SALERNO – Nel precedente articolo (il n. 26) di questa vicenda ho posto l’accento insistentemente sulla famosa “”Delibera del C.C. di Salerno n. 2 del 21.01.2013 pubblicata il 29.01.2013” e su quella “galeotta fu la telefonata e chi la fece” dal Comune verso la Curia salernitana; ho anche posto la domanda <<insomma che cosa è accaduto tra quella telefonata e la delibera ?>>. Questo passaggio è importante e può dare una lettura molto diversa dei fatti accaduti in danno della Curia e pervicacemente portati avanti dalla Pubblica Accusa sia nelle indagini preliminari che nel processo penale e nella richiesta di condanna in appello non solo per quelli già condannati in primo grado (tre) ma anche per quelli assolti (otto), tra i quali tutti i dipendenti comunali tra SUAP (Sportello Unico Attività Poduttive) e ufficio Tecnico. La battaglia, sul filo del diritto, tra i collegi difensivi degli indagati e la Procura della Repubblica è stata condotta davvero con grande professionalità e convinzione nelle proprie posizioni. Per capirne di più bisogna andare alla sentenza del TAR del 5 dic. 2013 (pubblicata il 4 aprile 2014) in cui nella declaratoria delle motivazioni poste alla base del ricorso della Curia contro l’improvviso cambiamento di marcia del Comune l’ottimo collegio difensivo (avv. Lorenzo Lentini) chiede l’annullamento della delibera del C.C. (quella del 21.01.13) ed in particolare <<… ove e per quanto occorra, della Relazione del Dirigente del Servizio Trasformazioni Urbanistiche e del Direttore del Settore Urbanistico, di esame delle osservazioni presentate ai sensi dell’art. 24 LRC 16/2004, di estremi non conosciuti …>>. E’ proprio il termine <<estremi non conosciuti>> che deve far riflettere se si vuol capire perché il Comune prima ha dato la concessione edilizia n. 194 del 25.07.2002, il permesso a costruire in variante in corso d’opera n. 136 del 26.06.2007 (per le aree esterne al Villaggio San Giuseppe), il certificato di agibilità con provvedimento n. 5 del 25.07.2007 per case per ferie ed, infine, ha ricompreso nel PUC del 24.01.2007 il complesso della Colonia San Giuseppe in ZOF/10 per poi all’improvviso fare marcia indietro con la delibera del 21.01.13 e con le marcate e misteriose controdeduzioni alle osservazioni della difesa della Curia/Villaggio. Perché questa marcia indietro dopo che c’era stata addirittura una galeotta telefonata risolutrice ? Non è facile dare risposte esaurienti e, soprattutto, persuasive e inoppugnabili dal punto di vista legale. Per andare avanti nel discorso va subito precisato che lo strumento urbanistico, pur nella complessità legislativa, è alquanto duttile e nello spirito del legislatore doveva assumere la veste di un fattore di crescita dello stato sociale; talvolta detto strumento è utilizzato, però, non come fattore di crescita ma come arma di ricatto o peggio ancora come <<voto di scambio>> sul quale le Procure si lanciano come falchi. Va anche detto che la “materia urbanistica” è talmente complessa sul piano legislativo che molte norme entrano in contrasto tra loro e spesso quella successiva annulla e cancella quella precedente, non tenendo minimamente conto che nel frattempo si è operato con quella precedente. Dunque in questo panorama arriva la <<manovra correttiva del PUC per superare alcune criticità emerse in sede di prima applicazione dello strumento urbanistico>> (parole contenute nella sentenza del TAR del 5.12.13). E quali sono queste criticità ? Non è dato di sapere, a meno che dette criticità non appartengano agli <<estremi non conosciuti>> di cui sempre a sentenza del TAR che nelle numerose pagine di motivazioni dettaglia con precisione il quadro urbanistico della Città con tutte le sue contraddizioni. Ma il TAR va oltre e, anche se non lo scrive esplicitamente, fa intuire che la marcia indietro dell’ A.C. di Salerno rispetto a tutte le concessioni in precedenza disposte in favore della Curia (ivi compreso quel muretto sulla spiaggia che dovette essere frettolosamente abbattuto dopo la “galeotta telefonata” che sembrava risolutrice) sia dovuta non soltanto all’intervenienza di nuove ed ancor più complicate norme urbanistiche (leggasi L.R.C. 2010 -molto restrittiva- piuttosto che quelle del 2001 e 2004 -molto permissive-) ma anche, se non soprattutto, al problema di dover salvaguardare tutte le altre attività espletate fino a quel momento (gennaio 2013) dal SUAP sull’intero territorio di pertinenza comunale. E’ logico e consequenziale, ma anche comprensibile, pensare che il Comune di Salerno si sia molto preoccupato di erigere subito uno scudo protettivo a difesa dell’azione urbanistica esercitata in forza di precise leggi che col tempo erano state sovvertite da altre leggi regionali che avevano dovuto fare proprie alcune direttive di carattere nazionale a correzione delle precedenti norme e completamente diverse dall’orientamento che per circa un decennio aveva caratterizzato l’azione urbanistica a livello regionale. Dunque quando sulla scena irrompe la <<penetrante indagine del giudice penale>> che si muove sulla scorta di un preciso seppur fantasioso <<libello accusatorio>> sottoscritto da “don Matteo Notari” (ex presidente dell’I.I.S.C. -istituto interdiocesano per il sostentamento del clero-) e del dott. Luca De Franciscis (presidente del collegio dei revisori dei conti dell’IISC) e sulla scorta delle contraddizioni oggettive esistenti tra diverse normative, il Comune di Salerno va nel panico e consapevole dei gravi rischi che potrebbe correre se la penetrante indagine del giudice penale dovesse allargarsi all’intero quadro attuativo della manovra urbanistica, in rapporto alle decisioni già assunte dai funzionari del SUAP, corre ai ripari con l’approvazione della variante parziale al PUC (delibera C.C. del 21.1.13) per due motivi: a) riparare i danni derivanti da possibili <<estremi non conosciuti>>; b) fermare sul nascere l’azione penetrante del giudice penale che nel frattempo è divenuta “insistente” sulla pratica dell’Angellara Home che è palesemente scoperta da possibili difese anche a causa del <<libello accusatorio>> sopra citato ed assunto dal PM come prova provata. Accade, quindi, l’irreparabile e forse l’imprevedibile e cioè che la penetrante indagine del giudice penale si fa sempre più accanita contro l’unico osso che è riuscita o ha voluto addentare perchè in pratica la Curia in quel momento rappresenta l’anello più debole della catena di concessioni edilizie elargite dal SUAP a destra e a manca. Ma il Comune di Salerno ha buttato volutamente alle ortiche la Curia o si è trattato di un fatto casuale ? Difficile rispondere a questa domanda anche se tutti gli atti iniziali e consequenziali farebbero propendere per la prima supposizione. Tutto questo non esclude, però, il fatto che un altro giudice penale possa avviare, riprendere o continuare quella <<penetrante indagine>> che aveva iniziato il PM Roberto Penna e che per presumibili ristrettezze di tempi ha sospeso o neppure avviato; la storia anche recente è piena di questi accadimenti. Proprio in questi mesi in un’altra realtà territoriale, quella del Comune di Padula, anch’essa titolare di grandi attrattori turistici, in cui le autorità comunali hanno messo in atto un’azione urbanistica (simile a quella di Salerno !!) sulla base di leggi regionali che poi sono state spazzate via dalle direttive nazionali; ed anche a Padula come a Salerno a cadere dalla padella nella brace è stata una sola azienda (Bloisi srl), almeno fino a questo momento, che addirittura è stata posta sotto stretto sequestro dal 1° aprile scorso senza evidenti e immediati sviluppi risolutivi e con grave danno per l’occupazione e per la crescita dell’intero territorio. Di tutto questo quadro, ricostruito anche sulla base di mere ipotesi, i due collegi giudicanti (penale e amministrativo) fin qui intervenuti sulla vicenda dell’Angellara Home hanno preso ampia coscienza e pur non potendo obiettivamente intervenire nel merito hanno tracciato profonde linee operative per quegli altri Organi che saranno verosimilmente chiamati a decidere dopo di loro. Infine, dopo anni di tribolazioni, di congiure, di tradimenti, di sentenze anomale ancorchè ingiuste l’arcivescovo emerito, mons. Gerardo Pierro, ha così potuto scrivere a chiusura del suo ultimo libro <<Una vicenda amara lunga cinque anni per servire la comunità>>: “”Ora che il Villaggio San Giuseppe, dopo la bufera giudiziaria, è tornato nella piena disponibilità della diocesi, auspico che continui a servire la Comunità …auguro alla santa Chiesa salernitana, di cui sono figlio, dopo esserne stato pastore e padre, ogni bene nel Signore con le parole di Paolo VI —le benedizioni di Dio siano sopra di te, abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo—“”.