Filippo Ispirato
Nel corso di un vertice realizzatosi alcune settimane fa a Fortaleza, in Brasile, è stata formalizzata la nascita della Develpment Bank, un’istituzione finanziaria internazionale realizzata dalle nuove locomotive mondiali dell’economia, ovvero i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
La nuova Banca di Sviluppo, al pari di altre istituzioni finanziarie, quali la Banca Mondiale o il Fondo Monetario Internazionale, servirà a creare un fondo e dei meccanismi di salvaguardia e protezione dei paesi emergenti, che in passato si sono sentiti poco rappresentati all’interno degli altri organismi finanziari internazionali, dove il peso dei paesi ricchi è preponderante, e spesso non si sono trovate delle soluzioni efficaci in grado di far uscire dalla crisi diversi paesi in difficoltà. Caso scuola è l’Argentina, che da vent’anni a questa parte ne è la testimonianza più evidente.
I paesi Brics si doteranno di un fondo di riserva, con l’obiettivo di proteggersi da eventuali crisi economico finanziarie o monetarie e per poter contare su della liquidità in caso si verificasse la fuga di capitali stranieri dal paese in difficoltà.
La struttura economica, infatti, dei paesi emergenti è ancora fortemente basata sulle esportazioni e sull’apporto di capitali esteri che, in caso di crisi, lasciano il paese, aggravando ancora di più il quadro economico generale.
I cinque paesi fondatori, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica da soli rappresentano circa il 40% della popolazione mondiale ed il 25% del Pil complessivo a livello mondiale; sono delle economie in forte crescita, seppur meno sostenuta rispetto agli anni passati, e nel corso degli ultimo decennio hanno contribuito da soli a circa il 50% della crescita a livello globale.
Dal vertice di Fortaleza non si è escluso l’ingresso di altri paesi emergenti a forte tasso di sviluppo economico all’interno della neonata Development Bank, quali Argentina, Messico, Nigeria, Turchia, Vietnam, Indonesia e Corea del Sud.
La nascita di questo nuovo organismo ci auguriamo sia da monito per le altre istituzioni finanziarie internazionali, quali il FMI, la Banca Mondiale, la Bei, la Bers o la Trojka affinché abbandonino le logiche autoreferenziali acquisite negli anni, e si occupino in maniera più efficace dei paesi in crisi, limitando le manovre lacrime e sangue, come quelle imposte alla Grecia negli ultimi anni; manovre che prendono a riferimento solo i dati finanziari e i bilanci senza occuparsi dell’economia reale e delle condizioni della popolazione dello stato sul quale si interviene.
Allo stesso tempo l’auspicio è quello che la nuova Develpment Bank non diventi un nuovo carrozzone economico-finanziario costretto a seguire le leggi economiche di banche d’affari o di potenti istituzioni.