Maria Chiara Rizzo
E’ calato il gelo tra Israele e Giordania dopo l’uccisione di un giudice giordano di origine palestinese, Raed Zeiter di 38 anni, da parte di un soldato sionista che ha aperto il fuoco al passaggio del ponte Allenby, ubicato tra la monarchia ashemita e i territori della Cisgiordania occupata. Le scuse espresse del primo ministro israeliano Netanyaho non sono servite a placare le proteste contro lo Stato sionista con cui la Giordania mantiene ottime relazioni sugellate nel 1994 da un trattato di pace. L’opposizione giordana più radicale ha chiesto la rottura dei rapporti diplomatici con lo stato sionista. Inoltre, lunedì scorso circa 200 persone si sono radunate davanti all’ambasciata israeliana ad Amman in segno di protesta e un cittadino ha tentato di dare fuoco alla bandiera sionista, ma è stato bloccato dagli agenti.
Le versioni sulla dinamica dell’incidente fornite dalle parti interessate sono discordanti: secondo i familiari della vittima, il soldato israeliano lo avrebbe ucciso a sangue freddo, mentre le forze militari israeliani sostengono che il giudice si sarebbe scagliato contro i militari gridando “Allah Akbar” (Dio è il più grande), cercando di sottrare le armi a uno di loro.
Non è solo il popolo giordano a sentirsi ferito dall’accaduto, anche il governo giordano condanna l’accaduto: il primo ministro giordano Abdallah Nsur ha accusato Israele a cui attribuisce la responsabilità del crimine, mentre il ministro dell’informazione della monarchia araba ha preteso sanzioni severe per il militare che ha ucciso un civile non armato. Anche l’Autorità palestinese è intervenuta, chiedendo la creazione di una commissione di inchiesta internazionale.
Il clima di tensione che si è creato tra i due paesi affonda le radici in un altro episodio. Negli ultimi tempi le relazioni tra i due vicini si sono deteriorate a causa del progetto israeliano di estendere la sovranità sulla Spianata delle Moschee, il cui diritto di custodia è stato riconosciuto alla Giordania in seguito all’accordo del 1994.