SALERNO – Tra i suoni e i rumori di una New York in festa, nacque nella notte di Natale del 1899 il mitico Humphrey Bogart, prestigioso interprete di tanti film che hanno fatto la storia del cinema mondiale. Una vita tra suoni e rumori, vissuta tra alcool e belle donne, fino alla sua fine prematura a soli 58 anni a Los Angeles. Manco a dirlo in un giorno di festa, di suoni e di rumori che aveva avvolto la “città del cinema” per oltre 24 ore consecutive. Il mito di Humphrey prosegue tuttora, soprattutto nel ricordo dei giovani che amano i suoni, i rumori, alcool e belle donne. Prosegue con l’intitolazione di tantissimi locali notturni disseminati in tutto il Paese. Da queste rumorose celebrazioni non poteva rimanere fuori la città di Salerno; difatti nel suo cuore pulsante da decenni annovera uno dei locali più alla moda dell’intera provincia. Se non si capisce cosa è il Bogart per Salerno e cosa è Salerno per il Bogart si rischia di fare soltanto squallida ed inutile polemica. La meglio gioventù di Salerno sta al Bogart come il Bogart sta alla medio-alta società salernitana. Prima di parlare o di scrivere è necessario andare di notte, nelle notti di apertura, davanti al Bogart per capire che un’intera popolazione si muove e si mette in sosta alla men peggio in Via Michele Vernieri e nelle traverse laterali nell’attesa spasmodica dei propri figli che dai quattordici anni in su amano fare le ore piccole, anzi piccolissime, della notte. In tanti definiscono quella popolazione “il popolo della notte”; e sono in tanti, migliaia e migliaia. Il popolo della notte, per una questione anche di convenienza e di sicurezza, preferisce le attese notturne nel sicuro e accogliente centro cittadino anziché spostarsi sulla pericolosissima e devastata litoranea. Detto questo bisogna, però, anche dire con chiarezza che il problema Bogart esiste e si sente. La rumorosità che promana da quel locale è spesso asfissiante e decisamente dannoso per la salute della popolazione che vive in quel circondario, al di là del fatto che ci siano o meno anziani in giro. Probabilmente la rumorosità non travalica i limiti fissati dalla legge ed anche dai numerosi congressi sulla cosiddetta “sordità da rumori”; superare la soglia degli 80-85 decibel può determinare l’insorgere di una sofferenza fisica in chi è costretto, suo malgrado, a subire nottate intere di musica. L’Arpac è intervenuta numerose volte, senza esito tangibile; ciò potrebbe voler dire che i limiti sono salvaguardati, ma il problema esiste. Il presidente della VI Commissione Consiliare Permanente delle Politiche Sociali, avv. Luciano Provenza, con la sua lettera indirizzata a tutte le maggiori Autorità della città, pone un problema di una gravità assoluta. Parlare di rumore può apparire come uno scherzo soltanto per chi non è mai stato esposto ad una simile condizione che influisce anche sullo stato psicologico degli inermi e indifesi cittadini che hanno, anch’essi, diritto alla giusta privacy. Bisogna rivedere presto la regolamentazione visto e considerato che le sceriffate del Sindaco di qualche tempo fa, quando apoditticamente annunciò la minacciata chiusura del Bogart, non sono servite a nulla; quasi a voler significare che cane che abbaia non morde. Molto più argutamente l’avv. Provenza pone prima il problema e poi va anche alla ricerca di eventuali responsabilità, perché se il Sindaco ha gridato a squarciagola è segno che qualcosa pure avrà ordinato di fare; e allora chi non ha fatto quello che doveva fare ? Leggiamo, però, cosa scrive Luciano Provenza: <<Per questo motivo lo scrivente Presidente, chiederà nei prossimi giorni, formalmente al Sindaco di Salerno e all’Assessore all’Annona, con un interrogazione, chi è il dirigente responsabile di tale incresciosa situazione e quali provvedimenti intendano adottare per tutelare i cittadini>>. Pacata, dura e giusta la richiesta del presidente Provenza che a supporto della sua domanda rifà un po’ la storia degli ultimi accadimenti: <<La discoteca in oggetto è aperta fino alle quattro e trenta del mattino, in deroga ad un’ordinanza sindacale che prevede la chiusura molto prima. Continuare a consentire la chiusura all’alba ad una discoteca ubicata in un condominio di un quartiere ad alta densità di popolazione, significa calpestare i diritti della comunità a vantaggio di un ‘attività commerciale, che potrebbe ragionevolmente trasferirsi altrove. Risulta veramente difficile, se non impossibile, comprendere quali criteri abbia utilizzato l’amministrazione comunale per autorizzare la suddetta attività fino alle quattro e trenta del mattino>>. Se è vero ciò che denuncia Provenza, soprattutto in merito agli orari di apertura e chiusura del Bogart, vorrà dire che in questo caso ognuno va per la sua strada senza un coordinamento preciso e ragionato di tutta l’organizzazione della macchina comunale, altro che città europea come grida solitario il primo cittadino. Peccato che la lettera di Provenza è stata trattata dalla stampa con una certa sufficienza relegandola in un piccolo spazio seminascosto, invece di approfondirla e far nascere un dibattito che da Salerno potrebbe portare anche a Cava de’ Tirreni dove l’impenitente “frà Gigino” continua a suonare la grancassa dei rumori fregandosene di tutto e di tutti. Un vero peccato, anche se in tutta sincerità non mi dispiace; l’amico e collega giornalista Luciano Provenza potrà anch’egli finalmente capire come funziona in questa benedetta Città la mostruosa macchina dell’informazione.
direttore: Aldo Bianchini