SALERNO – Il mio amico assessore comunale Alfonso Buonaiuto mi ha giustamente illuminato su un aspetto importante che ho già riferito: Salerno ha soltanto due cose importanti, la processione di San Matteo e la Salernitana Calcio. Quindi chi tocca queste due cose importanti è destinato a perdere in un non tanto ideologico conflitto tra ministri del culto, amministratori comunali e la gente comune. Giustissima l’osservazione dell’assessore ma, dato a Cesare quel che è di Cesare, mi chiedo e chiedo a Voi lettori se è giusto che queste due cose importanti debbano essere amministrate a suo insindacabile piacimento da un gruppo, meglio sarebbe dire una ciurma, poco incline all’obbedienza per non dire abituato (fortunatamente non nella sua totalità !!) all’insurrezione ed alla violenza. Una ciurma che in un rapporto percentuale è al di sotto dell’ 1% rispetto alla quasi totalità di una popolazione che non ha mai tradito compostezza e civiltà. E perché il 99,99% della popolazione deve sottostare, allo stadio Arechi come per le vie della processione di San Matteo, a quella sparuta ciurma che spesso perde la testa, e non solo in occasione delle partite di calcio o della processione ? Vivendo da oltre cinquant’anni in questa Città ho l’esperienza e la conoscenza giuste per affermare che in quasi tutte le occasioni della vita sociale e aggregativa in tantissimi assistono in silenzio alle scorribande, non solo quelle di strada ma anche sui mezzi d’informazione (errore gravissimo offrire microfoni e taccuini in pasto a chi non lo merita !!), di questa sparuta ciurma che disciplina addirittura le interviste che i calciatori della Salernitana devono o meno, e in quali termini, rilasciare ai mass media locali. Nel precedente approfondimento sono stato accusato di razzismo da un lettore assiduo per aver utilizzato il termine “stato sociale” per denominare alcuni esponenti della “ciurma”. E’ vero, forse il termine è un po’ pesante ma descrive alla perfezione gli atteggiamenti violenti di chi dobbiamo incominciare a distinguere da altri socialmente più buoni e meno pericolosi; se non facciamo questo continueremo a confondere le persone perbene con quelle meno perbene. Questo è il nocciolo duro del problema che inevitabilmente scaraventa Salerno in una posizione lontanissima da quelle occupate dalle vere città europee; abbiamo visto cosa è accaduto con la Salernitana in serie “A” (sembra che molti abbiano già dimenticato !!) e vediamo cosa succede nella movida tutti i fine settimana. Non è gente che viene da fuori, sono figli di quei famosi <<salernitani veraci>>, ma nessuno lo dice apertamente sia per timore che per interesse. Se poi su questo problema si innesta l’interesse politico e/o il tornaconto personale, se non addirittura l’istigazione, il gioco è fatto e chiunque volesse prendere in mano la matassa per scioglierla inevitabilmente si fa male e perde la sfida. E qui, su questo tema, che l’Arcivescovo ha toppato alla grande, perché nessuno (salvo qualche timido tentativo da parte di qualche suo stretto collaboratore) è stato in grado di fargli capire la vera essenza del problema; e Lui, pastore di anime, l’ha interpretata a modo suo fallendo clamorosamente la prima tappa verso un tentativo di ristabilire almeno la supremazia delle coscienze, non dico della legalità che è compito di altre istituzioni. Mi spiace che un cronista d’eccezione come Gianfranco Coppola (giornalista Rai) pur essendo nato e cresciuto nella salernitanità non abbia afferrato questo concetto essenziale; eppure Egli, da cronista sportivo qual è, ha vissuto per anni la realtà degli spalti del Vestuti prima e dell’Arechi poi, realtà che non è tanto dissimile da quella che naviga e governa la processione di San Matteo e dei Santi che gli fanno da corona nella lunga passeggiata che dovrebbe essere soltanto di spirito religioso. Mi è dispiaciuto che Gianfranco, probabilmente con un po’ di leggerezza, abbia nuovamente ripreso il tema delle colpe definendo troppo ingenerosamente l’ex arcivescovo Mons. Gerardo Pierro <<un vescovo al centro di molti scandali>> e calpestando quello che è un sacrosanto diritto allo <<stato di diritto>> e di innocenza di ognuno di noi fino a sentenza passata in giudicato, figurarsi di un Arcivescovo. Mons. Pierro, tra l’altro, per quanto riguarda la processione di San Matteo non ha nessunissima colpa (semmai di colpa si può parlare) perché la tradizione del saluto (non inchino) delle statue dinanzi la sede della Guardia di Finanza e del Comune l’ha ereditata da vescovi del calibro di Demetrio Moscato, Gaetano Pollio e Guerino Grimaldi che avevano giustamente interpretato l’originaria professione di Matteo (prima di essere apostolo e santo) miscelandola con le esigenze economiche della gente e della Città che porta nel suo gonfalone l’immagine del Santo Patrono. Un gesto di grande carità del Santo in favore della gente meno abiente. Per l’ennesima volta voglio ricordare a tutti, ed anche a Gianfranco Coppola, che le porte del Comune non sono state aperte all’improvviso da chissà chi ma da due agenti della Polizia Municipale in divisa d’ordinanza. Se poi devo credere (come scrive Coppola) all’esistenza di una regia solidissima e potente (forse quella della ciurma !!) capace anche di far aprire le porte del Comune, beh !! a questo punto tutto quello che ho ipotizzato assume una valenza di rilievo fondamentale e da oggi, davvero, tutte le persone perbene devono incominciare a temere ed a guardarsi intorno. Se invece la regia è di altro stampo farebbe bene il collega giornalista ad aprire di più i forzieri delle sue notizie ed a rivelare anche le generalità dell’occulto regista. Se teme qualche ritorsione lo sussurri a me. Nelle ultime ore l’Arcivescovo ha sciolto il ghiaccio ed ha parlato in tv; un’intervista molto interessante che doveva andare in esclusiva su Telediocesi che stranamente è andata in onda in anteprima su Lira/Tv; anche questo fa parte di quel gioco al massacro che probabilmente obbedisce agli ordini del regista occulto e che il Presule ancora non conosce. Ma cosa ha detto l’Arcivescovo ? A domani.
