SALERNO – Sto seguendo attentamente tutto quanto sta accadendo intorno alla Nocerina Calcio in forza dell’inchiesta giudiziaria forzatamente aperta dalla magistratura dopo i fatti scandalosi verificatisi sul prato dell’Arechi per via di quella partita “falsa e falsificata” da parte dei calciatori nocerini vittime, così si disse, di pressioni e di minacce da parte della camorra. Qualcuno voleva che la partita con la Salernitana, in casa di quest’ultima, non si giocasse, e non si giocò, venne sospesa dopo pochi minuti per insufficienza di calciatori nocerini in campo. Una vergogna nazionale ed internazionale. Ora arrivano i provvedimenti durissimi della magistratura, richiesti dal pm Roberto Lenza e concessi dal gip Alfonso Scermino (due nomi che ricorrono spesso nelle inchieste dell’agro nocerino-sarnese). In carcere i maggiori esponenti del “Citarella Group” che nessuno osa ancora definire “clan” probabilmente perché di clan non si tratta: Giovanni e Christian Citarella (figli del mitico Gennaro, ucciso dalla camorra la mattina del 16 dicembre 1990 all’ingresso della sua villa) e Alfonso Faiella. Dall’inchiesta sembra essere venuta fuori una situazione inverosimile di numerose società che, come scatole cinesi, si intersecano tra loro per far perdere le tracce del fiume di denaro transitato per le casse delle stesse ed in parte finalizzato al mantenimento della squadra di calcio che non più tardi di un paio di anni fa trionfò nel campionato di serie “C”, facendo approdare la Nocerina per la seconda volta nella su storia, in serie “B”. L’inchiesta ora potrà andare avanti molto pacificamente in quanto i due Citarella si sono costituiti dopo qualche ora di latitanza rispetto al momento dell’esecuzione degli arresti. In estrema sintesi questi i fatti eclatati da tutti i giornali negli ultimi giorni. Dimenticavo solo di citare i difensori di Giovanni Citarella che sono Adriano Bellacosa e Gregorio Sorrento. Ho preferito titolare questo articolo con il nome dato all’inchiesta sugli appalti della Provincia dai pm salernitani, cioè “Due Torri” perché mi sembra più indicativo per le cose che andrò a dire anche nei prossimi articoli. L’ho preferito al più riduttivo “Nuceria” che i pm nocerini hanno dato a quella che si appalesa come una costola dell’inchiesta madre che è e rimane <<il ruolo giocato dal Citarella Group nel mondo degli affari e dell’imprenditoria>> da almeno mezzo secolo a questa parte. E per meglio spiegare il mio pensiero voglio ripartire proprio dall’ultima puntata di ”Under Attack”, la n. 29, nel contesto della quale esaminavo il ruolo di un certo Luigi Di Sarli (originario di Teggiano) da tutti –investigatori compresi- come il “deus ex machina” di tutte le operazioni per l’assegnazione degli appalti pubblici e che chiudevo con una domanda: <<Questo il quadro descritto dall’ex assessore, un quadro che non collima con quello che cerca di accreditare la Procura della Repubblica. Difatti per gli inquirenti Luigi Di Sarli è un personaggio al centro di mille affari, anche poco leciti. La cosa che, però, mi ha sorpreso di più è la descrizione che fa di lui Giovanni Citarella nel corso di uno dei tanti interrogatori giudiziari. Secondo Citarella il giovane Luigi è al vertice del “cartello” di imprese per l’aggiudicazione della gare indette dalla Provincia di Salerno. Possibile, mi sono chiesto, che un piccolo seppur intraprendente imprenditore di provincia possa disporre a suo piacimento l’assegnazione delle gare anche nei confronti di un “colosso imprenditoriale” come quello della “famiglia Citarella” con esperienze vastissime e delicatissime condotte spesso sul filo della lama di un rasoio tra legalità e illegalità? Per saperne di più vi do appuntamento alla prossima puntata di questa storia intrigante>>. L’articolo era del 3 dicembre 2012 e dopo oltre un anno la domanda può, secondo me, avere delle risposte; nel giornalismo giudiziario, per fare le cose per bene, bisogna sapere aspettare e bisogna soprattutto mettere a confronto le varie inchiesta. Dunque nell’inchiesta “Due Torri” gli investigatori salernitani, spinti anche dallo stesso Giovanni Citarella, hanno fatto di tutto per accreditare l’anonimo Luigi Di Sarli di poteri e di potere che, forse, non ha mai avuto anche se qualcuno sostiene che <<qualche impiegato gli aveva diverse volte riferito che il Di Sarli arrivava in Provincia anche prima degli stessi dipendenti e funzionari e che andava su e giù per il palazzo e dal palazzo nel “bar Rosa” per incontri con tecnici e imprenditori. Sembrava, ha aggiunto l’ex assessore, addirittura “in possesso delle chiavi del palazzo”, ovviamente in senso metaforico, tanta era la sua entratura con tutto l’establishment di Palazzo Sant’Agostino>>. Nell’inchiesta “Nuceria” diventa, invece, preminente la figura di Giovanni Citarella come il vero dominatore di tutte le operazioni, dagli appalti pubblici ai fondi neri per pagare le tangenti con la possibile connivenza di funzionari di vari istituti bancari. Un’inchiesta davvero devastante sempre che si riesca a dimostrare la “centralità assoluta” del ruolo di Giovanni Citarella rispetto a tutto il resto; anche se al momento sembra che lo stesso Citarella avalli la tesi degli inquirenti sulla sua centralità. Ma dovremo aspettare per meglio capire, potrebbe trattarsi soltanto di una strategia difensiva. E se si dovesse riuscire a dimostrare la centralità di Citarella bisognerà, per forza di cose, rivedere anche l’inchiesta “Due Torri” che da un pò di tempo a questa parte batte paurosamente la fiacca. Sulla scena irrompono, ovviamente, alcune domande: chi è davvero Giovanni Citarella ? perché negli ultimi anni tanto attenzionamento giudiziario su di lui ? perché d’improvviso tutto quello che tocca sembra scottare ? . C’è infine un’altra considerazione da fare, una considerazione che allarga gli orizzonti della semplice inchiesta “Nuceria”. In provincia di Salerno sono in corso tra altre grandi inchieste, Crac Amato – Alvi/Villani e Due Torri, alle quali di diritto si aggiunge “Nuceria”; ebbene in tutte e quattro le poderose inchieste c’è l’opera meticolosa della Guardia di Finanza e del suo colonnello Mancazzo. Un’opera che è stata duramente contestata dall’on. Paolo Del Mese incappato nell’inchiesta sul crac del pastificio Amato. Nelle prossime puntate cercherò di rivedere tutte queste storie.
direttore: Aldo Bianchini