SALERNO – “Riflessioni sul termine coordinatore” è il titolo di un punto di vista espresso su Face Book da Maria Rosaria Carfagna (cugina dell’ex ministro di F.I.). Come spesso accade, Maria Rosaria riesce con piccoli ma utilissimi ragionamenti logici a commentare, ovviamente dal suo punto di vista, fatti e personaggi, o meglio ancora atteggiamenti che danno la possibilità di attivare un dibattito sincero e libero in un mondo, quello della politica, costituito e costruito soltanto da personaggi che probabilmente della politica con la “P” maiuscola non hanno ereditato niente. Cosa ha scritto la Carfagna sulla sua pagina FB, ecco il testo: <<Non è il fatto di essere nominati il vero problema, ma il comportarsi da nominati, perchè chi coordina un partito ha una funzione ben precisa, quella di coordinare, cioè di fare la sintesi, in maniera democratica, attraverso il confronto costruttivo, delle varie voci del partito. Il coordinatore è per definizione super partes, deve unire, ascoltare anche e soprattutto chi, all’interno, la pensa in maniera diversa, perchè il confronto, anche aspro, é arricchimento, non tradimento, perchè chi coordina risponde al partito, non al suo mentore, perchè un conto sono i rapporti personali e altra cosa la gestione di un partito, un conto sono le esternazioni a titolo personale, altro è la linea del partito. Fare chiarezza sul significato del termine coordinatore sarebbe già un bel passo avanti per il rinnovamento, da più parti auspicato, di Forza Italia>>. Un commento veramente a 360° e riferito spiccatamente a Forza Italia, partito dal quale la Carfagna fu costretta ad uscire proprio per tutte le ragioni prima descritte, ragioni che si attagliano alla perfezione alla struttura provinciale e locale di F.I. ma non tanto a quella nazionale che si allontana dal partito inteso come “”grosse organizzazioni che durano nel tempo, che internamente sono strutturate a piramide (cioè con un segretario generale e un presidente, un consiglio, e vari altri organismi a livello centrale, regionale, provinciale e comunale) per la conquista e la gestione del potere politico e del governo della cosa pubblica. Organizzazioni che basano la loro diffusione tra il popolo su quattro funzioni tipiche: ideologia – aggregazione – mobilitazione e reclutamento”” per avvicinarsi di più ad “”una struttura personale finalizzata alla conquista del potere per il potere””. Sono d’accordo, quindi, con Maria Rosaria Carfagna quando dice che l’essere nominati non è il problema, piuttosto il comportarsi da nominati non rispettando le idee degli altri facendo leva sul “rapporto personale” con il nominante. La Carfagna non affonda il dito nella piaga ma è proprio questo il problema di Forza Italia, chi viene nominato si comporta da nominato sempre e comunque. Ed è una crisi endemica che si trascina, quasi a cascata, da nominante a nominato dal punto più alto fino al punto più basso. E va a finire, almeno per Forza Italia, che chi coordina risponde solo e soltanto al suo mentore, e questo è certamente un passaggio devastante per un partito che voglia rispondere alla sua funzione storica, un passaggio che però va benissimo in Forza Italia che ancora oggi non può essere considerato un partito tradizionale. Difatti i coordinatori comunali e zonali, per quanto attiene il territorio salernitano, rispondono soltanto direttamente all’altra Carfagna, quella Maria Rosaria direttamente nominata dal cavaliere Silvio Berlusconi, che pensa di non dover dare conto a niente ed a nessuno se non al proprio unico mentore, quello che l’ha fatta prima deputata e poi ministra. Il meccanismo si inceppa paurosamente, come sta avvenendo per l’ex ministra, quando questi nominati regionali o provinciali incominciano a “parlicchiare di politica”, cioè a manifestare i primi vagiti verso un partito che abbia la dignità di essere chiamato tale; a quel punto lo scontro con il mentore è inevitabile, il nominato viene indicato, nel migliore dei casi, come traditore mentre il mentore come bieco dittatore. Probabilmente la verità vera è nel