L’EUTANASIA LEDE LA DIGNITA’

Alfonso D’Alessio

La sofferenza degli altri è per noi insopportabile soprattutto quando siamo legati da affetto. Ma chi oserebbe dire che un essere umano in una situazione di estrema sofferenza, la malattia o la povertà, perde la propria dignità? “Chi può dire quando un uomo, una donna, un bambino non ha più la qualità di un essere umano e deve lasciare questo mondo con un atto di eutanasia attiva”, ha scritto Pascal Wintzer attuale arcivescovo di Poitiers in Francia. Nessun povero, nessun malato, nessuna persona anche diminuito nelle facoltà fisiche o mentali e dipendente da altri, perde mai la sua dignità. Coloro che credono, coloro che utilizzano questo concetto per sostenere che l’umiliazione che la società offre ai deboli, deve accelerare la morte, magari procurata, sono proprio quelli che non conoscono il concetto di dignità umana.  Essi dimenticano o ignorano che nel fratello malato troviamo un santuario di umanità vissuta in un modo misterioso dal Signore. Causare intenzionalmente la morte di un terzo non è un modo per rispettare la dignità di chi soffre. Il dibattito sull’eutanasia e la scelleratezza del Belgio che l’ha legalizzata anche per i bambini,  mostrano come si deve continuamente ritornare su questi temi, anche in considerazione che la presunta onnipotenza umana si ferma di fronte l’unica certezza che tutti dovremo passare per la morte. Del malato, la famiglia, gli amici, gli operatori sanitari possono capire che pur soffrendo, anche avendo perso alcune delle capacità motorie o mentali, la speranza umana è presente, e che esso si aspetta amore e rispetto autentici . La morte non è la fine della vita.  I cattolici restano sempre e ovunque gli unici strenui difensori della vita. Un integralismo di cui non bisogna vergognarsi, anzi, esso mette in risalto proprio quella dignità calpestata da chi in modo disumano dice di voler onorare la vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *