SALERNO – Sarà che io la penso in maniera completamente diversa ma l’episodio gravissimo accaduto nell’androne del palazzo dove risiede Vincenzo De Luca lo attribuirei a quelle serie di cose che accadono quando incomincia la fase di “decadenza” di un personaggio, quasi da basso impero, che sia esso politico o vagamente istituzionale. Non vorrei essere frainteso e preciso che l’episodio resta di una gravità assoluta che può essere definita bene con le parole di solidarietà che Fausto Morrone, con grande senso della democrazia, ha pronunciato all’indirizzo del suo avversario storico De Luca: <<Anche se fosse solamente frutto della mente malata di un mitomane, questi ha pur sempre utilizzato una simbologia vigliacca, violenta e immonda che va smascherata e perseguita rapidamente, perché dietro la testa mozzata di un maiale può nascondersi solo un animale sgradevole, una belva da assicurare ad una robusta gabbia>>. Per queste ragioni sarei più tranquillo nel commentare il caso anche perché la stessa cosa sembra sia avvenuta qualche giorno fa nell’androne del palazzo dove abita l’ex sindaco di Battipaglia Giovanni Santomauro. Mi affiderei alla meticolosità ed alla professionalità degli inquirenti (Rossana Trimarco e Claudio De Salvo) che sapranno certamente scoprire l’autore o gli autori degli efferati gesti per assicurarli alla giustizia; oggi più di prima con l’unica “cap ‘e puorc” consegnata a Battipaglia. Insomma darei all’episodio la giusta e doverosa attenzione senza però non pensare a tutti i precedenti dei tantissimi personaggi in caduta libera che sono stati oggetto di analoghe nefandezze, quasi a significare che alla perdita di potere si accoppia sempre qualche gesto scellerato. La cosa che oggi (ieri per chi legge, ndr !!), invece, mi allarma è la certezza con cui un quotidiano abbastanza noto, Metropolis, continua ad insistere con titoli del tipo <<Tessere PD a casa di Esposito>> che travalicano ogni regola del corretto giornalismo in presenza di una secca smentita dell’interessato che non viene presa neppure in condizionale considerazione. Io non conosco Enrico Esposito, so che la sua impresa (Esa costruzioni) è stata oggetto di una “interdittiva antimafia” nell’ambito degli appalti di Piazza della Libertà e so anche che una semplice interdittiva non significa che il soggetto interessato sia in odore di camorra. Ma la giovane cronista di giudiziaria, Rosaria Federico, che in un solo giorno riesce a raccontare fatti giudiziari importantissimi che presuppongono (almeno per me !!) ore e ore di lavoro intenso, riesce a trovare il tempo (beata lei !!) di scrivere pezzi dal Vallo di Diano ad Agropoli per finire al Cilento, appalesa certezze inossidabili e testualmente scrive: “Un’indagine partita alcuni mesi fa dopo il ritrovamento di un pacchetto di tessere a casa dell’imprenditore e consigliere comunale del PD di Nocera Inferiore, Enrico Esposito, uno dei titolari della Esa, impresa interdetta dalla Prefettura, ha lavorato fino a qualche mese fa nella realizzazione di Piazza della Libertà a Salerno, con il consorzio Tekton ed è conosciuto più per la sua attività lavorativa che per il suo ruolo di politico. Da chiarire se Esposito, poi, abbia raccolto adesioni con quelle tessere ritrovate in suo possesso oppure quel pacchetto sia rimasto in <bianco> in attesa degli eventi”. Scusatemi l’ardire ma la immagino seduta dietro la “piccola scrivania” del pm Vincenzo Montemurro, in una stanzetta adornata di decine e decine di stemmi e fregi dell’Arma dei Carabinieri, a sfogliare i già numerosi e corposi fascicoli dell’inchiesta sul presunto falso tesseramento 2012 del Partito Democratico. Per carità non oso mettere in dubbio la graniticità delle prove che il direttore di Metropolis ha raccolto per il tramite della sua inviata, ma la notizia della smentita secca e perentoria pubblicata dal diretto interessato Enrico Esposito andava quanto meno citata. Bene ha fatto Cronache del Salernitano a dedicare un’intera pagina con un preciso titolo: “PD, Esposito: non c’entro nulla”. Ciò nonostante credo fermamente nelle certezze di Metropolis e mi auguro di leggere nei prossimi giorni le clamorose sorprese comunque velatamente annunciate. Nel frattempo resto dell’opinione già più volte espressa (quando parlavo della bravura della giornalista de Il Mattino Petronilla Carillo) in merito all’inchiesta: la camorra e l’imprenditore Esposito non c’entrano un bel niente. La verità, probabilmente, è molto più semplice e va ricercata con intelligenza andando a rileggere (non dico a ristudiare !!) gli atti della famosa inchiesta Watergate che sconvolse l’America agli inizi degli anni ’70 e da chi la stessa inchiesta fu attentamente preparata e condotta.
direttore: Aldo Bianchini
Per sdrammatizzare
Visto il senso dell’ umorismo dimostrato da De Luca con la preferenza di babà e zeppolelle, e considerate le sue origini lucane, potrebbe approfittarne per fare una ‘ncantarata.
L’ episodio rimane comunque una maialata.