Sanità: Polla senza Aurora !!

Aldo Bianchini

POLLA – Esattamente il 3 marzo del 2011 moriva presso l’ospedale Santobono di Napoli la piccola Aurora Babino colà trasferita d’urgenza dopo un ricovero infruttuoso di alcuni gio9rni presso l’unità pediatrica dell’ospedale di Polla. Per la cronaca la piccola Aurora era stata ricoverata a Polla, per ben due volte, tra il 15 e il 21 febbraio 2011; i sanitari resisi conto che la situazione peggiorava disposero il suo trasferimento a Napoli per un estremo tentativo di strapparla alla morte. Ma non fu così e i diretti familiari si rivolsero alla magistratura (Procura di Sala C.) che immediatamente avvisò ben 22 persone tra medici e infermieri (di Polla e di Napoli) ipotizzando il reato di <<negligenza per aver operato in danno della bambina causandone la morte per shock irreversibile conseguente a squilibrio idro-elettrolitico causato da perdita di liquidi e Sali per vomito e diarrea>>. Dopo una lunga serie di indagini la Procura di Sala C. (pm Rinaldi) aveva chiesto il rinvio a giudizio soltanto per gli otto medici in servizio a Polla e l’archiviazione per tutti gli altri quattordici; udienza preliminare che a causa dell’accorpamento del Tribunale di Sala a Lagonegro è stata rinviata al 22 gennaio 2014 dinnanzi al gup Vincenzo Del Sorbo. Questa in sintesi la notizia apparsa su tutti i quotidiani locali, una notizia che come al solito getta ulteriore fango sulla classe medica operante nel presidio ospedaliero del Vallo di Diano, e lo fa indiscriminatamente perché non interessa tanto analizzare la notizia ma speculare sugli effetti che la stessa può provocare in materia commerciale per vendere qualche copia in più. Purtroppo nessuno si sofferma su un  fatto molto importante che è contenuto nella stessa notizia; difatti la bambina sarebbe stata ricoverata a Polla per ben due volte nell’arco di pochi giorni. Su un fatto del genere bisognerebbe subito chiedersi se quei due ricoveri furono un accadimento episodico e particolare o erano la coda finale di una interminabile serie di ricoveri della stessa bambina presso il medesimo nosocomio. Se si approfondisce la notizia si scopre che la sfortunata e dolce Aurora era una bambina molto conosciuta negli ambienti ospedalieri pollesi per via del fatto che i suoi ricoveri, anche per poche ore o per una sola giornata, fino a queol maledetto 15 febbraio 2011 erano stati numerosi. Perché ? Semplice, perché la bambina soffriva di un qualche disturbo problematico già da tempo (se non proprio dalla nascita !!). E si va avanti con l’approfondimento si scopre anche che i medici dell’ospedale di Polla (dal pronto soccorso fino alla pediatria) avevano sempre preso in cura la bambina quasi con affetto e comprensione, affetto per la dolcezza di Aurora e comprensione per la via crucis dei genitori e dei familiari. Quindi un comportamento, quello dei medici e degli infermieri di Polla, da elogiare e certamente non da sbattere su tutte le pagine dei giornali in seguito al decesso della bimba. Decesso che, secondo i bene informati, sarebbe stato causato da quell’imponderabile destino che la vita riserva per tutti noi e non certamente da addebitare alla negligenza dei sanitari valdianesi che anche nell’ultima occasione si sarebbero impegnati fino in fondo e con tutte le loro capacità professionali. Ma allora che cosa avrebbe spinto i familiari a denunciare il caso alla magistratura. In primo luogo la voglia di sapere cosa è realmente accaduto e di che cosa la bambina è morta. Poi si sarebbe fatto strada un sentimento di rivalsa contro tutto e tutti ed in ultima analisi anche la possibilità di ottenere da quell’immensa disgrazia un giusto risarcimento. Va subito chiarito che non è affatto una colpa dei familiari se decidono di richiedere il giusto risarcimento, fa parte del gioco della vita e della morte, non c’è niente di cui meravigliarsi. Ci si deve meravigliare invece del fatto che in un ambiente e in un ambito così ristretto come quello del Vallo di Diano, dall’avvocatura alla magistratura, dalla sanità pubblica ai cittadini utenti, si possa pontificare e parlare in un modo davanti ed esattamente all’opposto da dietro. Ma anche questo fa parte del gioco della vita. Probabilmente il caso giudiziario si chiuderà dinnanzi al gup Del Sorbo con l’archiviazione del fascicolo procedurale che non mancherà, però, di lasciare molti strascici malefici sul suo cammino

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