SALERNO – Sul Corriere del Mezzogiorno del 17 aprile 2014 ho letto una interessantissima dichiarazione del segretario generale della CGIL Campania, Franco Tavella, in merito all’eccessivo uso dei cosiddetti <<permessi sindacali>>. La vicenda ha preso le mosse dallo scandalo dei numerosissimi rappresentanti sindacali dei Vigili Urbani di Napoli sui quali da Palazzo San Giacomo il sindaco Luigi De Magistris aveva annunciato una indagine radicale. Al centro della polemica l’eccessivo numero di rappresentanti, ben 80 su 700 vigili iscritti alle varie sigle comprese le RSU quasi come a dire che per ogni 8 iscritti c’è un rappresentante sindacale pronto ad usufruire di permessi e robe varie. Uno scandalo all’italiana, insomma. <<Ove venissero accertate irregolarità -ha dichiarato Tavella al giornalista del CorMez- la Cgil non esiterà ad espellere e a denunciare alla Commissione Nazionale di Garanzia che si è reso protagonista di una scorrettezza che danneggia l’intero mondo del lavoro e la sua rappresentanza … il Comune faccia presto e accerti le responsabilità dei lavoratori ma anche quelle riconducibili ai funzionari preposti al controllo e alla concessione dei permessi>>. Come se fosse facile !! Franco Tavella ha fatto benissimo, con il suo spiccato senso deontologico-sindacale a stigmatizzare l’incresciosa situazione, ma la stessa (e Tavella lo sa benissimo !!) viene da molto lontano ed è alla base della perdita di consensi del sindacato in genere. E’ facile ed anche liberatorio dire che se da un lato c’è uno che chiede il permesso dall’altro c’è uno che lo concede, ma la realtà dei fatti racconta cose certamente diverse e pone in evidenza come sia stato e come è difficilissimo negare un permesso sindacale ad un normale lavoratore (Ichino docet !!), figurarsi ad un sindacalista. Pietro Ichino, nel suo <<I nullafacenti>> (ed. Mondadori) in merito alla Commissione di Garanzia ed ai vari organismi locali che sovrintendono alla concessione dei permessi, a pag. 16, nel capitolo dedicato al dialogo tra un precario ed un sindacalista, scrive: <<Sarà come dici ma ti ripeto che non si può chiedere al sindacato di darsi da fare per rimettere in funzione un meccanismo disciplinare inceppato (dice il sindacalista) … e come li rompi tutti questi circoli viziosi ? Ci hanno già provato prima Cassese, poi Bassanini, negli anni ’90 … sarai tu a metterlo in moto con i tuoi progetti strampalati …>>. Poche parole che danno pienamente l’idea di quello che è accaduto e che accade nel mondo del lavoro, soprattutto nel pubblico impiego verso cui lo stesso Matteo Renzi sembra quasi impotente nella sua azione di rottamazione a tutti i costi. Tanto è vero che il sindacato in genere ha già scaricato uno sciopero generale del pubblico impiego il 19 giugno scorso. Del resto anche Luigi De Magistris che ha avviato l’inchiesta interna sembra già essersi fermato sotto l’incalzare dei sindacati che intendono difendere al massimo livello tutti i diritti sindacali, al di là degli abusi che andrebbero puniti. Insomma è sempre la solita storiella all’italiana; da un lato si grida allo scandalo, dall’altro si alzano le barricate a difesa di non meglio precisati diritti. Un dedalo davvero inestricabile. Ma il problema, ho detto, viene da lontano. Ricordo che sul finire degli anni 70 mentre stavo effettuando un controllo all’interno dello stabilimento Superbox di Battipaglia (una multinazionale estera distrutta in buona parte dai sindacati !!) venni avvertito che le maestranze entravano in sciopero e che, quindi, dovevo lasciare lo stabilimento e sospendere il mio accertamento. Chiesi e mi venne spiegato dal direttore del personale che l’Azienda aveva licenziato un sindacalista della CGIL che era stato arrestato a Palermo in flagranza di furto aggravato mentre era in permesso sindacale con l’aggiunta che nei giorni successivi la moglie aveva anche depositato in azienda un certificato medico (che vergogna !!). Per caso l’azienda aveva saputo dell’arresto ed aveva conseguentemente licenziato l’infedele operaio-sindacalista. Ebbene tutto il personale fu indotto a scendere in sciopero per difendere un delinquente camuffato nei panni di un sindacalista. E poi ci meravigliamo che le grandi multinazionali (che certamente avranno anche spremuto il tessuto lavorativo di questo Paese !!) hanno smantellato le loro aziende preferendo trasferirsi in Paesi e zone più tranquille. Per ritornare all’inchiesta napoletana sui permessi sindacali una cosa non mi è piaciuta di Franco Tavella e gliela dico (non faccio come tanti altri colleghi che preferiscono glissare !!), non mi è piaciuta la risposta che ha fornito pubblicamente all’azione del sindaco di Napoli: <<Immagino che possa esserci anche una reazione alle nostre critiche, più volte lanciate contro le attività del Comune …>>. Così, caro Franco, non si va da nessuna parte.