Alfonso D’Alessio
Il tempo di quaresima ha lo scopo di preparare la Pasqua mediante il ricordo del Battesimo e la penitenza. Inizia il mercoledì delle ceneri e termina il giovedì santo con la messa “in Cena Domini” esclusa. Dall’inizio della quaresima fino alla veglia pasquale non si canta l’alleluia. Ha la durata di quaranta giorni e riporta il carattere originario che fu riposto nella penitenza di tutta la comunità e dei singoli, protratta per l’appunto, per quaranta giorni. Nella determinazione della durata ebbe grande peso il numero quaranta che ricorre nella Bibbia come i giorni che Gesù passò nel deserto, gli anni trascorsi da Israele nel deserto e i giorni che Mosè passò sul monte Sinai. La celebrazione della Pasqua nei primi tre secoli della vita della chiesa non aveva un periodo di preparazione. La comunità cristiana viveva così intensamente l’impegno cristiano fino alla testimonianza del martirio da non sentire la necessità di un periodo di tempo per rinnovare la conversione già avvenuta col Battesimo. Nel IV secolo, l’unica settimana di digiuno era quella che precedeva la Pasqua. L’uso di iscrivere i peccatori alla penitenza pubblica quaranta giorni prima di Pasqua, determinò la formazione di una “quadragesima” (quaresima) che cadeva nella VI Domenica prima di Pasqua. Dal momento poi che la Domenica non si celebravano riti penitenziali, si fissò questo atto al mercoledì precedente. Ogni Mercoledì era infatti giorno di digiuno. Così è nato il “Mercoledì delle ceneri”. Sintetizzando si potrebbe affermare che allo sviluppo della Quaresima ha contribuito prima di tutto la pratica del digiuno in preparazione alla Pasqua, poi la disciplina penitenziale, infine la preparazione dei catecumeni che saranno battezzati la notte di Pasqua. Il cammino quaresimale ha una dimensione battesimale e penitenziale nel senso che Cristo ha radicalmente trasformato, cioè convertito l’uomo, inserendolo nel suo Mistero pasquale. La penitenza, in senso cristiano, è fondata sulla stessa realtà battesimale per il perdono dei peccati ed è poi ripresa e resa segno espressivo per quanti ricadono nel peccato, nel sacramento della Riconciliazione. Questo tempo liturgico non solo prepara i catecumeni al Battesimo, ma è il tempo in cui la chiesa e i singoli sono chiamati a vivere maggiormente questo sacramento mediante una più profonda conversione. Non di meno è la dimensione ecclesiale. La quaresima infatti, è il tempo della grande convocazione di tutta la chiesa perché si lasci purificare da Cristo suo sposo. La penitenza ha sempre come effetto la riconciliazione non solo con Dio, ma anche coi fratelli, che a causa del peccato sempre hanno subito un danno. Dunque “tempo favorevole” per la riscoperta e l’approfondimento dell’autentico “discepolo di Cristo”. La spiritualità della Quaresima è caratterizzata da un più attento e prolungato ascolto della Parola di Dio perché è questa Parola che illumina a conoscere i propri peccati. L’esame di coscienza cristiano non è un ripiegamento su se stessi, ma un aprirsi alla Parola della salvezza e un confronto col Vangelo. Le opere della penitenza devono essere compiute nella consapevolezza del loro valore di segno sacramentale (cioè di segno efficace). Esse sono il digiuno e l’astinenza dalle carni che devono esprimere l’intimo rapporto che c’è tra questo segno e la conversione interiore. Sarebbe inutile astenersi dai cibi, se non ci si astenesse dal peccato. In questo modo il cristiano accetta la faticosa lotta al peccato con la mortificazione per allargare sempre di più all’iniziativa di Dio. Vi è poi la preghiera più assidua e intensa, legata molto strettamente alla conversione, per lasciare sempre più spazio a Dio. Infine la carità, non c’è vera conversione a Dio senza conversione all’amore fraterno.