UN NUOVO MERIDIONALISMO

 

 di Carmelo Conte

  1. La collaborazione tra la fondazione Italianieuropei, che ha la nobile missione di concorrere a formare gli europei insieme all’Europra, e la Fondazione Alario, che ha una missione diversa e comunque più limitata, andrà oltre la realizzazione della Summer School di politica e filosofia di cui si firma il protocollo di intesa questa mattina. È il primo anello di una rete di movimenti, associazioni, fondazioni, enti di formazione e università del Mezzogiorno. Una rete attiva per pensare, discutere e realizzare il nuovo meridionalismo.
  2. Il meridionalismo è stato e resta una cultura dell’eguaglianza che, per ragioni storiche e sociali, si è conformato come identità resistenziale, contrapposta e reclamante nei confronti delle istituzioni nazionali dominanti: un confronto impari e senza sbocco misurato da un permanente divario non solo economico ma sociale, che si è tentato di colmare inseguendo lo stesso modello.
  3. Ora, con l’avvento della globalizzazione e dalla società della Rete, sono cambiati i riferimenti, il Mezzogiorno può e deve darsi un’identità progettuale che esprima le proprie potenzialità e specificità, secondo il previgente insegnamento della cultura antica e di Antonio Genovesi. Il filosofo ed economista salernitano, di cui quest’anno ricorre il tricentenario, elaborò una teoria condivisa anche da Rosario Romeo ora ritornata attuale: la biosfera non è solo una caratteristica della natura, ma anche del mercato e dello sviluppo; e non esistono modelli uguali per sempre e per tutti né sentieri dedicati lungo i quali incamminarsi, ma realtà diverse con destini diversi da promuovere in maniera peculiare. Non bisogna pensare, perciò, al Mezzogiorno dal punto di vista del Nord e neppure della globalizzazione, ma la globalizzazione dal punto di vista del Sud: si può riassumere così il pensiero meridiano.
  4. Sulla base di questo convincimento va avviata una riflessione su quale possa essere la biosfera dello sviluppo meridionale, un piattaforma sulla quale progettare la sua nuova identità. Che, da un punto di vista ideale, non può che essere la cultura mediterranea, il pensiero antico e moderno che l’ha animata, mentre da un punto di vista materiale è il suo territorio, in particolare i parchi naturali e le aree protette che rappresentano il 25% della sua superficie, un’estensione di circa un milione e mezzo di ettari che abbraccia la catena degli appennini e dei mari meridionali che non a caso è stata storicamente definita la pre–Europa. Sono aree ricche di giacimenti naturali, archeologici, e ambientali, e tradizioni produttive, tra le quali la dieta mediterranea. È da questo che bisogna partire, per costruire l’identità progettuale e l’homo economicus del Sud.
  5. Si potrebbe cominciare indicendo una Conferenza meridionale dei Parchi naturali e delle Aree protette, con al centro un progetto di economia civile e di sviluppo sostenibile per un mercato regolato e di fiducia e non di conquista. Che può avere in Campania il suo centro di prima animazione, in considerazione che qui ci sono due grandi parchi nazionali, quello del Cilento e del Vesuvio che sono più antropizzati d’Europa: veri e propri paesaggi (città) viventi.
  6. Preliminare a questo progetto appare l’esigenza di una rete di informazione e comunicazione elaborata dal Sud e dai Territori. A questo fine la Fondazione Alario ha avviato un’iniziativa con l’Università Suor Orsola Benincasa per la formazione del geogiornalista, una figura nuova di comunicatore dei luoghi e tra i luoghi verso la rete globale.

Volge il tempo di una svolta per affiancare, anche nel Sud, al codice morale “dei Delitti e delle Pene” di Cesare Beccheria quello “Delle virtù e dei Premi” del giurista Giacinto Dragonetti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *