Barbara Filippone
Imprigionato nella maglia dei debiti, per una burocrazia che non lascia spazio al volontariato, che non concede nulla se non a se stessa l’opera pia “Missione di Speranza e Carità” presente nel territorio palermitano, da ben 25 anni abbandona. Promotore e fondatore di quest’opera fu un laico, un uomo che nel 1990 lasciò la sua famiglia e dopo una vita mondana ma triste, decise di diventare un’eremita, nel senso che cominciò proprio a girare per le montagne siciliane; quasi come spinto da una forza diversa e nuova, quella di Gesù, come lui stesso narra, si ritrova ad Assisi e proprio nella terra di San Francesco troverà il desiderio di confermare la sua volontà di diventare missionario… ma anziché finire in Africa o in India come primo impulso, gli vennero alla mente i volti di tutti quei poveri che nella sua vita aveva incrociato proprio nella sua terra: Palermo. Così nasceva l’idea dell’opera di “ Missione”. Decide di ricominciare proprio da Palermo e di tornarvi anche, quella città che da laico l’aveva deluso e che oggi torna a deluderlo intrappolato nell’indifferenza non solo del Comune, ma anche dalla Regione e del Demanio, titolari delle tre strutture attraverso le quali Biagio si prende cura dei tanti poveri che affollano la nostra città; era partito da una stazione centrale tra le sale d’aspetto, panchine, marciapiedi dove tanti fratelli sfortunati trovavano rifugio per la loro misera vita tra l’indifferenza più assoluta.. quella stessa indifferenza che oggi Palermo gli ha riservato. Con una nota ufficiale il missionario decide di mollare, sentendosi ingoiato dai debiti delle stesse strutture, dichiara: “Sono stanco di lottare contro i mulini a vento, l’eccessiva burocrazia e l’indifferenza che mi opprimono e mi schiacciano quotidianamente, siamo ormai al limite delle forze fisiche e mentali – così afferma il missionario laico dopo 25 anni di attività di volontariato in città, sempre al fianco degli ultimi.”
Il passo più amaro della sua nota attraverso la quale annuncia che si sarebbe ritirato nel santuario della “Santuzza”, santa Rosalia la nostra patrona, a pregare, è quello in cui non concede nulla proprio alla città: “Spero – conclude – che tutti siete a conoscenza di quanto la Missione ha donato e contribuito per aiutare questa martoriata Palermo, ma mi rendo conto adesso che non si può fare niente di buono in questa terra di Sicilia. Fratel Biagio ha deciso di tornare nuovamente sulle montagne e nella madre terra, sicuramente più generosa”. Ma la risposta c’è stata immediatamente da parte del sindaco Orlando che nel suo Twitter ufficiale scrive: “Caro Biagio non perdiamo la speranza. Palermo ha bisogno di te. Come ci siamo aiutati in passato faremo in futuro”. Chiaramente non basterà un tweet per far tornare Biagio a Palermo ma sicuramente è un inizio da parte dell’amministrazione a muoversi in questo senso. Al di là della solidarietà che è nata in queste ore anche su facebook con un gruppo intitolato Biagio non lasciare Palermo attivando anche un conto corrente postale per le donazioni e convincere fratello Biagio a tornare, è chiaro che poco è stato fatto.. probabilmente sarebbe stato necessario diramare una nota delle primarie necessità delle strutture… e comunque questo disastro tutto rosanero diventa strumentale nelle mani di chi in un’estrema difesa di Cuffaro tenta anche di insinuare che forse se ci fosse stato lui alla guida della Regione, tutto ciò avrebbe avuto un epilogo diverso. Non credo che questo sia territorio politico sul quale disquisire… ma se anche la solidarietà deve diventare strumento per criticare l’operato dell’amministrazione vigente alzo le mani e dico a Frate Biagio: “ Forse farai bene ad andar via da Palermo… oggi come allora”.
Ciao Biagio e grazie di tutto…