Mi hai chiesto di tornare al mondo
ed io adagio ti son venuta incontro.
Non ti conoscevo e neanche tu mi conoscevi,
ma non mi negavi un sorriso quando mi vedevi.
Ci siamo scoperte pian piano
ed io stretta ti tenevo la mano.
Quanto ho aspettato quella parola che incanta,
quante volte ho sperato di sentirti dire “mamma”.
Quanto coraggio in me ho trovato
nel rapportarmi a te, pur non avendoti generato.
Ma lo stesso ti ho atteso,
come un regalo che rimane sospeso.
Poi sei entrata nella nostra vita
e per me è stato come averti partorita.
Poi sei arrivata
e lentamente ti ho svezzata.
Ti ho accompagnata nei tuoi momenti belli e brutti,
ti ho insegnato che l’educazione non è da tutti.
Ti ho insegnato a vivere a pieno la tua vita,
a non sentirti mai per niente pentita.
Di avere i tuoi rimorsi, i tuoi rimpianti,
che di uomini perbene al mondo non ce ne sono poi tanti,
perché io lo sapevo già,
cercavi un uomo come il tuo papà,
che ci ha ama e ci adora al di sopra di tutto,
che ha lavorato tanto fino a tornare a casa distrutto.
Ti abbiamo insegnato che l’amore è bello in ogni sua forma,
che nell’amore non c’è vergogna.
Ti ho insegnato a essere una donna e non è giusto
pensare che non sei proprio mia figlia è di cattivo gusto.
Tu sei mia figlia
e noi siamo una famiglia,
perché chi ti ha abbandonato ti ha fornito la penna per scrivere la tua storia,
noi ti abbiamo insegnato a scriverla e a impararla a memoria.