Stabilità: lo schiaffo della UE a Letta

Renato Messina

Renato Messina

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 ROMA – Punto e a capo per la legge di stabilità; ieri la Commissione europea ha fatto sapere che l’Italia non ha le carte in regola per poter accedere alla possibilità di effettuare spese di investimento per circa tre miliardi. Il nostro paese aveva infatti chiesto di usufruire di un allentamento (investment clause) dei vincoli europei che permette agli Stati che hanno portato il rapporto tra deficit e PIL  sotto il 3%, di poter ritardare il raggiungimento della quota successiva, che è quella dello 0,5%. In pratica l’Italia, salvaguardando sempre il primo limite, avrebbe potuto effettuare spese per cofinanziare alcuni progetti di investimento europei. L’UE ha precisato che il motivo per il quale non sarà possibile accedere a questa clausola di favore è la mancata adozione di provvedimenti strutturali e significativi per la riduzione del debito pubblico, che infatti sta continuando a crescere. Non è stata una buona notizia per il governo Letta che ora potrebbe essere costretto a rivedere la legge di stabilità in quanto l’acquisizione di questo vantaggio era già stata data per assodata. Neanche per noi cittadini è una buona notizia; in un contesto di recessione, nel quale l’Italia è ancora collocata, e di incapacità di scelte politiche strutturali, l’effetto potenziale di questa bocciatura non può che essere negativo. Questo è un segnale poco buono anche per chi non vede di buon occhio l’intervento dello stato nell’economia e l’eccessiva spesa pubblica, perché arrivati a metà novembre è difficile immaginare che il governo riuscirà a coprire le spese che voleva effettuare con dei tagli, se non rinunciando a qualcosa che si voleva fare. Per l’ennesima volta siamo così schiacciati da un’Europa che continua a indicarci una via che non abbiamo la forza politica di seguire. Questo equivoco sta portando tanti a credere che il problema sia l’Europa e che l’essere “virutosi” porti necessariamente recessione e crisi economica. La realtà non è così semplice perché è stato quando non avevamo nessun limite e nessun controllore che l’Italia si è avvicinata al baratro e oggi, con la crisi, guardiamo il vuoto. Se l’Europa non è perfetta, non significa che possiamo scaricare rabbiosamente su di essa le nostre colpe. Raggiungere gli obiettivi europei non è impossibile, ma necessita di scelte.

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