieme agli alberi sono apparsi sulla terra prima degli uomini, garantendoci la vita, e la morte degli insetti “buoni” elimina la possibilità delle lotte biologiche che risultano le più efficaci, esempio emblematico è il caso del Cinipide del castagno, sconfitto da un antagonista.
Per Salerno un ulteriore abbassamento della vivibilità alla Lungomare, ove come già detto circolano soprattutto bambini e persone anziane.
La natura si prende le sue rivincite e nessuno potrà dire mai che ciò avviene per caso, sono gli uomini a determinare certi risultati.
Preoccupati saluti.