Si è tenuto ieri 12 Febbraio a Roma, presso l’Università degli studi Roma Tre, il “Rapporto sulle entrate tributarie della Regione Calabria” realizzato dallo Svimez, l’istituto per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Il rapporto è stato elaborato sulla base dei consuntivi della Regione Calabria, messi a confronto con la situazione delle altre regioni italiane a statuto ordinario, con lo scopo di analizzare il sistema dei tributi all’interno del sistema di bilancio della regione per capire quanta parte della tassazione possa essere utilizzata per lo sviluppo del territorio e quanta, al contrario, debba essere impiegata per la gestione ordinaria ed il fabbisogno corrente.
Dallo studio effettuato da Federico Pica, Franca Moro, Salvatore Villani e Stefania Torre dello Svimez, è emerso che i principi di autosufficienza finanziaria e dell’autonomia tributaria non sono rispettati, mentre la parte destinata allo sviluppo resta molto ridotta, senza consentire una progettualità concreta per lo sviluppo dell’area calabrese.
I motivi di questa insufficienza sono da ricercarsi nell’utilizzo degli introiti della tassazione Irap (l’imposta sulle attività produttive) escluisivamente per la copertura del disavanzo del sistema sanitario regionale; questo comporta una pesante penalizzazione per le attività della regione rendendo meno conveniente la localizzazione e lo sviluppo in Calabria di attività produttive.
Nel rapporto viene analizzata la sostenibilità finanziaria del fabbisogno normale, i livelli essenziali delle prestazioni erogate in campo sanitario, i meccanismi di finanziamento del sistema sanitario ed i costi standard, il grado di efficacia nell’attività di riscossione delle entrate correnti, dedicando un focus specifico all’Irap, l’imposta applicata alle imprese per contribuire a finanziare la spesa pubblica delle regioni.
Sulla base degli risultati analizzati nel Rapporto Svimez è stata ipotizzata una proposta di riduzione Irap a fronte dell’aumento dell’Iva avvenuto l’anno scorso, come meccanismo per liberare risorse ed apportare benefici al sistema economico, compreso quello della Regione Calabria.
Una soluzione alternativa a quella applicata nell’ultima legge di stabilità che ha optato per una riduzione dell’aliquota Irpef.
Secondo quanto sostenuto da Salvatore Villani, professore incaricato di Scienza delle Finanza e Teoria del Federalismo presso l’Università Federico II di Napoli, compensare l’aumento dell’Iva con una diminuzione dell’Irpef genererebbe un vantaggio fiscale che andrebbe distribuito tra diverse decine di milioni di cittadini italiani, andando a beneficio non necessariamente dei ceti meno abbienti, che, al contrario, sono stati i più colpiti dall’aumento dell’Iva.
Con la riduzione sensibile o l’eliminazione completa dell’Irap si è ipotizzato un beneficio concreto per ben 340.000 aziende. Questo tipo di tassazione è stata già mandata in soffitta da diversi anni in Francia o drasticamente ridotta, come nel caso della Gebersteuer tedesca, trasformata di fatto in un’imposta sui profitti.
Questo beneficio fiscale per le imprese produrrebbe un duplice vantaggio:
– un circolo virtuoso per l’economia, in quanto l’irap pesa sul costo del lavoro, e con una sua abolizione si ridurrebbe la forbice tra il costo del lavoro e le retribuzioni nette erogate ai dipendenti
– non diminuirebbero le risorse tributarie delle regioni per la spesa sanitaria, in quanto il minor gettito sarebbe compensato da un equivalente aumento del gettito Iva e della quota parte trasferito dallo Stato Centrale alle Regioni.