L’ex premier israeliano Ariel Sharon si e’ spento l’11 gennaio scorso, all’età’ di 85 anni e dopo ben otto anni di coma da quando una grave emorragia celebrale che lo aveva colpito il 4 gennaio 2006. Figura molto controversa della politica e della storia di Israele, Sharon era stato eletto capo di governo nel 2001, carica riconfermata nel 2003. Nato nel febbraio del 1928 da una famiglia di origine europea stabilitasi in un villaggio ebraico della Palestina sotto il mandato britannico, Sharon si fece notare per il suo coraggio prima durante la guerra di indipendenza israeliana nel 1948, poi nel 1953, alla guida della Unit 101, unità speciale delle Forze di Difesa israeliane, fondata da lui stesso per fronteggiare le incursioni dei Fedayn che agivano dalla Giordania, dall’Egitto e da Gaza. Stratega di successo per le sue manovre tattiche ben riuscite durante la Guerra dei sei Giorni e per la sua partecipazione alla battaglia del Youm al Kippur del 1973, abbandonò la carriera militare negli anni ’70 per dedicarsi alla politica. Nel 1977 Begin – del partito Likud, principale formazione politica di centro destra- vinse le elezione e nell’81 nominò Sharon ministro della Difesa. Iniziò così la sua carriera politica. Nel suo curriculum vitae non mancano atti di crudeltà, passando da ottimo stratega a spietato spargitore di sangue: il 1982 e’ l’anno segnato dall’invasione del Libano e, benché Begin ordinò un’azione limitata, Ariel Sharon decise di entrare a Beirut e di affiancare le truppe delle Falangi cristiane che, grazie al beneplacito dell’esercito israeliano, furono autori di stragi nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatilla, in cui persero la vita circa 3000 persone. Ma a seguito delle accuse mosse al leader israeliano per la conduzione dell’operazione Pace in Galilea, Sharon dovette abbandonare il ministero della Difesa. Il generale non si arrese e colse la palla al balzo nel 2002 quando, ormai capo dei Likiud, si recò alla spianata delle moschee – luogo sacro per musulmani ed ebrei- provocando l’ira dei Palestinesi esplosa con il nome di Seconda Intifada. E’ in quella occasione che il generale israeliano riguadagna consensi. Ma di lì a poco mostra il suo carattere controverso: da promotore del Muro separatore tra Israele e i Territori palestinesi, atto a proteggere gli ebrei dalle incursioni degli arabi, nel 2005 sembra assumere altre sembianze, cancellando 25 insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza che gli costarono la credibilità agli occhi di buona parte dei suoi seguaci.
direttore: Aldo Bianchini