SALERNO – Nel variegato mondo della giustizia c’è un popolo di “giustizialisti” ed uno sparuto gruppo di “garantisti” al quale convintamente appartengo da sempre. Tutti dovrebbero capire che qualsiasi indagato è innocente fino a sentenza passata in giudicato; la cosiddetta “presunzione di innocenza” è civiltà. Molti PM, purtroppo, nell’ottica di un distorto concetto del nuovo codice di procedura penale indagano sempre e solo in un’unica direzione andando soltanto alla ricerca delle prove a carico ed avvalendosi costantemente di pentiti e delatori. Non deve, quindi, destare nessuna meraviglia se in sede di riesame, prima, e in sede di pubblico dibattimento, poi, le conclusioni sono spesso diverse dai fantomatici impianti accusatori innalzati su fondazioni d’argilla da parte delle Procure. Per quanto attiene il caso giudiziario denominato “Baldi connection” sui presunti falsi invalidi che ha coinvolto e travolto diversi personaggi politici e semplici professionisti si attende il secondo riesame, forse quello più importante. Il primo ha già scardinato buona parte dell’impianto accusatorio, il secondo probabilmente finirà per demolirlo, per buona pace dei pentiti, dei delatori e dei tanti investigatori di professione. Rimarco l’espressione “investigatori di professione” non a caso; sono quasi tutti investigatori di professione senza alcun “quid” naturale o spiccata propensione verso una materia tanto difficile come l’investigazione pura. Non lo dico io, ovvero non lo dico soltanto io. Diversi anni fa ebbe modo di ribadirlo in un’affollata conferenza stampa l’allora procuratore aggiunto di Salerno con delega alla DDA, dott. Luciano Santoro, a commento di alcune indiscrezioni provenienti dalla Procura di Napoli che stava indagando su alcuni PM salernitani per un eccessivo e strumentale utilizzo dei pentiti e dei delatori, quasi a voler colmare il deficit dovuto alla totale assenza delle indagini tradizionali. Il quadro complessivo da quel momento non è cambiato granchè, purtroppo, e si continua a navigare a vista in un mare tempestoso travolgendo professioni, aspirazioni politiche e intere famiglie che da un momento all’altro si vedono proiettate in un mondo, quello dei media, che non conoscono ed al quale non appartengono. La distorsione del “sistema stampa-giustizia” è palese; da un lato gli inquirenti che accusano senza prove conclamate e dall’altro i media che eclatano notizie velinate purchè sconvolgenti, pronti a non parlarne più qualora le accuse si rivelassero ingiuste e infondate. Ho raccolto le parole accorate e affrante del dott. Mario Salucci coinvolto e travolto, suo malgrado, dall’onda anomale delle accuse della “Baldi connection” e le ho fatte mie reputandole parole sincere ed anche alquanto documentate. Andiamo con ordine e incominciamo dall’inizio: <<1)Le indagini si sarebbero mosse sulla base di dichiarazioni di un “ex-porta borse”, del consigliere regionale on. Dott. Giovanni Baldi, che avrebbe dichiarato di accompagnare lo stesso consigliere presso i locali della commissione invalidi di Cava de’ Tirreni di giovedì. Prima distorsione del sistema: le commissioni di Cava si facevano di lunedì e venerdì (da otto anni). Dove andava questa persona di giovedi? Forse a raccogliere broccoli ? 2) Premesso che il sistema è distorto qualcuno dovrebbe chiedersi come e a chi è stato affidato l’incarico di controllare e giudicare i “giudizi” espressi dalla commissione indagata ? Ed ancora, il controllore è stato mai a sua volta controllato, e con quale esito ? 3) In conclusione sembrerebbe già accertato che alla “suora”, indicata come la prova cardine del sistema di corruttela, non è mai stato riconosciuto alcun accompagnamento né una difficoltà medio-grave a compiere gli atti della vita di relazione (difficoltà compresa tra il 67 e il 99%). Dunque chi ha scritto o parlato della suora come prova inconfutabile ha scritto e detto il falso>>. Ovviamente, per carità, nessuno può escludere, e io non lo escludo, che i “sei presunti imbecilli” della commissione abbiano potuto commettere qualche errore di valutazione; ma se si tiene presente il dato che la commissione ha esaminato oltre 4500 pratiche tutto appare giustificabile. Ma da questo arrivare all’accusa di “”voto di scambio…. associazione per delinquere …. falso fatto con dolo””. Infine c’è la problematica legata alle motivazioni che hanno portato alla richiesta di arresto: inquinamento delle prove. Ma cosa potevano inquinare i “sei magnifici commissari” se fin dal 2010 i verbali sono tutti inseriti su rete telematica e ad essi si può accedere solo tramite internet ? Ed ancora, ai dati si accede con password personale cambiata ogni tre mesi, e quelle precedenti ritirate e non più utilizzabili. Ecco ognuno di noi giornalisti, prima di scrivere e di crocifiggere i singoli soggetti in una gogna mediatica tritatutto, dovrebbe sempre e comunque analizzare seriamente e coscienziosamente, anche al di là delle veline di comodo, ogni singola situazione per poi scrivere o parlare con convinzione e conoscenza dei fatti più diretta.
direttore: Aldo Bianchini
Dott. Bianchini lei è veramente un giornalista professionale altro che ……………anzi avrei vergnogna di essere chiamAto collega da quei presunti giornalisti (anzi SCUSATEMI GIORNALAI)..
Aldo Bianchini, mi complimento con lei per il coraggio con cui svolge il suo lavoro di giornalista. La sua voce è una faro in questi anni buier il Paese e per la sua professione!