Aldo Bianchini
SALERNO – Nella guerra tra le cosiddette “caste proletarie” salernitane per la conquista del potere attraverso uno status simbol come la “borghesia” bocciata da alcuni filosofi nostrani c’è innanzitutto la battaglia del cemento. E la battaglia del cemento per eccellenza è la ristrutturazione dello stadio “Vestuti”. Il campo sportivo salernitano venne edificato negli anni ’30 su un’enorme area privata donata al Comune dalla famiglia del “barone Santamaria” con una destinazione d’uso ben precisa: lo sport. Negli anni, soprattutto in quelli dell’imperatore De Luca (così denominato da Striscia la notizia !!), il Vestuti è divenuto presto il simbolo di come i grandi lavori pubblici possono essere utilizzati a fini politici nell’interesse esclusivo di precise fazioni a seconda delle amicizie e delle inimicizie che spesso in politica cambiano anche ruolo e faccia. Partiamo dagli anni immediatamente a cavallo di tangentopoli quando la giunta De Luca (prima e dopo !!) decide di affidare all’architetto Giovanni Giannattasio la progettazione del restauro e della modernizzazione dello stadio Vestuti, nel pieno centro della Città. Giannattasio all’epoca era uno dei migliori urbanisti in circolazione, ma come lui c’erano in città anche altri validi nominativi di progettisti di fama. Il docente universitario Giannattasio aveva, rispetto agli altri, un vantaggio, quello di avere irrobustito la linea di accusa della Procura nei confronti di quelli che avevano approvato il progetto del Trincerone Ferroviario (Giordano, Salzano, Bonavitacolo, Adriani, Mustacchi e Di Donato) per via del fatto che in una serata fredda e buia aveva definito, a dichiarazione giudiziaria, il progetto trincerone non esecutivo. E Giannattasio, forse per questo, fu premiato e scelto come progettista non solo del Vestuti ma anche, ad esempio, di Piazza XXIV Maggio (Piazza Malta). Ma questa è storia passata, sappiamo tutti come è andata: è storia. Passano gli anni e il progetto Vestuti sembra ormai archiviato ne i cassetti inesplorati del Comune fino a quando in virtù della nascente e crescente solida amicizia elettorale-imprenditoriale tra De Luca e la famiglia Ilardi (quella del Polo Nautico !!) il vecchio ed antico progetto viene rispolverato. L’occasione è data dal fatto che la famiglia Ilardi, attraverso la società “Ilardi Engineering”, dopo il Polo Nautico aveva proposto al Comune il restauro e la modernizzazione dello stadio Vestuti. Guarda caso i tecnici progettisti della società sono Paola e Monica Giannattasio, architette e figlie del compianto Giovanni, ottime professioniste e progettiste. Il progetto viene quindi ripreso, corretto, modellato alle nuove necessità e presentato in pompa magna dallo stesso Vincenzo De Luca come uno dei lavori più intelligenti della storia urbanistica della Città; e come dargli torto, difatti le due architette da tempo sono affermate professioniste ed occupano i primi posti di merito non solo a Salerno capoluogo. Ma accade l’inghippo imprevisto. La solida amicizia politico-imprenditoriale tra De Luca e gli Ilardi incomincia a raffreddarsi fino alla rottura insanabile; pomo della discordia, manco a dirlo, il Polo Nautico che secondo i bene informati non riesce a decollare a causa del suo mancato completamento con il porticciolo turistico, e non solo per colpa dei permessi che non arrivano dalla regione a governo Bassolino. Le ragioni sarebbero ben altre e tutte riconducibile all’Amministrazione Comunale. La verità è che la linea politica di Vincenzo De Luca si sta spostando verso l’arrembante, facoltoso e ambiziosissimo Agostino Gallozzi (padrone del porto commerciale, presidente di Assindustria, ispiratore e creatore di Marina d’Arechi) e la famiglia Ilardi si sente, forse, messa da parte, Nel frattempo la società “Ilardi Engineering” si trasforma in “Fintur” ma a quel punto nello scenario del Vestuti irrompe l’impresa “Samoa Restauri” di Pontecagnano Faiano (non è dato sapere chi sono i singoli soci !!) con un nuovo progetto che il sindaco presenta in pompa magna nello scorso mese di settembre in occasione delle litanie relative ai 21 lavori per San Matteo. Ovviamente prima di questa presentazione il Comune ha dato il benservito alla “Fintur” attraverso un complicato, ma legittimo, iter amministrativo sostanzialmente basato sul principio che non potevano essere concessi 99 anni del diritto di superficie alla stessa Fintur. Da qui il ricorso al Tar che qualche settimana fa ha deciso che il Comune <<dovrà riattivare il procedimento amministrativo, dopo l’annullamento per difetto di motivazione del deliberato 774/2012 della giunta comunale di revoca della nomina del promotore Fintur>>. Cosa vuol dire tutto questo; vuol dire semplicemente che il Comune, se non fornirà chiare ed inappellabili motivazioni a conforto della revoca, sarà costretto a risarcire la Fintur con la bella cifra di 8 milioni di euro così come è stato quantificato il danno emergente, il lucro cessante, il danno curriculare, il danno all’immagine e la perdita di chance. Deluse, anzi delusissime anche Paola e Monica Giannattasio, le due brillanti architette, che speravano di rinverdire con quel progetto le qualità indiscusse dell’illustre genitore.
Caro Direttore e che dire del progetto del grattacielo in piazza della concordia?