SALERNO – Se tagliare drasticamente i distacchi, i permessi e le deleghe sindacali è demagogia; se smantellare il sistema delle supplenze nella scuola (che per decenni ha generato mostruose disparità congiunte a palesi illegalità) è demagogia; se premiare i più meritevoli è demagogia; se attivare controlli più rigidi nel pubblico impiego è demagogia; se tagliare la spesa pubblica è demagogia; se dare valore e vita agli OIV (Organismi indipendenti di valutazione) per scovare e brutalizzare i “nullafacenti” (leggasi I Nullafacenti di Pietro Ichino – pag. 18) è demagogia; se ridurre il numero dei parlamentari è demagogia; se contenere le spese dei gruppi politici è demagogia; se raggruppare i comuni piccoli è demagogia; se, se, se tutto questo ed altro ancora è demagogia, beh!! allora siamo veramente messi male in questo benedetto Bel Paese. In effetti tutti questi provvedimenti se presi e attuati singolarmente, senza un complessivo disegno organico, danno la sensazione di trovarci di fronte alla demagogia più pura. Cosa vuoi che incida in un bilancio globale dello stato la riduzione dei distacchi-permessi-deleghe sindacali, cosa vuoi che incida premiare qualche meritevole e punire qualche nullafacente, cosa vuoi che incida un’azione di controllo più capillare, cosa vuoi che incida un taglio lineare alla spesa pubblica, cosa vuoi che incida una maggiore efficienza degli OIV, cosa vuoi che incida ridurre il numero dei parlamentari, le spese dei gruppi o la comunione tra comuni ? Niente di niente se non c’è un disegno organico di riorganizzazione dello stato partendo dall’alto ma anche dal basso per cercare di ispirare una cultura che ponga il rispetto del lavoro al di sopra di tutto e di tutti nell’ottica del bene comune e non come l’occasione di mero tornaconto personale. Nel nostro Paese, purtroppo, non c’è ancora questa mentalità che in altre realtà è ormai consolidata da diversi decenni. Non sono in grado di prevedere se l’attuale governo ce la farà a portare a compimento tutti i provvedimenti che, in materia di lavoro – sindacato – scuola – giustizia, sono stati annunciati per il prossimo CdM di venerdì 29 agosto; comunque la notizia, almeno come taglio giornalistico, ha dato l’impressione che per la prima volta a livello governativo esiste una <<visione complessiva>> del problema Italia. E i sindacati che fanno ? Qual è la loro risposta ? <<Demagogia, questa è solo demagogia>>. Non sanno che anche i provvedimenti di facciata, e quello sul sindacato mi sembra di facciata, possono dare all’intero sviluppo del disegno rinnovatore una dignità che prima non era assolutamente concepibile. Una delle cose più odiate dall’interno del mondo del lavoro, soprattutto quello pubblico, è stata da sempre (nella prima come nella seconda repubblica !!) quella del <<distacco-permesso-delega>> sindacale concesso a cani e porci fino al degrado totale di un compito che doveva essere considerato una missione e che, invece, è stato attuato in moltissimi casi per tornaconto molto personalizzato e/o personalizzante. Nei miei trentasette anni e passa di pubblico impiego ho visto colleghi che non hanno mai lavorato e non hanno mai avuto una propria scrivania e che non hanno mai dato la sensazione di essere capaci a livello sindacale, eppure sono stati distaccati per decenni, fino alla pensione. Una vergogna !! Capisco che il sindacato in questo Paese non rappresenta quasi più nulla e nessuno, capisco che per colpa loro sono proliferati i Comitati di Base, capisco che il sindacato non riesce a rinnovarsi, e allora cosa pretende ? Che in cambio un governo seriamente intenzionato a tagliare, a ridurre, a ricostruire, a ringiovanire, possa ancora concedere deleghe in bianco a chi queste deleghe ha pesantemente e fraudolentemente utilizzato per molti decenni. Siamo probabilmente allo scontro finale, al vero <<autunno caldo>> di antica e storica memoria, siamo al fatidico <<oggi per sognare, ogni giorno per cambiare>>; uno slogan che abbiamo tutti lasciato andare nelle nebbie dei tantissimi porti ed orticelli personali. Dopo questa botta ai sindacati il governo prenda di petto anche il totem, ormai obsoleto, dell’art 18 e lo spazzi via senza perplessità.
direttore: Aldo Bianchini