SALERNO – Finalmente possiamo affermare che la “Movida”, fracassona e maleducata, tenacemente voluta dal sindaco Vincenzo De Luca, produce anche (se non soprattutto !!) lavoro nero. Alla faccia di tutti. Bravo il sindaco e i suoi sostenitori. I controlli finalmente attuati dalla Direzione Territoriale (ex Ispettorato del Lavoro) durante i “mitici week end” (si fa per dire !!) delle “Luci d’artista” hanno scoperchiato la pentola gigantesca. “Nun c’è bisogno ‘a zingara p’andiviná, Cuncè’ … Comme t’ha fatto mámmeta, ‘o ssaccio meglio ‘e te! …”, recitava una popolarissima canzone napoletana; la stessa cosa dicasi per il problema del lavoro nero nella movida salernitana così come in tutte le altre movide disseminate sul territorio provinciale. Il problema, annoso e forse irrisolvibile, lo aveva portato allo scoperto in tutta la sua drammaticità il prefetto Efisio Orrù (che resse la Prefettura di Salerno dal 6 luglio 98 al 9 luglio 2000 come 76° Prefetto della nostra provincia); durante il suo mandato spesso gli Enti Previdenziali (Ispettorato, Inps, Inail, ecc.) con il supporto della Guardia di Finanza o dei Carabinieri organizzavano, sotto la guida di Orrù, specifici gruppi ispettivi contro il lavoro nero. Non che i predecessori e i successori di Orrù non lo avessero mai fatto o non lo facciano mai, ma quella di Orrù fu una costante e mirata azione coordinata e molto efficace; si andava dal Cilento fino all’Agro nocerino-sarnese passando per il territorio cittadino. Il dott. Orrù capì che bisognava mettere insieme una buona comunicazione con l’azione di controllo, di educazione e, in estrema ipotesi, di repressione. Bontà sua individuò in me una sorta di compendio delle due specificità: all’epoca ero ispettore di vigilanza dell’Inail ed anche giornalista nonché direttore di una televisione privata; spesso mi convocava per discutere, a quattr’occhi, le problematiche legate sia alla comunicazione come messaggio di educazione preventiva, sia alla esecuzione pratica delle varie azioni ispettive che i “soloni” che vanno a sedersi nell’apposita commissione prefettizia (delegati dagli enti e dalle forze dell’ordine) probabilmente non conoscono perché molti di loro non sono mai stati schierati sul campo. Quando questo rapporto, molto democratico e corretto, tra il prefetto Orrù ed il sottoscritto venne alla luce si scatenò il pandemonio. Ricordo che fui addirittura convocato presso l’Ispettorato per dare, secondo la funzionaria del momento (guai quando comandano le donne in carriera !!), spiegazioni sul caso. La signora pavento il caso di “lesa maestà”; che cavolata, ma nel pubblico funziona così. Ovviamente non dovevo e non diedi alcun chiarimento in quanto quello con il Prefetto era un rapporto personale e privilegiato che non intaccava nella maniera più assoluta l’attività e l’iter burocratico dei rappresentanti dei vari Enti e delle Forze dell’ordine presso il gabinetto del Prefetto. Ricordo molto bene che una volta proposi al dr. Orrù un’azione eclatante anche dal punto di vista mediatico e gli chiesi se se la sentiva di cingere d’assedio tutto il centro storico di Salerno impiegando uomini e mezzi in numero esponenziale. Mi disse che doveva riflettere, non se ne fece mai nulla; poi Orrù andò via e venne il dr. Laudanna che per i primi tempi cercò di continuare la strategia di Orrù ed anche con lui ebbi ottimi rapporti. Tutto, però, fu lentamente annacquato dal tempo. Con l’attuale Prefetto, dott.ssa Gerarda Pantalone, ad esempio, non ho il minimo rapporto. Ora arriva la notizia dell’azione, certamente importante e significativa, dei controlli disposti dall’attuale capo della Direzione Territoriale del Lavoro, ing. Rossano Festa, che stando ai report giornalistici avrebbe dato risultati confortanti dal punto di vista ispettivo ma drammatici dal punto di vista dell’illegalità latente in materia di assunzioni e orari di lavoro. Voglio, però, subito mettere le mani avanti e precisare che i giornali hanno pubblicato i dati tabellari posti a resoconto delle ispezioni e che spesso questi dati, assolutamente statistici, non rispondono all’effettiva realtà per quanto attiene il mancato rispetto delle leggi; senza dover ricordare a tutti gli addetti che i lavoratori al momento dell’accesso ispettivo sono turbati e, forse, spaventati dall’azione che dovrebbe sempre aver cura di guardare anche all’aspetto psicologico della vicenda e questo quasi mai viene attuato. Faccio solo un esempio esplicativo: per le statistiche “un lavoratore a nero” può essere considerato anche il lavoratore che alla richiesta ispettiva non esibisce la lettera preventiva di assunzione che dovrebbe sempre accompagnare il lavoratore; questa inadempienza va inserita in una casella statistica, salvo poi a vedere se il lavoratore risulta debitamente iscritto a libro paga e matricola. Queste sono, purtroppo, le statistiche alle quali ci dobbiamo rifare per discutere del fenomeno. Con questo non voglio dire, e non dico, che i dati forniti alla stampa (90% delle azienda controllate lavorano in nero !!) siano dati falsi come a dire che il fenomeno non esiste o è molto più ridotto di quello che viene esposto. Il fenomeno esiste ed è praticato, con costanza ed anche con arroganza, da tantissime aziende piccole e medie che operano in settori particolari del commercio, della ristorazione e dell’artigianato che sono nicchie a se stanti. Non a caso i dati sul lavoro nero sono stati pubblicati con una postilla che dovrebbe far riflettere: “ … l’attività istruttoria è ancora in corso con l’analisi dei documenti e delle dichiarazioni acquisite per gli ulteriori accertamenti amministrativi …”.
29 dicembre 2005 | ||||||
9 luglio 2000 | ||||||