direttore: Aldo Bianchini
L’intervista in anteprima a Lira Tv? Tragicomico, il pastore nella tana del lupo.
Non sono salernitano, ne di nascita ne di adozione, e forse non riuscirò mai a comprendere a fondo “lo scandalo” dela recente processione di San Matteo, ne gli strascichi polemici sollevati dala stessa ( e per questo chiedo venia anticipatamente ai Salernitani DOC e ai Salernitani d’adozione da più lustri).Sono un provinciale …..e leggo e osservo da lontano quello che avviene a Salerno.
Vorrei ,comunque, offrire un contributo alla discussione che sembra infiammare tanto.
Le processioni , specie quelle della tradizione meridionale,sono il retaggio,secondo gli studiosi del campo di antropologia culturale) di una religiosità tipicamente mediterranea», infatti, all’epoca, quando «i nostri emigranti meridionali» tentarono di riprodurle in America «suscitarono la riprovazione degli irlandesi, cattolici anche loro ma osservanti di una fede meno idolatra. Il culto dei Santi e della Madonna ,nel meridione in particolare, ha sostituìto i cortei dedicati alle varie divinità o a momenti dell’anno agricolo o al culto della fecondità con la famose “falloforie”. Si tratta di manifestazioni sconosciute all’ebraismo, alle confessioni protestanti e allo stesso cattolicesimo nordeuropeo. Sopravvivono nel Mezzogiorno dove una fede “particolare”si mescola ad antiche superstizioni, sfiducia, speranza, complicità, in un semiconsapevole bisogno di assistenza celeste.
Illustre Direttore, nel suo corsivo, Lei definisce “ciurma” ………gentaglia………marmaglia (sinonimi presi dal vocabolario) chi si reso complice di un comportamento emendabile sia pure sotto dettatura di una eventuale “regia occulta”.
Siamo perfettamente sicuri che la “ciurma” agisca male, sapendo, e essendo veramente consapevole di agire male ?
Siamo sicuri ,Direttore, che la “ciurma” è stata messa nella condizione di comprendere e rendersi conto che sono cittadini d’Europa dove si rispettano le regole, si pagano le tasse, si protegge il territorio e non ci si nasconde dietro all’omertà e al servilismo interessato per qualche favore clientelare del “Cesare” di turno?
Io qualche dubbio,e forse più di uno l’avrei.
Veramente, non voglio passare per idulgente con la “ciurma” (che pure mi sembra termine eccessivo) ma credo non bisognerebbe essere così categorici nello stabilire ,con certezza, dove sta il “bene” e dove si annida il “male”.
Si possono cambiare di punto in bianco regole non scritte ma presenti da sempre nella tradizione senza correre il rischio di ritrovarsi contro la definita “ciurma”?
Lei stesso,Direttore, ha scritto che Presuli precedenti all’attuale( per quel che ho interpretato di ben altra caratura) avevano previsto un percorso…..un andamento….una ritualità ( giusta o sbagliata che sia agli occhi di oggi) ,avevano comunque seguito una “tradizione”.
Direttore,lo dico con franchezza, seguendoLa con attenzione , su questa vicenda che agli occhi di uno sprovveduto provinciale (sicuramente sottovalutando) sembra solo ,farsesca, mi sarei aspettato più spazio al giusto “dubbio” come ci si aspetterebbe da un fine intellettuale eprofondo conoscitore “anche se di adozione” , che è Lei,della “Salernitanità” con un pizzico di maggiore indulgenza per la incosapevole “ciurma”.