di Maria Luisa Perrone
Ora che ci sono dentro
come chi è chiuso nell’inferno,
cercando di passare il tempo a dare un nome a questo odore
che ora ho capito chiamarsi amore.
Ho cercato di pensare che mi fossi indifferente,
di non pensarti, far sì che non contassi niente.
Non posso immaginare mani che non siano le tue, che il viso mi accarezzano
e tremano, come corde di violino, che da un momento all’altro si spezzano.
Non posso immaginare che non sia la tua voce a gridare amore,
al massimo potrei gridare io, ma di dolore.
Non posso immaginare che non siano i tuoi i figli che un giorno metterò al mondo,
non posso immaginare che tu stia con un’altra donna, ho già toccato il fondo.
Non posso immaginare che non sia tu la persona della quale dovrò occuparmi,
quando sarai vecchio e stanco.
Non posso immaginare il tuo viso che si volta e non mi vede al suo fianco.
Hai capito che ti dedicherò tutta me stessa,
toccami e vedrai che non sarà solo un’effimera promessa.