Aldo Bianchini
SALERNO – Quello del 28 febbraio 2014 è stato, probabilmente, il venerdì più nero della storia di una delle imprese più accreditate in campo nazionale: Arti Grafiche Boccia, onore e vanto di una Salerno che fu. L’ultimo venerdì di febbraio una notizia molto brutta è apparsa su tutti i giornali: <<Arti Grafiche – 48 dipendenti in mobilità>> oppure <<Grafiche Boccia – 48 esuberi trattativa aperta sulla mobilità>>. E pensare che fino a qualche mese fa l’azienda era stata, e forse lo è ancora, <<un punto di riferimento prestigioso apprezzato in Italia e all’estero>>. E’ venuto meno uno dei clienti più importanti “La Repubblica”, uno dei quotidiani più importanti del Paese e fiore all’occhiello del “gruppo De Benedetti”. Questo stop in campo nazionale potrebbe, ma in tanti sperano che non sia così, portare ad una dismissione a catena per tanti altri clienti nazionali di primo piano. L’azienda Boccia stampa mediamente ogni anno 8 miliardi di etichette per prodotti agroalimentari, 104 miliardi di pagine di riviste; questi tra i dati più significativi di un impianto che produce il 74% per il nazionale ed il 26% per il resto d’Europa. La botta di La Repubblica è veramente significativa; una botta che arriva dopo anni indiscussi di successi inanellati con una certa facilità, successi che avevano portato l’azienda ad un’impennata del fatturato del 325% dal 2010 in poi. L’azienda di certo non era stata ferma ed aveva investito in nuove tecnologie ed ammodernamenti strutturali ben 50milioni di euro. La crisi delle Arti Grafiche Boccia risente verosimilmente della crisi nazionale e mondiale che ha colpito, tra le altre cose, anche tutti gli altri stabilimenti grafici del territorio nazionale. C’è già stata qualche preoccupata riunione in Confindustria/Salerno e il manager Vincenzo Boccia ha subito messo le mani avanti trincerandosi dietro il paravento della crisi globale. La situazione al momento è questa, poi si vedrà. Vincenzo Boccia è nato a Salerno nel 1964, laurea in economia e commercio, amministratore delegato della Arti Grafiche Boccia spa di Salerno, fiore all’occhiello dell’imprenditoria salernitana, un’azienda fondata con grandi sacrifici dal padre ma rinnovata e modernizzata dal figlio con grande professionalità. Ma chi è e cosa ha fatto il padre, Orazio Boccia ? Il cavaliere Orazio è stato il fondatore del gruppo “Arti Grafiche Boccia” nel lontano 1950. Venne su dal nulla, mise in piedi uno stabilimento facendolo crescere in maniera esponenziale nel corso degli anni. Boccia ha sempre rappresentato, per tantissimi, una realtà solida ed inattaccabile, fino al punto da essere definita dal sindaco Vincenzo De Luca (in occasione del premio Perrotta dato al patron) <<un’eccellenza nazionale, un punto di riferimento prestigiosi apprezzato in Italia e all’estero>>. L’abilità del cavaliere Orazio è stata quella di rapportarsi con la politica locale, e non solo, in modo di <<esserci senza essere>>; e questo, forse, ha fatto le fortune dell’iniziativa imprenditoriale certamente prestigiosa. La pletora di amici, di consiglieri, di prestigiatori, di gente che voleva stampare qualcosa, gli stessi uomini politici che per decenni si sono avvalsi del prestigioso impianto (spesso a costo zero !!) sono come d’incanto spariti, scomparsi, subito dopo la notizia del primo sussulto aziendale con i 48 esuberi. Se si pensa alle centinaia e centinaia di libri stampati, dalle poesie alle storie ed alla politica, verrebbe quasi da chiedere e da chiedersi dove sono finiti, ora, tutti quei presunti amici. Io personalmente ho scritto soltanto una volta, in passato, su Vincenzo Boccia che non ho mai conosciuto direttamente così come il padre; lo feci all’indomani della sua partecipazione alla trasmissione “Porta Porta” di vespa del 16 aprile 2013. Allora Enzo Boccia era all’apice del successo: presidente di Piccola Industria e vicepresidente di Confindustria con delega per il credito e la finanza per le PMI, e inoltre rappresentante di Confindustria presso il BUSINESSMED. Nei pochi minuti che ebbe a disposizione per dire la sua sui temi trattati, in particolare sul mondo del lavoro e dell’economia, lo fece con assoluta padronanza, senza tentennamenti o cedimenti emotivi, e parlò evitando gli inutili ma consueti giri di parole. Ad esempio, mentre si accennava alle difficoltà di formare il nuovo governo, disse con semplicità: “uscire dalle tattiche, entrare nei contenuti”. Sembrava una frase fatta ma non era così. Nella realtà Vincenzo Boccia con quella frase di poche parole riuscì a descrivere la situazione di stallo del nostro Paese. Altre brevi frasi mi colpirono nel corso dei suoi interventi: “Non solo stabilità ma anche qualità, e la stabilità non sempre si sposa con la qualità” per poi proseguire con “Ansietà comporta la contrazione dei consumi” e concludere con il problema lavoro significando che il “costo del lavoro per unità di prodotto nello scambio salario-produttività”. Mi chiesi tra me e me come fosse possibile che un imprenditore di vaglia come Boccia dovesse, poi, rimanere fuori dalla politica locale senza nemmeno tentare di imporre le sue idee e la sua managerialità; me lo spiegai con la convinzione che l’impresa non sempre si sposa con la politica e viceversa. Lui del resto rappresentava il più classico degli esempi in cui i figli superano i padri (con tutto il rispetto per i loro padri !!) mantenendo vive le radici e le tradizioni familiari ma passando dalla classica “pacca sulle spalle” ad un rapporto imprenditore-azienda-risorse umane basato sullo sviluppo della managerialità a tutti i livelli. Tutto questo, purtroppo, non ha evitato la crisi. E gli amici dove sono ? Spariti, ripeto. Anche i giornalisti Bruno Bisogni e Roberto Race che avevano curato il volume <<Orazio Boccia, storia di uno scugnizzo>> (edito da Guida e da luglio 2013 nelle migliori librerie italiane) con le prefazioni del presidente dei cavalieri del lavoro Benedito Benedini e dell’allora viceministro Vincenzo De Luca. E che fine hanno fatto tutti i presunti amici e beneficiati ? Spariti, semplicemente spariti alla prima difficoltà di un’azienda che ha fatto la storia dell’imprenditoria salernitana e che presto, credo molto presto, continuerà a farla. Almeno questo è il mio augurio, sincero e non prezzolato.
Egregio Dott. Bianchini,
un vecchio proverbio dice “chi la fa l’aspetti”… Lei sicuramente avrà i suoi motivi per elogiare e glorificare il vecchio Orazio, ma io Le posso dire che ci sono tanti curiazi che hanno subito le angherie e l’arroganza dell’Orazio in questi anni…. Peraltro chi è vicepresidente di confindustria, ed è anche bravo come Lei dice (mi riferisco al figlio), e quindi gode di un palco di favore, per le proprie attività e per i crediti bancari a tantissimi invece negati, e non riesce a capire in tempo dove va il mercato e come è grave la crisi…. allora beh un dubbio sulle capacità può sorgere…
Comunque spero anch’io, come Lei, che la situazione si riprenda ma solo per i 48 lavoratori non certo per i “padroni” Boccia…. tanto loro si salveranno, personalmente, anche se dovesse fallire l’azienda…. i lavoratori no ed è ad essi che va la mia solidarietà…..
Ad maiora
Dott. Bianchini,
scopro solo molto tempo dopo questa spiacevole notizie sui LAVORATORI di Arti Grafiche Boccia. Purtroppo sono i segni della crisi, è vero, ma gli unici a pagare sono questi… “faticatori”.
Si perché di persone che “faticano” si tratta, quando si parla di Arti Grafiche Boccia. Sotto la farraginosa gestione della famiglia Boccia si lavora tantissimo e nonostante l’onestà, le capacità e l’attaccamento dei dipendenti all’azienda, questi vengono trattati a “pesci in faccia”.
Sostengo pienamente ciò che ha scritto Algida: non ci sono capacità imprenditoriali, ma politiche.
Chi si è spento in video e interviste come Enzuccio in cui si parla di un’azienda “europea” che non esiste, si passasse la mano per la coscienza e andasse a vedere i gabinetti neri, sporchi e con i vermi, roba che i bagni delle stazioni delle ferrovie sono lusso da 5 stelle e più.
Senza parlare dei lacché, i finti responsabili, i caporali che vessano e maltrattano i nuovi poveri arrivati.
Straordinari? Gratis ovviamente.
Spiace per i faticatori, ma non per la famiglia Boccia. I 3 boss scendessero dal piedistallo e si facessero un bagno di umiltà.
In bocca al lupo a tutti.