Antonio Citera
SANZA – Una tassa voluta e pianificata dal Governo, studiata nei minimi particolari. Uno Stato che fa la cresta sulle tariffe per la raccolta dei rifiuti e, incassa oltretutto 30 centesimi per ogni metro quadrato sottoposto a tassazione.Si è svolto a Sanza nel Centro Polifunzionale di piazza XXIV Maggio, un’interessante incontro dibattito organizzato dalla LAICA ( associazione che tutela commercianti e artigiani del posto ) che, ha visto la presenza del sindaco di Sanza Francesco De Mieri, del vice sindaco Antonio Forte e della responsabile dell’ufficio imposte e tributi del comune Giuseppina Giordano. A coordinare l ‘evento, il presidente della LAICA Francesco Paolo. Sul tavolo di discussione, le problematiche legate alla Tares, la tassa sui rifiuti e sui servizi a essi legati che, sta mettendo in ginocchio l ‘economia già fortemente provata di famiglie e imprese. Una chiacchierata, per chiarire alcuni punti sulla tassa beffa che, sta penalizzando gli Enti Comunali già in difficoltà e che, sta alimentando polemiche e malumori tra cittadini e operatori commerciali, che chiuderanno il 2013 nell’incertezza e nella confusione dettata da una politica romana che sempre più si appoggia sulle spalle affossate di una popolazione vittima a prescindere. Una situazione paradossale, creatasi per sopperire al deficit che da Roma fa eco in tutta Italia. Con la Tarsu ( la tassa precedente ), il costo per la raccolta dei rifiuti gravava per l’80% sui cittadini, per il 20% sul Comune; con la Tares il costo si scarica interamente sui cittadini; con la Tares, inoltre, lo Stato ha deciso di trattenere per sé 30 centesimi per ogni metro quadro sottoposto a tassazione. La Tares si compone di un quota fissa (la metratura delle abitazioni e degli esercizi commerciali) e di una variabile, legata per le utenze domestiche al numero dei componenti il nucleo familiare; per gli esercizi commerciali legata alla quantità di rifiuti potenzialmente riproducibili. Per calcolare queste quote variabili il Governo centrale ha fissato i nuovi coefficienti: per le utenze domestiche 6 categorie, a seconda dei componenti del nucleo familiare, da 1 a 6 e oltre); per le utenze non domestiche 21 categorie per i Comuni con meno di 5000 mila abitanti. Ed è sempre il Governo che ha stabilito i rincari dei nuovi coefficienti rispetto ai vecchi, che ha fissato la forbice tra tariffa minima e tariffa massima, entro le quali ogni Comune avrebbe potuto muoversi. Il Governo ha detto di ispirarsi al criterio secondo il quale si paga in proporzione ai rifiuti prodotti. Intenzione buona, ma che nei fatti si è concretizzata in rincari generalizzati, con picchi alti e massimi per alcune tipologie commerciali, fino ad incrementi del 100% e oltre. Tre categorie, tra le altre, le più penalizzate: bar, ristoranti, negozi di fiori e ortofrutta.
<< Il comune, -ha spiegato il sindaco- si è trovato, quindi, a potersi muovere soltanto nell’ambito della forbice fissata ulteriormente dal Governo. Un provvedimento che va a gravare sulle famiglie e sulle attività produttive in un momento di gravissima crisi economica, di tagli continui alle risorse degli Enti locali. Tuttavia, l’Amministrazione ha fatto tutto quanto era nelle sue possibilità applicando al minimo i coefficienti fissati dallo Stato. Si è cercato anche di dare qualche sollievo ai nuclei familiari, con contributi (38 mila euro) spalmati su tutte le famiglie con un nucleo di persone dai due componenti in su che, hanno in alcuni casi abbassato la tassa stessa anche di 60 euro >>
Una serata che tutto sommato ha messo in evidenza la disponibilità dell’Amministrazione a dialogare, per ricercare soluzioni ai disagi provocati dal Governo che, in maniera sempre più evidente, sta penalizzando la crescita specialmente delle piccole comunità.