Giustizia/13: da Milano a Salerno passando per Lagonegro … per una Procura in più !! tra veleni e sospetti

.

 

Aldo Bianchini

 SALERNO – Oggi è il turno della Procura della Repubblica di Salerno, da tempo sul cartello nazionale per via di una sostituzione impossibile, così almeno suggeriscono gli esperti del settore. Da sette-otto mesi è andato via da Salerno il procuratore capo Franco Roberti per una “final destination”, come dicono gli americani per indicare il punto d’arrivo, che è l’apice di una carriera davvero brillantissima, la poltrona cioè della “Direzione Nazionale Antimafia”. Dietro di se, purtroppo, Franco Roberti ha lasciato il vuoto non nel senso del <<dopo di me il diluvio>> ma nell’ottica di quella pratica impossibilità di indicare un eventuale suo successore. Non che dall’alto del suo incarico non brighi legittimamente, ma l’ultima parola spetta come è noto al CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) che dovrà nel covo del suo plenum dirimire i dubbi e indicare il successore tra un sestetto + un outsider di possibili papabili. Già buttati alle ortiche le aspirazioni di Umberto Zampoli e Enrico D’Auria (procuratori aggiunti di Roberti a Salerno), di Alfredo Greco (eterno e, forse, miglior pretendente) e di Ugo Adinolfi (procuratore capo di Pisa), sulla scena restano Corrado Lembo (procuratore capo a Santa Maria Capua Vetere) e Leonida Primicerio (già capo della direzione distrettuale antimafia e noto per le sue battaglie contro i clan malavitosi dell’agro nocerino-sarnese). Sulla carta tutto lascerebbe prevedere  una nomina, non scontata, di Corrado Lembo se non fosse per un piccolo inghippo dovuto alla questione della posizione del figlio Andrea (da poco dimissionario dalla dirigenza della segreteria provinciale del Partito Democratico). Io ho sempre sostenuto, e continuo a farlo, che l’essere <<figlio di …>> non deve mai essere un punto negativo né per il figlio e né tantomeno per il padre; perché in caso contrario dovremmo immaginare che il figlio del Presidente della Repubblica deve impiccarsi per il semplice fatti di esser <<figlio di …>>. Nella fattispecie, però, è diverso in quanto il procuratore Lembo e il figlio sono originari di Campagna (paese in provincia di Salerno) e l’aver occupato (anche se per pochissimo tempo) un posto politico di rilievo all’interno di un’organizzazione di partito che fa esclusivamente capo al sindaco di Salerno Vincenzo De Luca potrebbe lasciar passare nell’immaginario della gente un luogo comune molto pericoloso e non meritato, sia per il procuratore Lembo che per il sindaco De Luca il quale certamente non ha bisogno di questi mezzucci per difendersi nelle diverse inchieste e nei vari processi in cui è incardinato il suo nome. Nei panni di Corrado Lembo, noto per la sua immacolata indipendenza, rinuncerei comunque all’incarico a Salerno per ottenere magari un altro e forse migliore riconoscimento in campo nazionale. I veleni e i sospetti lasciamoli al passato, la Procura di Salerno ha bisogno di serenità e di credibilità. La stessa cosa suggerirei al già sostituto procuratore generale Leonida Primicerio, ma solo per il fatto di aver vissuto all’interno della Procura salernitana tutte le insidiose e mille battaglie intestine; per il resto Primicerio appare come un magistrato che davvero non ha mai guardato in faccia a nessuno, anche se questa peculiarità potrebbe non essere foriera di pacificazione e di serenità. Sullo sfondo di questa battaglia, però, appare la figura di Gianfranco Donadio, una carta assolutamente irreprensibile ed al di sopra di ogni parte che il plenum del CSM potrebbe utilizzare come asso nella manica anche per evitare gli effetti a cascata provenienti dalla Procura di Milano che tratterò in un prossimo articolo. Del resto Donadio è stato il titolare di tantissime inchieste importanti e quindi, almeno per il mio opinabile pensiero, appare come l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto. Ovviamente io non sono in grado di spostare alcun equilibrio ma avrei visto volentieri a capo della Procura di Salerno il pm Alfredo Greco (già procuratore capo a Vallo della Lucania) per aver saputo tenere a freno, negli anni di tangentopoli, le fughe in avanti o indietro di molti magistrati salernitani e per aver dimostrato come si ricostruisce dalle ceneri una nuova procura come ha fatto a Vallo della Lucania dopo gli arresti di Nicola Boccassini e di Anacleto Dolce (procuratore capo e sostituto) negli anni travolgenti della tangentopoli salernitana. Ma Alfredo Greco, purtroppo, è stato impallinato più volte nel suo tragitto di magistrato di lungo corso e si sa che l’impegno, la dedizione, la professionalità sono doti che non pagano mai. Alla prossima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *