da Maria Luisa Perrone SALERNO – Nel libro “Se questo è un uomo”, l’autore Primo Levi racconta dell’esperienza vissuta in prima persona, nel campo di concentramento di Auschwitz. Racconta della sua deportazione, delle condizioni disumane in cui viaggiavano i deportati e quindi per molti la morte era certa. Parla delle leggi che c’erano nel campo. A ciascuno dei prigionieri, veniva assegnato un numero e quindi ciascuno veniva privato della sua identità. Poi, come molti sanno, l’allontanamento dalla famiglia, veder morire le persone attorno a se, ferite prima che nel corpo, nella dignità, la non comprensione per il diverso erano la normalità. Le persone sopravvissute, come Primo Levi a questo martirio, non possono dimenticare ed è nostro dovere, dei ragazzi e delle persone che non lo hanno vissuto non dimenticare. È per questo che ogni anno ricorre la giornata della memoria.
direttore: Aldo Bianchini