BMTA 2013: diecimila visitatori ? ma il territorio non risponde.

 

Maddalena Mascolo

PAESTUM – Sembra che siano stati in 10mila a visitare la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di quest’anno; manca ovviamente il dato certo e definitivo, ma questo dato non si ha mai con sicurezza in tutte le manifestazioni, anche quelle grandi come la BMTA. Il traguardo di 10mila presenze non è un dato da sottovalutare o da prendere alla leggera, è un dato importante per una realtà archeologica come quella di Paestum che, dispiace dirlo, non riesce ancora a decollare dopo decenni e decenni di esperienze. Se la Borsa ha fatto più del suo dovere per portare mediamente 2500 visitatori al giorno, l’organizzazione ricettiva del territorio non ha fatto altrettanto. Un po’ come succede a Salerno dove De Luca porta i visitatori ma gli imprenditori del commercio non riescono a rispondere in maniera adeguata, cioè non sanno proporre quello che passa sotto il nome di “cultura dell’accoglienza”. Nei giorni della Borsa c’era la folla ma mancavano le infrastrutture di accoglienza, non perché non c’erano ma perché non dimostravano di essere in grado di ospitare. Anche i pochi ristoratori che proponevano “menu turistici” imponevano prezzi che dei menu turistici avevano soltanto il nome. Bisogna crescere ed in fretta, la Borsa non può fare anche questo dopo aver letteralmente inventato il nuovo sito per ridare all’austerità dei templi e degli scavi una chiave di lettura modernizzata. Ovviamente anche gli organizzatori della BMTA devono lavorare in proiezione futura (lo abbiamo già scritto) ed anche in prospettiva del definitivo rilancio, innanzitutto, del sito archeologico di Paestum prima ancora che degli “momenti turistici” della Regione e del Paese. Sotto questo profilo sarebbe interessante avere una statistica annuale di quanto accaduto nelle precedenti edizioni al fine di capire qual è stato davvero il risultato che la Borsa ha portato al territorio di primaria competenza. Difatti non basta l’animazione e la massiccia presenza, ci vuole dell’altro, ci vuole la completa comunione con il territorio che, nonostante tutto l’impegno profuso, ancora non c’è. Non bisogna  soltanto andare alla caccia delle “presenze culturali mondiali” perché con quelle si possono fare convegni e dibattiti, non certo contratti turistici che è e rimane il vero spirito della Borsa. La prova del “9” ci sarà l’anno prossimo con la XVII edizione della Borsa.

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