GENOVA – La prostituzione nasce con l’uomo. Antropologicamente la femmina dei precursori dell’uomo si prestava a un rapporto sessuale in cambio della sicurezza dei propri figli, poiché al maschio interessava la disponibilità della femmina e i cuccioli potevano rappresentare un ostacolo. Non era raro che anche il maschio si rendesse disponibile a un rapporto omosessuale con un avversario più forte per avere salva la vita. Queste deduzioni sono state rese possibili osservando attentamente il comportamento delle scimmie antropomorfe, i nostri più stretti parenti biologici. Il sesso, come merce di scambio, ora come allora, attraverso i millenni. Nulla di male, se questo scambio avviene su base consensuale e tra adulti consapevoli. I falsi moralisti o, peggio, gli ipocriti perbenisti, si possono pure astenere dal proseguire la lettura, perché questo scritto non è pruriginoso e non vuole essere in alcun modo d’opinione. La finalità è ben altra.
La prostituzione, non a caso, è definita come il “mestiere più antico del mondo”. In effetti, si trovano tracce di questa pratica in tutte le civiltà conosciute. A titolo di esempio si può riportare l’usanza della prostituzione sacra in Babilonia, rituale che ci è stato tramandato da Erodoto. In Babilonia, una volta nella vita, ogni donna doveva recarsi presso il tempio di Militta (l’omologa della dea Afrodite) per prostituirsi col primo straniero che avesse offerto soldi alla dea per consumare un rapporto con la donna prescelta, la quale non aveva facoltà di rifiutare. Un esempio che, agli occhi di un attento lettore, non sfuggirà a quale riflessione introduce. La donna babilonese non poteva rifiutare una volta nella vita un rapporto a un perfetto sconosciuto, quindi era costretta. Ovvia la posizione del problema: a vantaggio di chi? Lo sfruttamento della prostituzione è da sempre un mercato fiorente, e tanto più fiorente diventa nel momento in cui questa pratica è resa illegale. Con l’avvento della legge Merlin in Italia, nel 1958, la prostituzione diviene una pratica non più disciplinata e inizia a fiorire un mercato dello sfruttamento che, seppur fuorilegge, di fatto è tollerato e oggi più che mai, risulta attivo. Naturalmente esistono ancor oggi persone, maschi e femmine, che scelgono la via della prostituzione in modo volontario e consapevole, ma la stragrande maggioranza di chi vende il proprio corpo a estranei per scopi legati al sesso lo fa perché costretto. Che cosa può fare la società, la politica, la Legge stessa? Di fatto assai poco. Sgominata una tratta di esseri umani, ne compare un altra. Scoperto un centro di sfruttamento della prostituzione, ne aprirà un altro, e così via. Anche abrogare la legge Merlin e riaprire le case di tolleranza, è da molte parti vista come una concreta soluzione al problema ma mio avviso, servirebbe a poco. Troppo alti i profitti in gioco, qualsiasi pratica non concessa da una eventuale regolamentazione aprirebbe una nuova via allo sfruttamento. L’arma più efficace è anche la più difficile da porre in essere: informare per costruire una cultura nuova. Se io chiedessi a voi, lettori, quante domande vi ponete di fronte ad un banco macelleria sulla sofferenza che gli animali nati per soddisfare i vostri palati patiscono, cosa mi rispondereste? Chiedetevelo, e chiedetevi anche quanti si porrebbero queste domande. Chi compra mezz’ora o un’ora di sesso, compra un pezzo di carne, nulla più. Un pezzo di carne che probabilmente si è da tempo assuefatto alla sofferenza, un pezzo di carne che si allontana con la mente per sopravvivere alle continue violazioni del proprio corpo. E quanti comprano questo pezzo di carne, che ancora respira e che ha tante cicatrici e pulsa di dolore, si pone domande? Ecco quanto vorrei chiedere a chi alimenta, con la propria domanda, il mercato clandestino del sesso a pagamento. La mia intima speranza? Che qualcuno che legge queste righe possa rifletterci. Non tutto si acquista con il denaro e non tutto ciò che il denaro può comprare, la vostra morale può accettare. Messa a fuoco c’è lei: la morale individuale. Morale che tutto può accettare nelle buie pieghe della mente, ma che alla fine può perdersi come un urlo nel vento nello sguardo dolente di chi non ha difesa.