Vallo di Diano. Processo Chernobyl: le mancate promesse delle Commissioni Regionali

Antonio Citera

SALERNO – Le Commissioni Regionali anticamorra e  quella ecomafia promettevano accertamenti,indagini approfondite, carotaggi e scavi in profondità nei terreni del Vallo di Diano sotto accusa nel processo Chernobyl che (forse !!) comincerà il prossimo 17 dicembre. Promesse bruciate e mai mantenute.

 

Solo qualche mese fa, in una fredda giornata invernale un sopralluogo nei  terreni del Vallo di Diano  incriminati dall’ Operazione  Chernobyl riscaldò gli animi delle migliaia di persone che sperano ancora di sapere la verità sull’annoso problema dei rifiuti interrati. Dopo sette anni dall’inizio delle indagini, la Commissione Regionale Anticamorra presieduta da Gianfranco Valiante  e, la Commissione Regionale Ecomafia presieduta da Antonio Amato, accompagnati dai tecnici dell’Arpac, e dai consiglieri Regionali Gennaro Mucciolo e Anna Petrone, presero atto della reale situazione dei siti segnalati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. In quei siti si è consumato un traffico di rifiuti (forse) tossici che hanno portato alla sbarra 39 persone accusate tra l’altro anche di disastro ambientale. i rifiuti secondo l’accusa venivano illecitamente smaltiti dall’associazione criminosa, anziché essere sottoposti effettivamente e oggettivamente ad attività di recupero presso gli impianti di compostaggio, venivano di fatto illecitamente smaltiti “tal quali” sui fondi agricoli all’uopo individuati. In alcuni casi, i rifiuti liquidi provenienti dalle navi approdate presso il porto di Napoli, con la complicità di un impianto di depurazione privato, ubicato nella provincia di Napoli, non venivano affatto conferiti presso detto impianto di destinazione per essere smaltiti illecitamente, direttamente dal trasportatore. Un’indagine condotta nel 2007 dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e dal pm Donato Ceglie che dopo accurati accertamenti, definì i contorni del crimine portando alla sbarra i responsabili o presunti tali. Oggi come ieri in attesa di un processo che come è avvenuto per altri casi simili, forse non sarà mai effettuato, bisognerebbe  passare alla pratica quindi, specialmente nel Vallo di Diano, bisognerebbe dimostrare che la tossicità dei rifiuti interrati, sia effettivamente concreta e reale. Fino a questo momento, nessuno o quasi, può ammetterlo con certezza anzi, si vocifera che, alcune analisi fatte proprio nei terreni incriminati, (commissionate dalla stessa procura qualche anno fa) ossia, a Sant’Arsenio, in località Sanizzi, a  Teggiano  in località Buco Vecchio,  a San Pietro al Tanagro in località Tempa Cardone e a  San Rufo in località Via Larga, abbiano riscontrato si la pericolosità dei rifiuti interrati ma, non certamente la loro tossicità. Voci di corridoio ovviamente, tutte da verificare e da confermare. Ecco allora che le promesse fatte dalle due Commissioni di nuovi accertamenti potevano effettivamente consentire di sapere  quantomeno l’effettiva portata,  pericolosità o, tossicità  delle schifezze che giacciono nei terreni ma, aimè le promesse da marinaio hanno per l’ennesima volta mortificato un territorio invaso senza sosta da avvoltoi senza scrupoli.

 

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