D’Andrea/17: La Cancellieri, la Procura e il Parlamento

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nell’attesa di notizie certe sulle relazioni amicali di Cosimo D’Andrea con la famiglia Ligresti, probabilmente con lo stesso Berlusconi e, forse, con la famiglia Cancellieri, mi piace oggi soffermarmi su quanto sta accadendo intorno e dentro il caso Ligresti/Cancellieri, soprattutto in riferimento all’atteggiamento della Procura della Repubblica di Torino che avrebbe intercettato la prima telefonata effettuata dalla Cancellieri a Gabriella Fragni soltanto qualche ora dopo i clamorosi arresti di Salvatore, di Giulia e di Jonella Li Gresti e il mandato di cattura internazionale a carico di Paolo Ligresti (cittadino svizzero). In pratica fin dal 17 luglio scorso la procura torinese sapeva e, <<giustamente !!>>, taceva. Secondo il quotidiano “La Repubblica” quel giorno la Cancellieri chiamò la Fragni e disse: <<Qualsiasi cosa posso fare, conta su di me>>. Una frase emblematica, intercettata e taciuta. Anche la stampa ha taciuto. Perché ? Ognuno dia la sua risposta. Il caso è emblematicamente la dimostrazione del potere assoluto della magistratura che svela ciò che vuole quando vuole; la stampa si accoda. Ma c’è di più. Sempre secondo La Repubblica si arriva al 22 agosto scorso quando a Roma il ministro guardasigilli viene sentita, dal procuratore aggiunto Vittorio Nessi, come “persona informata sui fatti” e quindi senza avvocato e non come indagata, fino alle prese di posizioni durissime e contrapposte di alcuni anonimi funzionari ministeriali e del procuratore capo e il procuratore generale della Corte di Appello (Giancarlo Caselli e  Marcello Maddalena) di Torino. Una babele senza fine !! Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che Caselli e Maddalena non sono certo degli sprovveduti e che sicuramente sapevano già dove poteva portare una simile situazione il cerchio si stringe ed al centro rimane sempre più distintamente il “potere assoluto” della magistratura. Non importa come andrà a finire la vicenda Cancellieri; comunque vada dovrà essere ricordata, almeno dagli uomini di buona volontà, come una prova di forza della magistratura e di una parte politica contro tutto il resto. E non è poco in un momento in cui gli esercizi muscolari davvero non piacciono più a nessuno. Si parla tanto di presunte “false informazioni” fornite dalla Cancellieri nella deposizione del 22 agosto 2013 ma subito qualcuno precisa che dovrebbe trattarsi soltanto di una interpretazione del fatto che fu la Cancellieri a chiamare Antonino Ligresti il 19 agosto ma che lo fece soltanto dopo che lo stesso Antonino l’aveva cercata per ben due volte al ministero. Una situazione come si intuisce davvero ingarbugliata. Anche la precisazione delle ultime ore che la Cancellieri non è indagata certamente non sana lo squarcio che mai e poi mai nessun guardasigilli deve creare sul piano della sua credibilità di fronte all’opinione pubblica; il guardasigilli più degli altri ministri ha il sacrosanto dovere di essere e non soltanto apparire “credibile”. Addirittura oggi si scopre (sempre grazie a La Repubblica) che la deposizione della Cancellieri del 22 agosto non fu rendicontata a verbale con domande e risposte (come è d’uopo fare !!) ma che esisterebbe soltanto un “verbale riassuntivo” redatto da Vittorio Nessi, quasi come un report giornalistico. Come dire che se si fosse trattato d qualche altro sarebbe arrivata in ministero un’intera squadra di inquirenti e che nella fattispecie era sufficiente soltanto un modesto verbale riassuntivo. Sarà, ma io mi chiedo in quale giustizia dobbiamo credere. In molti giurano che la Cancellieri si dimetterà poco prima della discussione in Parlamento sulla mozione di sfiducia. Chissà !! Non mancherò di seguire gli avvenimenti anche perché potrebbero essere estremamente utili alla continuazione della storia, quella da me raccontata, sulla figura di un imprenditore di grande successo, il defunto Cosimo D’Andrea che per la giustizia, quella nostrana, era soltanto un potente e glaciale camorrista.

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