Aldo Bianchini
SALERNO – Qualche giorno fa ho parlato delle donne e degli uomini che gravitano intorno al sindaco, il famoso “cerchio magico”. Sembra incredibile ma la forza del <<sistema del caimano>> si basa soprattutto sull’assoluta fedeltà dei suoi sudditi. Questi ultimi, donne o uomini che siano, sono disposti ad immolarsi sull’altare della patria ed a rischiare anche l’osso del collo per il capo. Il sistema, non c’è che dire, fa quasi invidia oltre che paura; invidia perché mai nessuno in passato è riuscito ad ottenere tanto dai propri sudditi (il riferimento a Conte e Del Mese è palese !!) tanta fedeltà e tanto spirito di sacrificio; paura perché se ci sono sudditi disponibili a tanto è davvero rischioso cercare di attaccare il loro capo, potrebbero infilarti in tasca la <<famigerata saraca>> e distruggerti, tanta è la loro sicumera. Avevo dedicato all’architetto Fausto Martino (già assessore all’urbanistica con De Luca per oltre dieci anni ed ora suo riconosciuto avversario) una lunga descrizione con i nn. 34-35 e 37 di questa lunga storia dedicata al <<caimano rosso>>; riprendo il racconto all’indomani della pubblicazione di un piccolo stralcio della lettera che il Comune di Salerno ha inviato il 31 gennaio 2014 al Ministro ed al Soprintendente per screditare Martino (che lavora in Soprintendenza a Salerno) e cercare di farlo fuori. Quando scrissi le altre tre puntate su Martino non sapevo che la lettera non l’avesse firmata il sindaco De Luca al quale, comunque, riconoscevo una specie di <<autodifesa>> contro un architetto della Soprintendenza che si era schierato apertamente contro la costruzione del Crescent e che poteva essere chiamato a decidere sulla sua compatibilità ambientale e paesaggistica così come richiesto dal Consiglio di Stato. Confermo la mia visione dei fatti e cioè che un personaggio, chiunque nesso sia, non può assumere il ruolo di controllore della fattibilità di un’opera contro la quale si è pubblicamente schierato con intervista giornalistiche ed anche con azioni tecnico-professionali ben precise. Il sindaco aveva, secondo me, tutto il diritto di mettere in discussione l’eventualità che la pratica venisse affidata proprio a quel tecnico della Soprintendenza e, quindi, prendere carta e penna e scrivere al Ministro ed al Soprintendente stesso; ma sempre con la giustezza dei toni e sena alcun piglio arrogante, quasi da padrone verso un servo. Ma qui casca l’asino, nella fattispecie è accaduto un fatto assurdo. La famigerata lettera del 31 gennaio 2014 non è stata firmata dal sindaco ma dal vice sindaco prof.ssa Eva Avossa che conosco benissimo e proprio perché la conosco sono rimasto stupefatto da questo, credo e spero spontaneo, sacrificio in nome e per conto del capo. Faccio il giornalista da tantissimi anni, ho fatto l’ispettore di vigilanza del lavoro per 37 anni, e non ho mai visto una cosa del genere. Qui siamo di fronte ad un fatto che è assolutamente fuori dalle righe dell’etica professionale e civile ed anche di rapporti interpersonali tra conoscenti, per non dire amici. Qui si innesta anche la grande capacità affabulatrice e dominante del sindaco De Luca che riesce, forse neanche parlare, a far lanciare i suoi sudditi in avventure dalle quali potrebbero tranquillamente tenersi fuori, vuoi per quieto vivere e vuoi per non apparire suddito fino in fondo e senza condizioni. Mentre scrivo ho tra le mani il documento in questione (la lettera del Comune del 31 gennaio 2014) e leggo cose davvero allucinanti contro un uomo, prima ancora che architetto e severo professionista, che sta esprimendo il suo pensiero pubblicamente. E’ vero che in questa Città non si può esprimere il proprio pensiero liberamente se questo pensiero confligge con quello del <<caimano rosso>>, ma andarsi ad inserire in una violentissima polemica fatta di colpi bassi e di messaggi velenosi che riguarda due persone (De Luca e Martino), che prima hanno amoreggiato per oltre dieci anni e poi se le stanno suonando di santa ragione, mi sembra davvero al di sopra delle righe. Non so se Eva Avossa capirà ma io sono fatto così e se ho qualcosa da dire, grazie al fatto di non aver mai avuto niente da nessuno, la dico apertamente ed in piena libertà: <<Eva Avossa questa uscita pubblica in nome e per conto poteva proprio risparmiarsela>>. Probabilmente perché non le sarà stata neppure richiesta ma che è solo frutto di quello che gli esperti politologi definiscono <<condizionamento psicologico>> dei sudditi rispetto al capo. Un fatto simile lo scoprii tanti anni fa durante una trasmissione televisiva su Quarta Rete; avevo invitato Elio Presutto (plenipotenziario dell’allora ministro Carmelo Conte nella sanità); era uscito da poco dal carcere ed a mia specifica domanda rispose in diretta: <<Guarda che Conte non mi ha mai chiesto niente ed ai magistrati che volevano arrivare a lui niente ho potuto dire. Ho fatto le cose che ho fatto, per le quali sono stato ingiustamente arrestato tre volte, di mia iniziativa personale pensando che quello che facevo potesse essere gradito al ministro !!>>. Rimasi allibito, ecco mi trovavo di fronte alla prima prova provata di <<condizionamento psicologico>> del capo rispetto al suddito. Purtroppo, a distanza di oltre venti anni, c’è cascata anche il vice sindaco di oggi prof.ssa Eva Avossa. Io non ho mai fatto politica, non ho mai ottenuto incarichi, ho avuto però degli editori, ma sono sempre rimasto lontano, anzi lontanissimo dal famigerato condizionamento psicologico, per questa ragione non comprenderò mai chi si sacrifica nel nome e per conto de padrone di turno.
Finché il re è sano e salvo, tutti la pensano in egual maniera, ma, perduto il re, il patto è infranto.
(Virgilio)
Quando il caimano cadrà (e prima o poi cadrà) faremo fatica a trovare i suoi sostenitori che, nel frattempo, avranno già trovato un nuovo capo.