Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo l’eclatante e, per certi versi, sconcertante sentenza d’appello del processo Ruby che a Milano ha mandato assolto Silvio Berlusconi perché il fatto non sussiste si impone una domanda: “I magistrati devono essere leoni sopra o sotto il trono ?”. Nei precedenti articoli ho parlato della <<sindrome di Nimby>>, dell’ <<imperialismo giuridico>> (Rodotà !!) che ha portato all’enorme ed inestricabile pantano dove la vita quotidiana è caratterizzata dalla prevalenza delle norme giuridiche rispetto a quelle etiche e sociali, ed ho anticipato le considerazioni sull’antico e contrapposto rapporto tra politica e magistratura espresse da Luciano Violante nel libro <<Magistrati>> (ed. Einaudi del 2009). Il caso storico più eclatante del famoso <<imperialismo giuridico>> è quello della vittoria di George W. Bush del 2000, vittoria che non fu decisa dagli elettori ma dalla Corte Suprema degli USA; incredibile ma vero ma siamo giunti alla crisi del principio di legalità che ha accompagnato l’uomo per millenni. In questo è molto esaustivo Luciano Violante che nel suo <<Magistrati>> testualmente scrive: <<Una delle più gravi caratteristiche del sistema giudiziario è la crisi del principio di legalità; per la confusione legislativa e l’anarchia delle interpretazioni, il cittadino non è in grado di prevedere le conseguenze giuridiche dei propri comportamenti. Per ciascun caso c’è un giudice che dice A e un altro che dice B. E non si sa se il giudice che dovrà pronunciarsi sul caso che interessa dirà A o B, oppure, in uno sforzo creativo, C o D … I principi di diritto fissati dalla Cassazione a sezioni unite, devono essere vincolanti per tutti gli altri uffici giudiziari, comprese le sezioni della stessa Cassazione. Il magistrato che ritenga sbagliato il principio di diritto da applicare può soltanto ricorrere alla Cassazione a sezioni unite. … Si tratta di un rilevante limite alla libertà interpretativa del singolo magistrato, come sinora è stata intesa; ma è un sacrificio che trova il proprio fondamento nel superiore principio della certezza del diritto>>. Come avete potuto leggere è lo stesso Luciano Violante, uno dei principi della magistratura italiana, a mettere in discussione il principio del <<libero convincimento>> di ogni singolo magistrato, un principio che, a mio avviso, ha arrecato danni incalcolabili all’intero sistema giustizia di questo Paese. Ritorno dunque alla domanda iniziale “”I magistrati devono essere leoni sopra o sotto il trono ?””. Io direi che probabilmente è più giusto che i leoni continuino a fare i leoni, a non rimanere sempre sotto il trono, ma a non pensare mai di sedersi sopra il trono. Facile a dirsi, molto difficile da realizzarsi; perché in ognuno di noi c’è sempre l’innata aspirazione a volere sempre di più, soprattutto quando si tratta di potere. Ci vorrebbe una solida e laica coscienza istituzionale, ma questo è un sogno; meglio agguantare subito il potere, quello che logora chi non ce l’ha (come diceva il mitico Giulio Andreotti). E’ importante, quindi, tenere sotto stretto controllo il cosiddetto <<passaggio del Rubicone>> tra giustizia commutativa e giustizia distributiva assegnando con decisione la prima ai giudici e la seconda ai politici. Facile a dirsi, più difficile ad attuarsi; per questa ragione l’immaginario collettivo della gente comune non crede più a niente, neppure alle inchiesta giudiziarie che stanno decapitando a mannaia Expo 2015 e il Mose di Venezia.