Renato Messina
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Ci doveva pensare la Corte Costituzionale ad abolire il così detto porcellum; sono stati dichiarati incostituzionali sia il premio di maggioranza che scatta a prescindere dai voti, sia le liste bloccate. La Corte però ha concesso ancora tempo al Parlamento, perché ha comunicato che le motivazioni della sentenza saranno rese pubbliche tra qualche settimana. Di conseguenza nei prossimi giorni si spera (forse in vano) che la politica (e l’antipolitica) si attivino per produrre e approvare una riforma della legge elettorale. A prescindere da quando le motivazioni della corte saranno pubblicate, se non sarà varata una nuova legge, sarà in vigore un sistema proporzionale con una preferenza. Un sistema “stile prima repubblica” e quindi larghe intese assicurate anche in futuro. Questa è la situazione attuale dopo una sentenza che non è esagerato definire “storica”, non solo perché la Corte ha di fatto sostituito un parlamento arenato, ma anche perché la sensibilità del merito della norma incide profondamente sulla vita politica italiana. Difficile ad ora prevedere cosa accadrà; probabilmente le formazioni maggioritarie non avranno accolto positivamente la notizia, mentre “i piccoli” possono intravedere maggiore spazio. Certo non poteva esserci migliore notizia di questa, nonostante un potenziale ritorno al proporzionale, la Consulta ha però centrato in pieno i punti deboli della ormai ex legge elettorale. In ogni caso, infatti, qualunque legge in questo campo può essere almeno più equa ed efficiente del porcellum. Il proporzionale non ci garantisce governabilità ma non possiamo prendercela con la Consulta; si sa benissimo che se nessuno decide, qualcun altro lo farà e così è successo. Ciò che lascia stupefatti, ed oggi viene particolarmente rimarcato, è stata l’incapacità dei partiti a portare a termine questa riforma. Né PD, né PDL, né tantomeno i grillini (che erano così profondamente oppositori del porcellum) sono riusciti a trovare una maggioranza che approvasse una nuova legge elettorale; ciò rende palese che nessuno di questi abbia avuto realmente a cuore l’interresse collettivo per una legge elettorale giusta ed efficace ma, semplicemente, il proprio interesse elettorale. La sentenza della Consulta è una sconfitta politica per tutti i partiti ma, soprattutto, per il Movimento 5 Stelle che, proprio perché elemento di novità nelle dinamiche politiche, avrebbe potuto scegliere e proporre una qualunque forma di sistema elettorale, magari in accordo con il PD. Ora, anche se il Parlamento approverà una riforma elettorale sarà sempre un Parlamento sconfitto.