mezzo anche se non abbiamo la prova contraria né per l’una né per l’altra versione. C’è, però, una verità storica che riguarda soltanto i nominati, loro difatti si allontanano spesso dal nominante e mai quest’ultimo da loro; ecco perché il termine “traditore” è più credibile di quello di “dittatore” o di “oligarca”. Gli esempi nominativi sarebbero moltissimi, riproporli farebbe correre il rischio di allontanare il pensiero del lettore da quello che è il vero problema che ha segnato e segna profondamente il nostro tempo e cioè la perdita secca da parte dei partiti tradizionali, che erano anche scuola di politica ed in alcuni casi di vita, del ruolo che la storia in senso lato aveva assegnato loro e cioè quello della ideologia, dell’aggregazione, del reclutamento e della mobilitazione in senso positivo e nell’unico interesse del governo della cosa pubblica uguale ed utile per tutti. Qualsiasi partito o movimento, oggi, sembra aver smarrito questo concetto fondamentale che ha accompagnato la storia dell’uomo nei secoli portandolo anche a due grandi rivoluzioni industriali, quelle di fine 700 e di fine 800, che hanno contribuito a capovolgimenti epocali per l’intera umanità. Ma al lettore comune, naturalmente, piacciono anche i nomi ed i cognomi; ebbene nella prossima puntata tratteggerò per filo e per segno il momento critico dei due esponenti meridionali di Forza Italia, Mara Carfagna e Raffaele Fitto, senza dimenticare quelli anche più illustri che li hanno preceduti in quello che io definisco <<un torbido stordimento della dimensione reale>> delle loro prerogative e prospettive politiche. Grazie, intanto, a Maria Rosaria Carfagna, quella meno nota e forse più geniale, per avermi dato lo spunto per questa ed altre riflessioni.
direttore: Aldo Bianchini
Bisognava che il PD arrivasse al 40. E passa per fare queste riflessioni? Io aggiungerei anche la incapacità dei nominati.
Caro signor Bianchini,
queste riflessioni le faccio da molto tempo , sui social , se visita il mio profilo ne troverà parecchie . Condivido con lei il fatto che spesso i nominati siano anche incapaci, ma sa, l’incapacità in questi casi è un grande merito, perché garantisce la messa in atto della linea del “nominante” senza discussioni, in quanto il ” nominato” , incapace di rielaborazione e iniziativa personale è un mero esecutore di ordini.
Non vedo come una persona fuoruscita da Forza Italia(per motivi tutti riservati e per evitare di entrare nei particolari, onde non interferire con la privace!), come la Sig.ra CARFAGNA M.Rosaria(cugina della CARFAGNA Mara di Forza Italia), possa essere la Guida Spirituale di Forza Italia, nel voler imporre il suo pensiero, il suo modus vivendi, il suo charme…..nelle scelte di un movimento che a lei non appartiene più, e che non dovrebbe più interessarle ed ovviamente non ne dovrebbe criticare l’operato sia del suo leader Silvio Berlusconi, sia di chi egli stesso ha nominato per ricoprire la carica di coordinatore, o di responsabile nazionale, regionale, provinciale e comunale. Pertanto, gentile Aldo Bianchi, non vedo il nesso tra quanto lei scrive e quanto, a noi di FORZA ITALIA 1994, possa interessare. Distinti saluti.
Paolo Palladino
Caro Sig. Palladino , forse si è un po’ distratto, perché è noto a tutti e si evince anche dal profilo Facebook che nella ultima campagna elettorale ho sostenuto Raffaele Fitto e Federica De Benedetto , candidati di Forza Italia . Certo , non erano i candidati indicati dalla segreteria provinciale, ma le elezioni europee consentono di esprimere le preferenze e io le ho espresse ragionando con la mia testa. Se poi per lei esprimere una preferenza non conforme ai diktat dei dirigenti locali significa essere fuori dal partito , mi dispiace, non è così e Raffaele Fitto sta dimostrando a tutti che il dissenso in un partito è fonte solo di arricchimento , non è tradimento. Io sono e resto in Forza Italia e continuerò ad esprimere liberamente il mio pensiero , perché i militanti hanno non solo il diritto di esprimersi , ma anche quello di scegliere i dirigenti.