Di Giovanni Celenta
NAPOLI – In questi giorni si tiene a Bagnoli (NA)“La Fonderia delle Idee”. E’ un importante appuntamento diretto alla ricognizione delle idee migliori per qualificare in Campania la proposta di governo del Centrosinistra (CS) alle regionali del 2015. La formula adottata ed i propositi dichiarati sono ambiziosi, quasi temerari. Poggiano su una doppia fiducia: fiducia circa la consistenza in Campania di una massa critica di risorse “tecniche ed etiche” da cui ripartire; fiducia che esse, apprezzate dal circuito della Fonderia e dai suoi protagonisti , siano disponibili ad una alleanza, ad una valorizzazione politica. Sul schema “Fonderia” si sono inevitabilmente innestate, in un confuso contesto che pure la lambisce – manovre per depotenziarne l’impeto, avviluppandolo in dinamiche “moderatrici”: consociative verso l’esterno (Caldoro) e distributive all’interno (ripartizione di candidature nelle circoscrizioni provinciali o assimilabili). Questa dinamiche si insinuano nelle pieghe delle stesse virtualità dell’evento capovolgendole di segno.
La variante di segno proposta dai conservatorismi che allignano nel Pd campano e dintorni:
a) asseconderebbe entusiasticamente le aperture “etiche e tecniche” lasciando sullo sfondo l’interrogativo circa la idoneità della classe politica regionale del CS a strutturarsi come forza di governo (o di opposizione);
b) conterebbe – al riparo della fonderia e nonostante l’assetto polverizzato, non competitivo, residuale del CS – sulla pronta accoglibilità, da parte delle nuove forze “civili e popolari”, dell’ennesimo proclama innovativo.
L’aggancio di queste discutibili operazioni con la logica dell’evento Fonderia – che scommettebbe sugli automatismi dell’ ”effetto slavina” prodotto dalla irruzione di nuovi “protagonisti civili” – è rintracciabile laddove l’attenzione rivolta alla “nuova partecipazione” non è stata preceduta da una adeguata valutazione dei rischio “contagio identitario/oligarchico”.
Quello, cioè, che ti afferra quando frequenti gli innumerevoli, odiosi tavoli allestiti dalle “anime in pena” del Pd e CS campano, in cui ci si balocca “per prendere tempo”, in attesa che il “fattore esterno” sciolga nodi che hanno radici locali.
La “veniale cedevolezza” a pratiche mediatorie pare dipesa non tanto da “trasversali abitudini” all’adattamento gattopardesco, quanto dalla “mancanza di autostima” e dal ritardo con cui si è approntato un percorso coinvolgente di cambiamento.
Carente autostima e ritardo che, amplificando i timori che l’ascesa di De Luca avrebbe affossato un diverso rinnovamento, hanno sospinto i potenziali innovatori del CS campano su “ipotesi combinatorie”, prive, anche per i ritmi che si sono date, di un profilo adeguatamente alternativo alla Giunta Caldoro.
La strada prefigurata con la Fonderia per uscire dall’angolo in cui ci si era posti è quella giusta.
Essa però va perseguita con spietatezza, senza infingimenti, per scardinare il “disordine” costituito dalla “bipolarizzazione belluina” interna al Pd tra i due “accampamenti cosacchi”, la cui “discordia concors” ha procurato al Centrosinistra campano un assetto interno “barbarico”, sconfitte politiche a ripetizione.. oltre che aver privata l’istituzione regionale di una possibile credibile alternativa: prerequisito fondamentale per una concreta contendibilità delle cariche monocratiche elettive o delle corrispondenti funzioni di controllo.
Il “fattore Cosacco”, fattore decisamente politico, va rimosso dal campo di gioco con una iniziativa ariosa, culturalmente trasparente, non ambigua né estemporanea, tanto più credibilmente aperta al nuovo quanto più disposta a mettere ordine in casa propria.
Una innovativa “missio ad extra” richiede una poderosa ”missio ad intra”. Simul stabunt.. simul cadent!
Con la “Fonderia di Bagnoli” si riattivino, a cascata, nei territori delle province Campane forme simili di partecipazione mirata, di innovazione discorsiva.
Si liberino i circoli dai “padroncini” delle tessere.
Si rimuova dalla discussione l’ipoteca di tessere fantasma (quelle su cui ci si siede ai tavoli).
Si assuma la democrazia competitiva e governante come valore e come metodo.
Si favorisca, senza tentennamenti, il confronto programmatico e si designi il “papabile” alla carica di Governatore in primarie aperte.
Non le si aggiri.
Il confronto tra candidati “imprenditori dell’innovazione e del buon governo” avvenga in pubblico consegnando la scelta ai cittadini…Non ad altri.
Non ci si ritiri se si arriva “secondi” nè si utilizzi l’ufficio di consigliere regionale come una panchina o come uno scivolo
Insomma ci si attrezzi ad un lavoro “lungo” per ridare, insieme e ciascuno, vigore all’impresa politica.
..E gli “accampamenti cosacchi” si scioglieranno come neve al sole.