Filippo Ispirato
Nella riunione tenutasi ieri pomeriggio a Francoforte la Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere stabili il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale e quello sui depositi rispettivamente allo 0,25%, allo 0,75% e allo 0%.
Una decisione che in parte contrasta con le attese che si erano venute a creare negli ultimi giorni da parte degli analisti finanziari in merito ad un possibile taglio dei tassi, in particolare quello sulle operazioni di rifinanziamento, che sarebbe dovuto scendere dallo 0,25% allo 0,10%.
Motivo delle attese da parte degli economisti di un ulteriore ribasso era stato, in particolare, il dato relativo all’andamento dei prezzi dell’Eurozona, ovvero il tasso di inflazione, cresciuto meno del previsto (+ 0,7% contro un + 0,8%/+0,9% atteso).
Con una crescita più bassa del previsto del tasso di inflazione sarebbe stato possibile agire attraverso opportune operazioni di espansione monetaria per favorire la ripresa economica dell’area euro, senza temere, almeno per il momento, nuove spirali inflazionistiche.
Il presidente della Bce Mario Draghi ha invece optato per il mantenimento dei tassi di interesse invariati, spiegando alla comunità finanziaria che la situazione al momento si presenta piuttosto complessa, la ripresa economica rimane ancora fragile e disomogenea all’interno dell’eurozona e, sebbene l’inflazione rimarrà bassa per un periodo prolungato, è destinata tuttavia a risalire; inoltre, ad oggi, le economie dell’area euro sembra abbiano retto bene all’impatto legato alle tensioni negative che hanno colpito in queste ultime settimane alcuni paesi emergenti e non si rende necessario un nuovo taglio dei tassi.
Non si esclude, comunque, in futuro, se la situazione economica dovesse peggiorare, di ricorrere al taglio dei tassi di interesse e al ricorso a nuove misure di quantitative easing, ovvero di nuova immissione di liquidità del sistema attraverso acquisto di titoli di stato.