Caimangate/35: la lezione di Alfredo !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Dalla rassegna stampa dei giornali nazionali ho appreso che l’accordo bis tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale è stato raggiunto e ratificato, anche con Angelino Alfano, grazie al cosiddetto <<emendamento D’Attorre>>, una sorta di compromesso che lascerebbe passare la nuova legge solo per la Camera in quanto il Senato dovrebbe, poi, essere abolito. Insomma quasi un “compromesso storico” ad opera di un giovane deputato alla prima legislatura dopo un lungo percorso tutto intero all’interno del PD salernitano come “delfino”, cioè uomo di punta, dell’ormai malconcio Vincenzo De Luca che da qualche tempo a questa parte non ne ingarra più nemmeno una. Alfredo D’Attorre, un giovane professionista salernitano, nato e cresciuto nella parte orientale della città, arrivò alla corte di De Luca insieme ad un altro giovane promettente: Nicola Landolfi. I due per un certo periodo di tempo sono stati i due unici “cavalli di razza” che De Luca abbia mai avuto; Alfredo propositivo e scalpitante che De Luca voleva domare per imitare il grande Ettore di troiana memoria, Nicola più remissivo e sempre disponibile che De Luca tiene buono nell’attesa di tempi migliori. Ma il caimano rosso aveva puntato tutte le sue carte sul cavallo più bizzarro, Alfredo, che riusciva a confezionare e proporre strategie politiche d’avanguardia anche per lo stesso De Luca. Sembrava inarrestabile la corsa di Alfredo che presto divenne anche segretario provinciale del partito ma fatalmente urtò la suscettibilità del capo nel corso delle elezioni amministrative del 2006, quando De Luca lottò da solo contro tutti, anche contro il suo stesso partito regionale e nazionale con momenti di alta tensione (in Via Due Principati vennero quasi alle mani !!) tra i rappresentanti ufficiali che appoggiavano Alfonso Andria e i facinorosi che volevano De Luca a tutti i costi. Tra questi ultimi non si schierò Alfredo, come Vincenzo avrebbe voluto, e commise un errore imperdonabile secondo le visioni del capo. La rottura arrivò di lì a poco e D’Attorre, pur di non portare il suo cervello all’ammasso, fece un passo indietro scomparendo nei flutti dell’oblio. Così sembrava, ma così, fortunatamente, non è stato. Molto intelligentemente Pier Luigi Bersani che aveva intuito le grandi capacità culturali e politiche del giovane Alfredo dopo un po’ di tempo lo chiamò a Roma per sistemarlo nel settore “studi” del partito, Con calma, ben conoscendo i suoi mezzi, Alfredo D’Attorre ha saputo attendere il suo turno e, nonostante la feroce opposizione del suo ex capo, fu messo prima come commissario regionale PD della Calabria e poi da lì il gran salto verso la Camera dei Deputati. A quel punto il gioco era fatto, Vincenzo De Luca non poteva più nulla contro di lui, e Alfredo è esploso in tutta la sua enorme capacità politica e, soprattutto, di studioso delle manovre politiche. Ora il suo nome è su tutte le pagine dei grandi quotidiani nazionali e spicca nei commenti dei grandi editorialisti televisivi; è stato capace di studiare e partorire un emendamento, passato già alla storia come <<emendamento D’Attorre>>, capace di mettere d’accordo tre personaggi centrali ma di segno opposto della politica nazionale: Matteo Renzi, Angelino Alfano e Silvio Berlusconi, su uno dei compromessi più difficili della storia della Repubblica. Nei mesi che verranno si potrà anche discutere di quell’emendamento, anzi certamente si discuterà, ma per il momento rappresenta un vero e proprio ago della bilancia tra i vari interessi dei tre amici-nemici. Non c’è che dire, una gran bella soddisfazione per un giovane della politica italiana; una soddisfazione che Vincenzo De Luca poteva fare anche sua se avesse avuto la pazienza o meglio la capacità di ascoltare Alfredo, anche di sopportarlo un po’, al tempo in cui il giovane politico cercava di fargli capire che il <<solo contro tutti>> può portare dei successi immediati ma che sulla distanza porta solo isolamento ed ostracismo. Questo modo di ragionare, però, appartiene ai leader e De Luca non è un leader, è soltanto un personaggio caparbiamente carismatico che non sa scegliere i suoi delfini e si fida soltanto di chi abbassa sempre la testa. E’ triste ma è così. Intorno a De Luca c’è il vuoto assoluto perché tutti i personaggi di cui si circonda non riescono mai a condizionare le decisioni apodittiche del capo. Non so se per qualcuno di questi personaggi la lezione che viene da Alfredo D’Attorre possa valere qualcosa, purtroppo non hanno ancora capito che la libertà di pensiero non ha prezzo e, soprattutto, non ha poltrone da occupare.

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