Aldo Bianchini
SALERNO – Arcore, sempre Arcore, fortissimamente Arcore. Probabilmente se Vittorio Alfieri fosse vissuto nei nostri giorni avrebbe radicalmente cambiato la sua espressione più nota sostituendo la parola “volli” con quella di Arcore. Insomma per farla breve sembra proprio che “tutte le strade portano ad Arcore” quasi come se Arcore fosse divenuta all’improvviso l’ombelico del mondo. Tutto quello che ci sta di bene e soprattutto di male, dunque, passa per Arcore. Non a casa la mega residenza dell’ex premier prima che diventasse sua è stata teatro di un efferato e mai chiarito delitto. La mega villa settecentesca fu nel 1970 il palcoscenico del suicidio di Camillo Casati Stampa, nobile antico, subito dopo aver ucciso la moglie Anna Fallarino e il di lei amante Massimo Minorenti (il famoso delitto di Via Puccini). Una storia di quanta tre anni fa. Nel 1974 arriva il nuovo proprietario, Silvio Berlusconi, che fa subito eseguire un restauro di tipo conservativo della porzione più antica dell’edificio e un ripristino di alcune parti alterate da precedenti interventi o che apparivano ormai fatiscenti. Grazie a questi lavori sono anche stati liberati, sistemati e resi disponibili splendidi locali sotterranei. L’attuale proprietario ha collocato nel parco della tenuta un mausoleo personale (opera di Pietro Cascella) con loculi per i prossimi, un monumento in travertino da 100 tonnellate e un grande sarcofago in marmo rosa nel quale dovranno essere depositate le sue spoglie. Anche sull’acquisto della villa, da cesare Previti a Vittorio Mangano, non sono mancate leggende metropolitane ed anche di più. Dunque Arcore dal 1974 comincia diventare il “famoso ombelico”, se non del mondo almeno dell’Italia tutta intera. A dire dei bene informati, ma anche a voler dare credito alle teorie dei magistrati, per quella residenza, per le sue serate a luci di vario colore, sono passati tutti gli intrecci e gli intrallazzi finanziari di questo Paese in un mosaico da brividi che piano piano sta rilasciando verso l’esterno tutti i fatti e tutti i misfatti legati a nomi e cognomi precisi, senza distinzione di colore o di appartenenza politica. Insomma sembra proprio che il suo inquilino principale sia stato capace in questi ultimi quarant’anni di intrecciare accordi con tutti, tra mazzette – beneficienze e ricatti, come in un colossale girone dantesco. E’ vero che i soldi fanno ritornare la vista ai ciechi (antico e mai smentito proverbio !!) ma è inquietante pensare che “tutti gli uomini del potere” siano passati per Arcore e siano stati “battezzati” dalle necessità e dalle idee di “Silvio/I il grande” (come lo ha definito Enrico Letta in un passaggio labbiale catturato alla Camera il 2 di ottobre scorso mentre Berlusconi annunciava a sorpresa la fiducia al suo governo). Questo è il quadro che viene fuori dall’osservazione e dall’esame dei fatti accaduti in questi ultimi decenni. Soltanto così può spiegarsi l’incontestabile e reale “accanimento giudiziario” in danno di Berlusconi portato avanti da diversi magistrati, soprattutto da quelli di Milano che hanno osservato e letto i fatti che si snocciolavano mano a mano nella grande tenuta denominata “Villa San Martino” di Arcore. Secondo questi magistrati è sufficiente arrivare ad Arcore per scoprire tutti i segreti e tutti i misfatti di questo Paese. Verosimilmente tutti quelli che sono passati per Arcore (qualche magistrato compreso !!) sanno benissimo di essere stati ad Arcore e per salvarsi fanno di tutto per affossare l’ex premier nella maniera più veloce possibile per non dare all’uomo di Villa San Martino la possibilità di reagire, di parlare, di accusare. Anche molti esponenti del PD e della sinistra in generale hanno commesso l’errore di passare per Arcore e adesso tremano e cercano con tutte le armi possibili di azzerare il Cavaliere che, invece, si difende e contrattacca con messaggi trasversali da far venire la pelle d’oca. Ovviamente la partita che si sta giocando sotto i nostri occhi è una di quelle epocali che non offre il fianco a previsioni per un finale che sarà certamente drammatico. Ruby, le escort, l’acquisto di qualche parlamentare, la corruzione di qualche magistrato, la presunta evasione fiscale, i bilanci societari con i suoi chiari e oscuri capitoli sono soltanto vere e proprie quisquilie rispetto al “cancro della corruzione” che ha divorato il nostro Paese fin dalla instaurazione della Repubblica. Un cancro che è stato gestito brutalmente e con una certa virulenza soltanto da poche e ben individuate “famiglie” dell’alta finanza. Una di queste è la famiglia Berlusconi con una storia molto recente, un’altra è sicuramente quella dei “Ligresti” con una storia ancora più consolidata. Per caso, proprio per caso, nasce l’amicizia tra Nuccio Peluso (marito della Cancellieri) e Antonino e Salvatore Ligresti; nasce quando Nuccio apre una farmacia a Milano e scopre che al piano di sopra c’è lo studio medico di un suo conterraneo, Antonino Ligresti (fonte La Repubblica del 4 novembre 2013). Punto. Il resto, tutto il resto lo lascio all’interpretazione di Voi lettori. Ma anche oggi nel titolo ho inserito il nome di Cosimo D’Andrea. E che c’entra con Ligresti, dirà subito qualcuno. C’entra, c’entra !! lo svelerò nella prossima puntata.